Nessuna pena detentiva, ma solo una severa ammonizione e la fedina penale del “citizen Trump” macchiata da una condanna. Questa la punizione imposta dal giudice di New York Juan Merchan per Donald Trump, condannato per aver falsificato i documenti aziendali per cercare di nascondere i pagamenti ad una pornoattrice che lo accusava, poche settimane prima delle elezioni del 2016, di avere avuto una relazione sessuale con lui.
L’Unconditional discharge, la scarcerazione incondizionata, amministrata dal magistrato, significa che Trump non avrà alcuna pena detentiva, libertà vigilata o multa. Secondo la legge dello Stato di New York, questa sentenza può essere imposta quando il giudice è dell’opinione che non ci sarebbe alcuno scopo appropriato nell’imporre una sanzione all’imputato se non quella di “sporcare” la sua fedina penale, trasformando il presidente eletto in un pregiudicato che, se in futuro dovesse essere riconosciuto colpevole di un altro reato, sarà considerato recidivo.
Tra i poteri del presidente “non c’è quello di cancellare un verdetto di una giuria” ha detto Merchan leggendo la sentenza. Aggiungendo che “mai prima di adesso questa corte ha dovuto affrontare un caso così unico e straordinario. Per quanto le considerevoli e in effetti straordinarie protezioni garantire al capo del potere esecutivo siano un fattore che supera tutti gli altri – ha detto il giudice riferendosi ai poteri presidenziali – questi non riducono la gravità del crimine o giustificano il fatto che siano stati commessi”.
Dopo la condanna Donald Trump si è scatenato in una serie di dichiarazioni slegate, passando “dall’ingiusta condanna che gli è stata comminata” agli incendi di Los Angeles, dalla caccia alle streghe lanciata dal Dipartimento della giustizia politicizzato per danneggiarlo, alle elezioni vinte con il voto popolare, definendo il suo procedimento penale una “vergogna per il sistema”. “E’ stato fatto per danneggiare la mia reputazione in modo che perdessi le elezioni e ovviamente non ha funzionato”, ha affermato. “E’ una vergogna per il Sistema giudiziario”.
“I democratici radicali hanno perso un’altra patetica e antiamericana caccia alle streghe” h poi scritto in un post su Truth. “Dopo aver speso decine di milioni di dollari, sprecato oltre 6 anni di lavoro ossessivo che avrebbero dovuto essere spesi per proteggere i cittadini di New York dalla criminalità violenta e dilagante che sta distruggendo la città e lo Stato, coordinandosi con il Dipartimento dell’Ingiustizia di Biden/Harris in un’opera di armamento senza legge e lanciando accuse completamente prive di fondamento, illegali e false contro il vostro 45° e 47° Presidente, mi è stato dato un proscioglimento incondizionato – ha continuato Trump – un risultato che dimostra da solo quello che avevano detto tutti gli studiosi e gli esperti di diritto, non c’è un caso e non c’è mai stato un caso, e che l’intera truffa merita di essere annullata”. “La vera giuria, il popolo americano, ha parlato, rieleggendomi con un mandato schiacciante in una delle elezioni più importanti della storia. Come il popolo americano ha potuto constatare, questo ”caso” non aveva nessun crimine, nessun danno, nessuna prova, nessun fatto, nessuna legge, ma solo un giudice altamente conflittuale, un testimone chiave che è stato radiato dall’albo degli avvocati, caduto in disgrazia, spergiuro seriale e un’interferenza elettorale criminale – continua il post – L’evento di oggi è stato una spregevole farsa, e ora che è finito, faremo appello a questa falsa condanna, che non ha alcun merito, e ripristineremo la fiducia degli americani nel nostro sistema di giustizia, una volta grande”.
Trump aveva cercato fino all’ultimo di bloccare l’udienza, ed evitare quindi l’imbarazzo di una condanna a 10 giorni dal suo insediamento, ma i suoi ricorsi sono stati bocciati in tutte le sedi, anche dalla Corte Suprema.
Si è conclusa così la vicenda giudiziaria di Donald Trump in cui era accusato con 34 capi di imputazione per aver falsificato documenti contabili della sua holding, per occultare i 130mila dollari pagati alla pornostar Stormy Daniels perchè non rivelasse, nella sua precedente campagna elettorale del 2016, gli incontri sessuali che aveva avuto con dieci anni prima. I soldi vennero pagati dal suo ex avvocato tuttofare, Michael Cohen, e poi rimborsati come fittizie spese legali fittizie, violando anche la legge sui finanziamenti elettorali e quindi l’integrità del voto.
La Corte Suprema ieri sera aveva ha bocciato, con 5 voti contro 4, la richiesta di rinvio che era l’ultima speranza di Trump per evitare l’udienza di questa mattina. Decisivi sono stati i voti del giudice capo della Corte, John Roberts, e della giudice, Amy Coney Barrett, nominata da Trump nel suo primo mandato, che si sono uniti ai tre giudici liberal nel negare la richiesta degli avvocati del presidente eletto che avevano affermato che la lettura della sentenza sarebbe stata “una grave ingiustizia e danno all’istituzione della presidenza”. Argomento che è stato invece accolto dagli altri quattro giudici conservatori, Clarence Thomas, Samuel Alito, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh, questi ultimi due anche nominati da Trump. Nella decisione della maggioranza si spiega che la richiesta è stata rigettata perché si tratta di un “processo di un corte statale che deve essere affrontato con il normale corso degli appelli”. Ed inoltre si sottolinea che “il peso che la sentenza imporrà sulle responsabilità del presidente eletto è relativamente inconsistente dal momento che il giudice ha espresso l’intenzione di imporre il rilascio incondizionato”.
Ieri una corte d’appello federale ha dato il via libera alla pubblicazione da parte del dipartimento di Giustizia del rapporto consegnato dal procuratore speciale Jack Smith sulle inchieste che hanno portato alle incriminazioni federali di Donald Trump. La sentenza non distingue i due diversi volumi del rapporto, il primo riferito alle accuse per i tentativi di sovvertire i risultati elettorali del 2020, culminati con l’assalto al Congresso, e il secondo sui documenti segreti che Trump ha portato via dalla Casa Bianca e poi nascosto, alla fine del suo primo mandato.
Non è ancora chiaro se Trump ricorrerà alla Corte Suprema contro questa decisione della corte d’appello. E non è neanche chiaro quali potranno essere i tempi della pubblicazione del rapporto, che rischia di creargli una ennesima situazione imbarazzante nei giorni immediatamente precedenti al suo nuovo insediamento alla Casa Bianca.