Una visita destinata a far discutere quella che ha visto Donald Trump Jr., l’opinionista di estrema destra Charlie Kirk e Sergio Gor, ex membro dello staff dell’amministrazione repubblicana, sbarcare in Groenlandia con il pretesto di un viaggio turistico.
Una mossa che, secondo molti, aveva come unico scopo quello di proiettare l’immagine di un’isola pronta ad abbracciare il governo degli Stati Uniti, proprio mentre il presidente eletto Donald Trump agita ipotesi militari e dichiarazioni su una possibile acquisizione del territorio danese autogovernato.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Pipaluk Lynge, presidente della commissione parlamentare per la politica estera e di sicurezza del territorio, ha respinto con fermezza ogni implicazione che potesse mettere in discussione l’autonomia del territorio, e ha sottolineato il desiderio di “indipendenza e democrazia”. Aaja Chemnitz, un’altra voce autorevole del Parlamento groenlandese, ha rincarato la dose e ha dichiarato: “La Groenlandia non è in vendita e non lo sarà mai”.
Oltre al dichiarato piano della visita, a suscitare discussioni è stato anche il retroscena dell’operazione. Secondo quanto riportato dai media danesi, la delegazione MAGA avrebbe orchestrato servizi fotografici con persone senza fissa dimora, radunate e convinte a indossare i celebri cappelli rossi in cambio di un pasto presso l’Hotel Hans Egede. Una pratica che alcuni residente di Nuuk, hanno definito “profondamente sgradevole”. Hanno descritto come il gruppo abbia agito in modo aggressivo, selezionando individui vulnerabili per presentare una narrativa favorevole a Trump.
Seppure i video diffusi sui social mostrino scene apparentemente innocue con persone sorridenti davanti alla telecamera che indossano i famosi copricapo, descritte come “la comunità di Nuuk” secondo le testimonianze raccolte, molti di loro sarebbero individui socialmente svantaggiati, spesso stazionanti nei pressi di un supermercato.
Questa strategia, denunciata come una mossa manipolativa per influenzare l’opinione pubblica, non solo ha suscitato indignazione tra i locali ma ha anche riacceso il dibattito sul rispetto della sovranità dei territori e delle popolazioni indigene.