“Non mi è mai capitato – ha scritto Ann Telnaes sul suo profilo Substrack – che una vignetta venisse uccisa a causa di chi o cosa avevo scelto di puntare la mia penna. Fino a ora. In qualità di vignettista editoriale, il mio lavoro consiste nel chiedere conto a persone e istituzioni potenti. Per la prima volta, il mio editore mi ha impedito di svolgere questo lavoro cruciale”.
La vignettista, anche vincitrice di un premio Pulitzer, ha deciso di licenziarsi dopo oltre 15 anni al Washington Post dopo che la direzione editoriale della sezione “Opinioni” ha rifiutato di pubblicare un suo disegno che rappresentava quattro grandi proprietari del Tech, fra i quali anche il proprietario del giornale, Jeff Bezos, genuflessi e con borse piene di soldi davanti a una statua di Donald Trump. Insieme a lui, il Ceo di Meta Mark Zuckerberg, quello di Open AI Sam Altman, l’editore del LA Times Patrick Soon Shiong e Topolino, simbolo di Walt Disney Company/ABC News, che nelle scorse settimane hanno annunciato uno dopo l’altro di aver versato del denaro al fondo inaugurale del presidente eletto per sostenere le spese per la transizione.
Jeff Bezos never wanted this cartoon to become public.
He killed it, and as a result, pulitzer prize editorial cartoonist Ann Telnaes quit.
Make sure everyone sees this cartoon. pic.twitter.com/hrvdGeowGO
— Aaron Parnas (@AaronParnas) January 4, 2025
“Nonostante non è raro – ha spiegato Telnaes – che i redattori degli editoriali si oppongano alle metafore visive all’interno di una vignetta se queste risultano poco chiare o non trasmettono correttamente il messaggio voluto dal vignettista, queste non sono state le critiche rivolte a questo caso. Per essere chiari: ci sono stati casi in cui gli schizzi sono stati rifiutati o sono state richieste revisioni, ma mai a causa del punto di vista insito nel commento della vignetta. Questo cambia le carte in tavola… ed è pericoloso per una stampa libera”.
In risposta alle dimissioni chieste da Telnaes, il direttore della sezione “Opinioni” del Washington Post, David Shipley ha dichiarato al New York Times che rispetta la decisione della vignettista, le ha chiesto di riconsiderare la sua scelta, ma che non è “d’accordo con la sua interpretazione degli eventi”. “Non tutti i giudizi editoriali sono il riflesso di una forza maligna – ha spiegato Shipley. – La mia decisione è stata guidata dal fatto che avevamo appena pubblicato una rubrica sullo stesso argomento della vignetta e avevamo già programmato la pubblicazione di un’altra rubrica, questa di satira. L’unico pregiudizio era contro la ripetizione”.