Cosa ci lega così profondamente ai nostri cani? Questa domanda, che da sempre affascina scienziati e appassionati di animali, ha trovato un nuovo impulso grazie a uno studio innovativo condotto dall’Università di Cambridge in Inghilterra.
Il dottor Valdas Noreika e il suo team stanno esplorando una teoria affascinante: la sincronizzazione delle onde cerebrali tra i proprietari e i loro “amici a 4 zampe” potrebbe essere una delle chiavi di questo rapporto speciale.
Non è la prima volta che vengono svolte indagini sulla connessione emotiva tra uomo e cane. Testimonianze archeologiche, come il ritrovamento di un cucciolo sepolto accanto a due scheletri 14.000 anni fa in Germania, mostrano che il legame con i “pelosi” risale a tempi remoti. Eppure, la nuova ricerca si spinge oltre, cerca di comprendere come il cervello umano e quello canino si influenzino a vicenda in tempo reale.
“I proprietari modulano il loro linguaggio con i cani come fanno i genitori con i bambini,” spiega il dottor Noreika. “Questa dinamica potrebbe spiegare perché ci affezioniamo così tanto ai nostri animali: utilizziamo le stesse capacità cognitive e affettive che impieghiamo per legarci ai neonati o a chi necessita di cura”.
Lo studio utilizza l’elettroencefalografia, una tecnica non invasiva che registra l’attività cerebrale. Al campione umano, viene applicato un berretto con elettrodi immersi in gel, mentre per i cani viene utilizzata una pasta speciale per fissare gli elettrodi. Questo consente di rilevare onde specifiche, come quelle alfa associate al rilassamento.
La fase iniziale degli esperimenti prevede che il proprietario e il cane interagiscano, mentre i ricercatori monitorano l’attività cerebrale e il comportamento. Successivamente, vengono introdotti stimoli diversi, come suoni ripetuti o la temporanea assenza del padrone, per osservare come la sincronizzazione delle onde cerebrali vari al mutare delle condizioni.
Studi preliminari, come quelli condotti dai ricercatori cinesi, hanno già mostrato che tale processo può verificarsi durante l’interazione tra esseri umani e cani. Tuttavia, questo nuovo lavoro va oltre, cerca di comprendere chi guida l’interazione. Il dottor Noreika ha sottolineato: “Le analisi ci permettono di valutare chi sta influenzando chi”.
Le possibili applicazioni pratiche di queste scoperte sono molteplici. Gli esperti potrebbero utilizzare i risultati per capire quali individui trarrebbero maggior beneficio dalla pet therapy e migliorare conseguentemente la qualità della vita sia per gli esseri umani che per gli animali coinvolti.
La dottoressa Colleen Dell, un’esperta dell’Università del Saskatchewan, in Canada, evidenzia l’importanza di considerare il benessere dei cani in questi studi. La sincronizzazione cerebrale, infatti, potrebbe essere un utile complemento all’osservazione del linguaggio corporeo per valutare l’appagamento e la felicità degli animali.
Dell avverte, però, che la ricerca è ancora agli inizi: “Sappiamo poco del cervello umano, e ancora meno di quello canino. Ma il solo fatto di porre questa domanda è un brillante passo avanti”.
Se le onde cerebrali sincronizzate dimostrassero una connessione reale tra uomo e cane, potrebbero aprirsi nuove prospettive sulla comprensione del legame interspecie. Questo studio non solo arricchisce la conoscenza delle dinamiche uomo-animale, ma potrebbe anche gettare le basi per migliorare la vita di entrambi, mentre sottolinea l’importanza di questa relazione unica e ancestrale.