L’omicidio di Brian Thompson a New York, CEO di UnitedHealthcare, ha sollevato parecchie domande sul ruolo del sistema sanitario americano nella vicenda.
Secondo un recente sondaggio condotto dal NORC dell’Università di Chicago in Illinois, il 69% degli intervistati ritiene che i rifiuti delle richieste di risarcimento da parte delle compagnie assicurative sanitarie abbiano avuto una “grande” o “moderata quantità” di responsabilità nella morte di Thompson.
Parallelamente, il 67% attribuisce colpe ai profitti dell’industria assicurativa, segno di una diffusa disillusione nei confronti di un modello che molti vedono come un ostacolo all’accesso alle cure.
Questi dati rivelano una percezione molto più complessa rispetto alla narrativa proposta dai media tradizionali. La copertura dell’evento si è spesso limitata a separare l’opinione pubblica tra chi condanna il delitto e chi, implicitamente, lo giustifica. Tuttavia, come suggerisce la ricerca, esiste una terza posizione, forse più rappresentativa, che emerge con determinazione: il riconoscimento che tanto l’assassino quanto il sistema sanitario condividono la responsabilità di questa tragedia.
La risposta dei media tradizionali è stata quasi unanimemente di condanna morale, hanno ribadito l’ovvio: l’omicidio è sbagliato. Il sondaggio di NORC dimostra chiaramente che gli americani non si limitano a valutare l’atto criminale: riconosce il ruolo del sistema sanitario come concausa della rabbia e della disperazione che hanno portato a quel gesto estremo.
Questo atteggiamento mediatico non è nuovo. La riluttanza a pubblicare il “manifesto” di Luigi Mangione, incriminato per il delitto, tradisce il timore che le persone siano incapaci di pensare criticamente, possano essere influenzate negativamente. Questo atteggiamento però, anziché proteggere, limita il dibattito, ed evita di affrontare le radici profonde del problema: un meccanismo che, per profitto, nega cure essenziali.
La rabbia verso un modello che molti considerano ingiusto, come dimostra l’indagine, riguarda una larga fetta della popolazione che implicitamente rivolge un appello, chiedendo un cambiamento reale.