Non è ancora entrato alla Casa Bianca, ma Donald Trump ha già cominciato a dare sfogo ai suoi desideri espansionisti scatenando reazioni piccate da parte dei diretti interessati. Dopo aver dichiarato che “la proprietà e il controllo della Groenlandia siano una necessità assoluta per la sicurezza nazionale e la libertà in tutto il mondo”, il primo ministro danese (perché l’Isola Verde è controllata dalla Danimarca da oltre 600 anni), Mute Egede, ha risposto: “La Groenlandia è nostra. Non siamo in vendita e non lo saremo mai. Non dobbiamo perdere la nostra lunga lotta per la libertà”.
Non è la prima volta che Trump afferma di volersi prendere la Groenlandia. Nel 2018, uno dei suoi consiglieri propose all’ambasciatore danese in Usa Lars Gert Lose di comprare lo Stato. L’episodio venne a galla un anno dopo quando l’allora presidente annullò una visita di Stato in Danimarca a causa delle dichiarazioni del primo ministro danese dell’epoca, Mette Frederiksen, che ribadì che “la Groenlandia non è in vendita”.
Un territorio così vasto – l’isola più grande del mondo, ma anche la nazione meno densamente popolata della Terra – e così ricco – è il più vicino e simile all’Artico, si stimano oro, argento, rame, uranio e importanti giacimenti di petrolio nel sottosuolo – sarebbe molto appetibile se fossimo ancora nel Medioevo e invadere i confini di uno Stato autonomo non andasse contro il diritto internazionale. Nonostante la vicinanza fisica con il continente nordamericano, la Groenlandia ha un proprio parlamento che fa riferimento al Regno di Danimarca, ricevendo ingenti finanziamenti, come anche le Isole Faroe, nel mare di Norvegia, vicino all’Islanda.
Il caso Groenlandia è solo uno degli ultimi deliri espansionistici di Trump. Qualche giorno fa, il presidente eletto ha avanzato l’ipotesi di riprendere il controllo del Canale di Panama per fermare l’aumento dei costi di spedizione richiesti per attraversarlo. “Se i principi, sia morali che legali, di questo magnanimo gesto di donazione – ha dichiarato Trump, postando una foto con una bandiera a stelle strisce nell’area – non saranno seguiti, allora chiederemo che il Canale di Panama sia restituito agli Stati Uniti d’America, per intero, rapidamente e senza domande”. Il presidente José Raúl Mulino ha risposto in un comunicato che “ogni metro quadrato del Canale appartiene a Panama e continuerà a farlo”.
Un mese fa, subito dopo la sua elezione, aveva indicato il Canada come il “51esimo Stato americano” ed eletto il primo ministro canadese Justin Trudeau a “governatore” del “Grande Stato del Canada”. Quest’ultimo era volato a Mar-a-Lago per discutere personalmente l’innalzamento dei dazi annunciato da Trump, ma aveva giustificato le affermazioni del presidente eletto come “uno scherzo”.
Credibili o meno, le intenzioni annunciate da Trump non fanno che aumentare le tensioni con gli altri Paesi prima ancora di entrare alla Casa Bianca.