Almeno 11 persone sono morte e più di quattromila – tra cui l’ambasciatore iraniano a Beirut – sono rimaste ferite, molte gravemente, martedì pomeriggio a causa dell’esplosione improvvisa dei cercapersone utilizzati dalla milizia sciita Hezbollah in tutto il Libano e in parte della Siria.
Secondo le prime ipotesi, dietro l’operazione ci sarebbe Israele, che avrebbe utilizzato una tecnologia avanzata per colpire i dispositivi portatili, causando una serie di detonazioni quasi simultanee. Lo Stato ebraico non ha finora rilasciato commenti ufficiali.
Tra i feriti, figura anche l’ambasciatore iraniano in Libano, Mojtaba Amani, che ha riportato lievi lesioni ed è stato ricoverato per accertamenti. Secondo la milizia pro-iraniana, tra i deceduti ci sarebbe una bambina di 10 anni.
Le informazioni diffuse dai media locali, comprese immagini e video provenienti dai sobborghi meridionali di Beirut, mostrano scene di caos, con persone a terra ferite principalmente agli arti o in prossimità delle tasche, dove tenevano i dispositivi esplosi. Le autorità libanesi hanno subito emesso un’allerta nazionale, esortando i cittadini in possesso di cercapersone a smettere di usarli e a tenerli lontani.
Il Ministero della Salute libanese ha chiesto a tutte le strutture ospedaliere di prepararsi a gestire un massiccio afflusso di feriti. Secondo testimoni, i pronto soccorso di Beirut e delle regioni limitrofe sono stati travolti da un flusso ininterrotto di pazienti, molti dei quali in condizioni gravi a causa delle ferite riportate agli arti inferiori e superiori. Anche gli ospedali nel sud del Paese e nella Valle della Beqaa hanno fatto appello per urgenti donazioni di sangue.
Le dinamiche dell’attacco suggeriscono che sia stata utilizzata una tecnologia avanzata per innescare a distanza le esplosioni, indizio che porta a pensare a un’operazione complessa e ben orchestrata. Israele, in passato, ha dimostrato di possedere capacità simili, come quando è riuscita a uccidere diversi militanti di Hamas attraverso l’uso di cellulari esplosivi.
Nasrallah, il leader di Hezbollah, aveva in precedenza avvertito i suoi uomini di evitare l’uso di cellulari, sottolineando il rischio che questi potessero essere utilizzati da Israele per tracciare i movimenti dei suoi membri e condurre attacchi mirati. Ma nemmeno l’uso di cercapersone, ritenuto un’alternativa più sicura, sembra aver tenuto i militanti al sicuro.
L’incidente si inserisce in un contesto già segnato da un’escalation di violenze tra Hezbollah e Israele, che da oltre undici mesi si scontrano regolarmente lungo il confine in concomitanza con la guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza. Gli scontri hanno già provocato centinaia di morti in Libano e decine in Israele, oltre a dislocare migliaia di persone da entrambi i lati della frontiera. Martedì, Israele ha dichiarato che uno dei suoi obiettivi di guerra è fermare gli attacchi di Hezbollah nel nord per permettere ai propri cittadini di tornare alle loro abitazioni.