Il deputato venezuelano Williams Dávila, figura di spicco dell’opposizione anti-Maduro, è stato arrestato a Caracas poche ore dopo aver rilasciato un’intervista all’agenzia di stampa italiana Adnkronos in cui chiedeva alla comunità internazionale di sostenere la lotta democratica in Venezuela.
Nel suo intervento, Dávila aveva esortato il Governo italiano e la premier Giorgia Meloni a fare pressione sul Consiglio Nazionale Elettorale affinché rivelasse i verbali elettorali ufficiali. L’autorità ha riconosciuto in Nicolás Maduro il vincitore del voto tenutosi due settimane fa nonostante diversi sondaggi indipendenti dessero nettamente in testa il candidato dell’opposizione Edmundo Gonzalez Urrutia. Il regime di Maduro si è dichiarato vincitore senza fornire prove concrete e attribuendo la sua incapacità di dimostrare la vittoria a presunti cyber attacchi.
“Il deputato venezuelano Williams Davila, che con un appello al nostro Governo e al premier Meloni aveva chiesto il sostegno dell’Italia affinché la sovranità in Venezuela fosse rispettata e il Paese potesse finalmente raggiungere la pace, è stato arrestato. In ogni sana democrazia la sovranità popolare e la giustizia sono pilastri imprescindibili e inscindibili per garantire lo Stato di diritto. E in Venezuela sono stati evidentemente disattesi”. Lo dichiara all’Adnkronos il vice ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli.
Nelle ultime due settimane migliaia di persone si sono riversate nelle strade della capitale, Caracas, e in diverse altre città del Paese per contestare i presunti brogli. In un video messaggio, Gonzalez Urrutia (fisicamente assente per garantire la sua incolumità personale) ha esortato i sostenitori a “rispondere agli attacchi del regime con speranza, armonia e pace”.
Il regime di Maduro ha finora arrestato oltre 2.000 persone senza processo, schierato mercenari russi e forze di polizia cubane, minacciando inoltre di inviare i dissidenti in “campi di rieducazione”. Le violenze hanno provocato la morte di almeno 24 persone, spingendo migliaia di venezuelani a cercare rifugio all’estero in aggiunta ai milioni che sono già partiti negli ultimi anni.
Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato che esistono “prove schiaccianti” della vittoria di Gonzalez Urrutia. Nove Paesi latinoamericani (Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana e Uruguay) hanno chiesto una “revisione completa con la presenza di osservatori elettorali indipendenti”. In risposta, il Venezuela ha annunciato il ritiro del proprio personale diplomatico da sette dei suddetti Paesi.
Anche Brasile, Messico e Colombia – storicamente vicini al partito di Maduro – hanno chiesto al Venezuela di pubblicare i risultati elettorali dettagliati.