L’inno di Mameli cantato dando le spalle alla giuria, la scelta di giocare con un uomo in meno i primi quattro minuti dell’incontro con la Spagna. Una protesta così non s’era mai vista nella pallanuoto e in nessun altro sport. Se la vendetta è un piatto che si gusta freddo, il Settebello l’ha cucinato e messo a tavola in meno di quaranta ore. A costo di perdere la partita di oggi. Non era andata giù — è un eufemismo — al tecnico Sandro Campagna e alla squadra la folle decisione dell’arbitro montenegrino Veselic Miskovic, che ha buttato l’Italia fuori dalle Olimpiadi nella partita persa mercoledì sera ai rigori contro l’Ungheria.
Ricapitoliamo i fatti. Sotto 2-3, i nostri pareggiano con una fiondata di Ciccio Condemi. Palla al centro secondo copione, però, a bordo vasca, cominciano incomprensibili conciliaboli. Miskovic si dirige al Var, vede e rivede sul video l’azione, poi emette una sentenza assurda: gol annullato, rigore per i magiari, Condemi riconosciuto colpevole di brutalità ed espulso per quattro minuti. In sostanza una condanna a morte. Le immagini più volte riproposte dalle tivù chiariscono che si tratta di un’invenzione autentica. La mano del tiratore, nella dinamica naturale dell’azione, finisce sul volto di un avversario: il classico contatto di gioco, privo di qualunque volontarietà di offendere. Obbligato il ricorso della Federazione, furibonda, e seconda beffa. La commissione omologa il risultato, però riabilita Condemi cancellando la sanzione: non è responsabile di gioco violento. Secondo logica il verdetto avrebbe comportato la ripetizione della partita e invece no. Inaccettabile.
La partita con gli spagnoli, valida per la classifica dal quinto all’ottavo posto, è cominciata sugli scarichi dei veleni. Il primo pallone è stato conquistato proprio da Condemi, con gli avversari preavvertiti di quel che sarebbe accaduto e solidali. Un secondo più tardi il tecnico azzurro ha chiamato il time out, tirando fuori dall’acqua Condemi che si è seduto in panchina abbracciato dai compagni, uno per uno, e salutato dall’ovazione del pubblico. Non solo. Per quattro minuti il Settebello ha virtualmente giocato in sei, autoinfliggendosi una punizione identica a quella subita nel match con l’Ungheria. Surreale ma vero. Giocare in quel clima non è stato facile neppure per gli spagnoli, che sono saliti 3-0 in un attimo senza però infierire sui rivali che non opponevano resistenza. Scaduti i quattro minuti di purga, è stato però match vero malgrado lo svantaggio di cinque reti degli azzurri. L’orgoglio li ha portati a rimontare fino al meno uno, ma era impossibile chiedere di più: è finita ufficialmente 11-9 per la Spagna. Sottraendo i tre gol incassati nella volontaria inferiorità numerica iniziale, il risultato sarebbe stato un altro. E il pubblico si sarebbe divertito molto di più per due squadroni che hanno sempre onorato il gioco battendosi dal primo all’ultimo istante. Se non è stato così oggi, la Federazione internazionale trovi il responsabile. E lo metta in condizione di non fare più guai se non vuol essere complice.