Sarà ricordata come la più pazza delle campagne elettorali francesi, con parecchi risvolti da cabaret; venti giorni frenetici in cui si scontrano da un lato l’estrema destra guidata da Marine Le Pen; dall’altro i partiti di sinistra riuniti in un movimento ampio e inedito; in mezzo, il presidente Emmanuel Macron che ha chiamato al voto anticipato per le legislative scommettendo il tutto per tutto. O meglio: scommettendo sul futuro della Francia, perché la sua, di poltrona, non è in gioco. Il Presidente della Repubblica è eletto separatamente e lui ha ancora tre anni del suo secondo ed ultimo mandato. Però rischia di passarli con un governo di segno opposto, quello del Rassemblement National di Le Pen, ipotesi che fa fremere d’orrore la sinistra e anche una buona parte dei moderati.
In campo, dalla Germania dove è impegnato negli Europei di calcio, è sceso anche il capitano della Nazionale Kylian Mbappé, campione del mondo 2018 e orgoglioso cittadino. In conferenza stampa, la preda ambitissima del calciomercato non si è sottratto alle domande: “Sono contro gli estremismi. Abbiamo la possibilità di scegliere il futuro del nostro paese”. Il tasso di astensione è alto, sì, soprattutto fra i giovani issus de l’immigration come si dice in Francia, insomma figli di migranti, come lui, che vuole “parlare a quelli della mia generazione che si dicono ‘tanto il mio voto non cambia nulla’. Cambia, sì, cambia. Voglio di essere fiero di portare questa maglia, non ho voglia di rappresentare un paese che non corrisponde ai miei valori” di tolleranza e inclusione.

Il terremoto delle europee
È cominciato tutto il 9 giugno, la sera dei risultati delle elezioni europee: con metà dei francesi assenti dalle urne, il partito RN di Le Pen ha preso oltre il 31%, più della metà dei centristi di Macron. Dietro, un ventaglio frastagliato di partiti vecchi (i conservatori neogollisti e i socialisti) e nuovi (l’estrema sinistra, altre formazioni di destra). Macron doveva aver già deciso: è andato in tv annunciando che scioglieva le Camere, dando solo venti giorni di tempo per fare campagna: alle urne il 30 giugno (con il secondo turno il 7 luglio).

Il lupo cattivo
La lupa cattiva di questa storia, anzi: è lei, la bionda protagonista della destra, erede appena addolcita del padre pasionario Jean-Marie le Pen che da leader del Front National per decenni ha animato la destra xenofoba ed euroscettica della Francia, prendendo regolarmente attorno al 15-17% dei voti. Una frangia di malcontento che negli anni è cresciuta, sotto Marine si è consolidata, con qualche faccia fresca come Jordan Bardella, ventotto anni appena, presidente del partito, capolista alle europee e adesso candidato premier. In Italia il suo alleato più stretto è il leader della Lega, Matteo Salvini, che infatti si è precipitato a criticare Mbappé su X:”L’’estrema destra’ (che paura!), dopo il trionfo alle Europee, rischia di vincere anche le elezioni politiche? Nessun problema, ecco che arrivano appelli, allarmi, scomuniche. Un film già visto, con ampia partecipazione di sistema mediatico e ‘benpensanti’ dal cuore d’oro. Non la pensi come SI DEVE pensarla? Sei un pericoloso estremista. Ma il vento del cambiamento in Francia e in tutta Europa soffia molto forte. Avanti tutta Marine e Jordan!”
La scommessa di Macron
Il risultato delle elezioni europee del RN è inedito, frutto di un ampio voto di malcontento (la grogne) per la riforma dell’età pensionabile da 60 a 62 anni che Macron ha voluto a tutti i costi e che ha provocato settimane di manifestazioni di piazza (poco comprensibili in Italia dove l’età è a 67 anni…) Su cosa punta allora il presidente? Primo: che tornino alle urne in tanti per fare diga contro la destra. Secondo: che se pure l’RN dovesse vincere, non avrebbe alleati di governo (e bisogna fare i conti col complesso sistema elettorale che prevede due turni, non basta il primo a vincere il seggio) . Terzo, che si troverebbe del tutto impreparato a governare sia per programma che per politici da mettere in campo.

Life is a cabaret
Nel panico generale, la sinistra si è agglutinata attorno a quel che resta del vecchio partito socialista dell’ex premier Lionel Jospin e dell’ex presidente Francois Hollande creando il “Nuovo Fronte Popolare”, obbiettivo dichiarato “stop all’RN”, assieme alla sinistra populista de La Francia Insoumise (che si è presa un bel 10% alle europee). Scene da avanspettacolo invece in quel che resta del partito neogollista che fu dell’ex presidente Chirac, il cui leader Eric Ciotti ha annunciato a sorpresa che avrebbe fatto alleanza con Le Pen, salvo essere sconfessato e destituito dalla maggioranza dei suoi, per poi far ricorso in tribunale dove i giudici gli hanno dato ragione per un vizio di forma; insomma è ancora a cavallo, ma per quanto?
Totem e tabù
Un tempo, allearsi con la destra estrema (che allora veniva apertamente detta ‘fascista’) era un tabù per la destra moderata; socialisti e neogollisti erano pronti all’alleanza pur di non far passare i Le Pen (padre prima, figlia poi). Questo scampolo di campagna può riservare altre sorprese e altre novità; la più grande di tutte sarebbe se l’RN andasse al governo e Le Pen seguisse le orme di Giorgia Meloni stemperando gli estremisti e assumendo, almeno di facciata, il volto di un conservatorismo anti immigrazione sì, ma atlantista e – più o meno, senza esagerare per carità – europeista.