La Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso all’unanimità di tutelare l’accesso al mifepristone, un farmaco utilizzato in quasi due terzi degli aborti nel Paese. I Justices hanno stabilito che i gruppi anti-aborto non hanno il diritto di fare causa contro l’approvazione del medicinale da parte della Food and Drug Administration (FDA) e le relative misure dell’agenzia per facilitare l’accesso al medicinale.
Dal 2000 a oggi, oltre 6 milioni di persone hanno utilizzato il mifepristone, che blocca l’ormone progesterone e prepara l’utero a rispondere agli effetti delle contrazioni causate da un secondo farmaco, il misoprostol. Il binomio viene tipicamente somministrato alle pazienti per terminare gravidanze fino a 10 settimane di gestazione.
Si tratta del primo caso sull’aborto affrontato dalla Corte da quando la maggioranza conservatrice ha clamorosamente annullato la sentenza Roe v. Wade due anni fa, eliminando di fatto il diritto federale all’aborto.
Un’eventuale sentenza contraria avrebbe potuto limitare l’accesso al mifepristone in tutto il Paese, compresi gli Stati in cui l’aborto rimane legale anche dopo il rovesciamento di Roe vs. Wade. La Corte Suprema è al lavoro anche su un altro caso, riguardante se una legge federale sul trattamento di emergenza negli ospedali prevalga sui divieti statali di aborto in rari casi in cui la salute di una paziente incinta è a grave rischio.
Il caso di mifepristone è iniziato cinque mesi dopo che la Corte Suprema ha annullato Roe. I pro-vita avevano inizialmente ottenuto una sentenza favorevole dal giudice distrettuale Matthew Kacsmaryk, che aveva disposto la revoca dell’approvazione del farmaco. La Corte d’Appello del 5° Circuito degli Stati Uniti ha invece lasciato intatta l’approvazione iniziale della FDA per mifepristone, annullando tuttavia le modifiche apportate dai regolatori nel 2016 e 2021 che avevano facilitato alcune condizioni per la somministrazione.