La malattia che ha colpito il noto giornalista e conduttore televisivo Franco Di Mare è il mesotelioma pleurico, un tumore la cui eziologia è strettamente correlata all’esposizione alle fibre di amianto che il noto professionista potrebbe aver inalato nel periodo in cui fu inviato di guerra per la RAI nella Bosnia Erzegovina.
Sebbene le cause di questo tumore siano note è difficile agire in prevenzione per due motivi: il primo vede la lunga latenza clinica del tumore che tra l’esposizione al minerale e lo sviluppo della patologia può durare anche 30 anni; il secondo è legato alla sua presenza in grandi quantità nei luoghi in cui non si è provveduto alla bonifica e allo smaltimento.
Nonostante il suo utilizzo sia stato bandito in Italia nel 1992 e in Europa nel 1999 le sue peculiari caratteristiche (proprietà ignifughe, la resistenza elettrica, al calore agli attacchi di aggressivi chimici, ma anche di flessibilità e filabilità) ne hanno esponenziato la diffusione nel settore dell’edilizia per svariati anni. Conseguentemente, l’amianto è ancora presente in Italia in grandi quantità e, sicuramente, in quantità maggiori in territori coinvolti da azioni belliche e, quindi, in residui derivanti dalla distruzione di edifici, dalla combustione e dall’ossidazione di inquinanti che restano sospesi nell’aria, nelle falde acquifere e nei terreni coltivati.
Seguendo le orme di mio padre GiovanGiacomo che fu tra i primi scienziati italiani ad evidenziare nei suoi studi scientifici i gravissimi danni derivati dall’esposizione alle fibre di amianto per la salute umana ho focalizzato, da parecchi anni, il mio interesse scientifico e parte della mia produzione scientifica allo studio del mesotelioma. Ho scelto di lavorare su questo tumore in quanto nonostante gli enormi progressi scientifici si tratta di neoplasia ancora oggi, orfana di marker diagnostici, prognostici e di approcci terapeutici efficaci.
Urge mettere a punto un adeguato sistema di monitoraggio per gli ex esposti all’amianto ed eliminare quello ancora presente nell’ambiente per evitare tragedie come quella che ha visto coinvolti i lavoratori dell’Isochimica di Avellino, in Campania o quella del quartiere di Borgo Ferrovia, nel centro di Avellino: qui la popolazione ha respirato per anni un’aria intossicata dall’amianto, così come certificano le perizie disposte dalla Procura a cui ho partecipato in qualità di consulente tecnico.