Domenica scorsa, durante il “Black History Month”, Robert F. Kennedy jr è stato a Brooklyn, per un incontro presso un club che facilita contatti e progetti nella comunità nera, la Gentlemen’s Factory. RFK, il nipote di Jfk che corre come indipendente contro Biden e Trump per la Casa Bianca, punta (anche) sull’elettorato nero. Lo affiancava l’amico e icona hip hop Eric B, che quando gli ho chiesto se Kennedy possa essere il vice di Trump ha risposto: “Tutto può succedere”. Però più tardi Rfk ha replicato con un secco “no” a una mia domanda sulla possibilità di un ticket con Trump.
Nel panel che poneva domande a Kennedy, non era chiaro chi lo appoggiasse e chi no. Ha aperto la discussione scusandosi per essere arrivato in ritardo, perché intrappolato nel traffico mentre arrivava a Downtown Brooklyn da Bed-Stuy, un quartiere che suo padre Bobby – quando era senatore di New York, dal 1964 all’assassinio nel 1968 – aiutò a diventare ciò che è oggi. “Mio padre visitò Bed-Stuy nel 1964. A quel tempo era in cima a tutte le classifiche sulla povertà, in termini di disoccupazione, crimine, mortalità infantile, disgregazione sociale. Ma mio padre vide qualcosa di inusuale nei quartieri poveri di New York, e cioè un alto tasso di abitanti che erano anche proprietari delle loro case. Spesso nei quartieri neri, la maggioranza degli appartamenti in affitto era di proprietà di gente che non viveva là. Mio padre sentì l’energia imprenditoriale irrealizzata di Bed-Stuy e finì col passare gran parte del resto della sua vita a farvi visita dopo quella prima volta”.
Kennedy Jr. ha detto che dopo la morte di suo padre anche lui lavorò al progetto di rivitalizzazione di Bed-Stuy per 35 anni. “Non c’erano negozi nella zona, mentre oggi passando in auto ho visto una comunità fiorente, un modello per altri progetti in tutta America. Il capitale, tuttavia, resta un problema, dobbiamo assicurarci che sia disponibile”.
Kennedy ha parlato di molti temi che stanno a cuore della comunità nera. Ma i giornalisti hanno notato che non ha parlato di vaccini. Quando un collega di Nbc gli ha chiesto se sia pentito di aver diffuso disinformazione sui vaccini nella comunità afroamericana, che è stata tra le più colpite dal Covid, il figlio di Bobby ha risposto: “No”.
Intervistato nel documentario “Shot in the Arm” prodotto l’anno scorso dal fisico Neil deGrasse Tyson sulle bugie del movimento no-vax, Kennedy nega di essere “contro i vaccini”, anche se ha fondato e guidato per anni Children’s Health Defense, considerata il più importante gruppo di disinformazione sul tema. Tyson mi ha detto che “non vuole essere etichettato” per poter attrarre gruppi diversi di elettori; inoltre, secondo lui parte del problema è che quando guadagni è difficile porre fine alla tua partecipazione in organizzazioni come queste.
Il Washington Post nei giorni scorsi ha rivelato che diffondere disinformazione sul Covid non è solo pericoloso, ma è fonte di profitto. Durante la pandemia, Children’s Health Defence ricevette 23,5 milioni di dollari in finanziamenti (otto volte più che prima della pandemia), il che ha dato al Fondo il potere di rafforzare la sua influenza su legislature, tribunali e comunità ma anche di alzare i salari: nel 2022 Kennedy ricevette oltre 510mila dollari, il doppio dell’anno prima.

Alla Gentlemen’s Factory, il rampollo di Camelot la cui candidatura è osteggiata dalla sua stessa famiglia ha criticato Biden perché quand’era senatore fu autore del testo della legge sulla Guerra alla droga, approvata nel 1986, quando Reagan era presidente. Kennedy ha detto che lo scopo di quella legge era di togliere forza al movimento dei diritti civili. “Negli otto anni successivi, il numero di neri in prigione raddoppiò”.
Hawk Newsome, fondatore di Black Lives Matter Greater New York, gli ha chiesto perché così tanti soldi vanno alle guerre all’estero e non alle comunità nere in America, un altro tema su cui Biden rischia di perdere voti in questo elettorato che fu per lui cruciale per la vittoria nel 2020. RFK non ha i numeri per vincere a novembre, ma potrebbe strappare abbastanza voti da contribuire alla vittoria di Biden o di Trump.