Il brutale massacro di Pier Paolo Pasolini (il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia) è uno dei più scottanti “buchi neri” della storia italiana, assieme all’assassinio del presidente dell’Eni, Enrico Mattei, nel 1962 o la morte di Mauro de Mauro, giornalista siciliano ucciso dalla mafia nel 1969 e svariati altri.
Dopo 48 anni dalla morte del regista, sceneggiatore e scrittore friulano, è ora che venga fatta luce, in modo chiaro, su quanto veramente accaduto in quella tragica notte. Va quindi considerato un passo importante la consegna alla Procura di Roma di un’istanza “popolare” per chiedere la riapertura delle indagini: a presentarla è stato l’avvocato Stefano Maccioni, a nome del regista David Grieco e dello sceneggiatore Giovanni Giovannetti.
Un’iniziativa salutata positivamente non solo in Italia (con articolo di vari esponenti di cultura progressista ma anche da una pagina intera sul quotidiano Libero, espressione dei conservatori) ma anche all’estero, con la Reuter che vi ha dedicato particolare attenzione.
Non ci saremmo mai immaginati, Maccioni, Giovannetti ed io – dice a La Voce di New York il regista David Grieco, realizzatore di un riuscito film su quella tragica vicenda, La macchinazione, e i cui familiari, e quindi anche lui stesso, sono stati per tanti anni amici di Pasolini – che l’istanza avrebbe suscitato una eco così vasto. Questo forse significa che dopo le recenti celebrazioni e dibattiti per il centenario della nascita di Pasolini, la gente desidera vera chiarezza sulla sua morte. Anche perché è talmente assurdo il modo in cui Pasolini è morto ufficialmente per la giustizia e la storia italiana, che è ora di porvi riparo al più presto e in modo serio.

Il fatto che Pino Pelosi, ritenuto l’assassino solitario del regista, sia morto, potrebbe incidere in qualche modo negativamente?
L’assenza di Pelosi non cambia nulla: nel senso che Pelosi ha detto tutto e il contrario di tutto, quindi è sempre stato ritenuto poco attendibile. Pelosi ha scritto un libro dal titolo roboante “Io so chi ha ammazzato Pasolini” dove non dimostra questo ma dice però una cosa importante, perché vera: e cioè che lui conosceva Pasolini da mesi, racconta il suo primo incontro ed altri incontri. Per il resto è invece di una reticenza totale e ha detto tante “caz..te”, come quando ha detto che gli aggressori avevano accentato siciliano e poi ha ritrattato, e così via. Pelosi però ha lasciato ad alcune persone dei nomi: resta quindi da incrociare questi nomi con i 3 DNA individuati dai carabinieri del RIS nel 2011 sulla scena del crimine per sapere se sono nomi veri o falsi.
Questa volta, dunque, non si riparte da zero: i tre Dna stanno a significare che tre persone erano sicuramente presenti all’Idroscalo di Ostia. Starà alla magistratura accertare se queste persone, con o senza Pino Pelosi, fossero nell’ora del delitto all’Idroscalo. Dovranno inoltre essere seriamente valutate le dichiarazioni rese da Maurizio Abbatino (mafioso – ora collaboratore di giustizia – ed uno dei boss della famosa Banda della Magliana) alla Commissione parlamentare Antimafia, cioè che Pasolini venne attratto all’Idroscalo di Ostia (per recuperare le pizze del film Salò o le 120 giornate di Sodoma) dopo un furto commissionato: da chi e perché?
Pasolini quindi – contrariamente a quanto è stato fatto credere – non andò a consumare un rapporto sessuale occasionale all’Idroscalo di Ostia ma andò per recuperare, come è emerso da successive indagini, il suo film.
L’avvocato Maccioni (Premiato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma per il suo impegno sociale e civile, ha partecipato come difensore di parte civile a numerosi processi tra i quali: l’omicidio di Stefano Cucchi, la strage di Viareggio, “Mafia capitale”, “Sangue infetto” e l’omicidio del vice-brigadiere Mario Cerciello Rega) ha sempre ritenuto che ci fosse un legame con il bar romano di via Chiabrera 122, noto ritrovo della Banda della Magliana, e nel 2015 chiese che venisse interrogato Maurizio Abbatino riguardo ad una foto scattata nel bar e presente anche nel libro “Bolero” in cui si afferma che quello all’estrema destra di un poliziotto raffigurato nella foto è Maurizio Abbatino, detto ‘Er Crispino’ o ‘Il freddo’.
Che tempi si prevedono ora? Non tempi brevissimi perché l’istanza di riapertura è abbastanza corposa, alcune centinaia di pagine contenenti tutte le attività di indagine svolte finora, altre memorie e nuovi elementi di indagine. Resta da vedere cosa deciderà il Procuratore Francesco Lo Voi e a chi, eventualmente, verrà assegnato il caso.