Il suo stile è andato dal blues al rock, dall’hard rock al jazz fusion, fino a giungere a una miscela di chitarra rock ed elettronica. Era considerato uno dei più grandi chitarristi dell’età moderna, e la rivista Rolling Stone lo ha definito «uno dei solisti più influenti del rock». Jeff Beck si è spento martedì, all’età di 78 anni. La moglie Sandra ha chiesto all’agente di spiegare che Jeff «aveva contratto improvvisamente una meningite batterica». Non più tardi dello scorso ottobre, Beck era in tournée con Johnny Depp, riscuotendo entusiastiche recensioni per la sua abilità: «Beck – ha scritto Variety – ci ha abilmente regalato una masterclass di chitarra su tocco, tono e tecnica».
Il fotografo Terry Sanders, del Texas, ricorda quando lo sentì per la prima volta: «Lo andai a vedere suonare in un piccolo locale di Houston, The Catacombs. Era con il suo nuovissimo gruppo, il Jeff Beck Group dopo che aveva da poco lasciato gli Yardbirds. Il cantante che era con lui era eccezionale, ma nessuno di noi lo aveva mai sentito nominare. Era Rod Stewart! Il gruppo ci conquistò sull’istante, non avevamo mai sentito niente del genere».
Beck incise due dischi con Stewart, nel 1968 e nel 1969. Faceva allora parte del pantheon dei grandi chitarristi rock della fine degli anni ’60, insieme a Eric Clapton, Jimmy Page e Jimi Hendrix. Di Hendrix, Beck era molto amico e spesso suonarono insieme, anche per spingersi l’un l’altro avanti nella reciproca ricerca di nuovi suoni. Ha vinto otto Grammy Awards ed è stato inserito nella “Rock and Roll Hall of Fame” due volte: una volta con gli Yardbirds nel 1992 e un’altra come artista solista nel 2009.