E’ ufficiale: la vicenda dei fratelli Menendez, condannati nel 1996 all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionata per l’omicidio dei genitori, torna in tribunale. Dopo che i due fratelli Erik e Lyle hanno scontato 34 anni di carcere, i pubblici ministeri di Los Angeles raccomandano per entrambi una nuova sentenza, mettendo sul tavolo la possibilità che i due tornino in libertà.
Il procuratore distrettuale George Gascón ha confermato che la sua squadra sta esaminando nuove prove, tra cui una lettera scritta da Erik che confermerebbe le accuse che i due fratelli usarono come difesa, e cioè che Erik, che era il minore dei due, aveva subito lunghi e costanti abusi sessuali dal padre, José Menendez, abusi coperti dalla madre.
Una nuova udienza è fissata per il 29 novembre.
Erik e Lyle, allora 18 e 21 anni, ammisero di aver ucciso il padre, un importante dirigente del mondo dello spettacolo, e la madre, Kitty, nella loro villa di Beverly Hills. Sostenevano di temere per la propria vita, poiché i genitori avrebbero potuto ucciderli per evitare che si scoprisse l’abuso sessuale su Erik, perpetrato dal padre per anni. Sebbene queste affermazioni furono respinte in tribunale durante il secondo processo, ora le nuove prove potrebbero cambiare il corso della giustizia.
Tra le prove più significative c’è la testimonianza di Roy Rosselló, ex membro della boy band Menudo, che ha dichiarato di essere stato drogato e violentato da José Menendez negli anni ‘80, quando era un adolescente. Inoltre, è venuta alla luce una lettera scritta da Erik al cugino Andy, in cui il diciottenne descriveva il terrore continuo degli abusi subiti: “Sto cercando di evitare papà. Sta ancora succedendo, ma è peggio ora”, scriveva Erik nel 1988, pochi mesi prima degli omicidi.
Non tutti nella famiglia Menendez sono favorevoli a una revisione della sentenza. Milton Andersen, fratello di Kitty Menendez, ha chiesto alla corte di mantenere la condanna originale, definendo “chiara ed equa” la punizione per un crimine così efferato. Tuttavia, circa trenta parenti dei Menendez hanno espresso pubblicamente il loro supporto per il rilascio dei fratelli, ritenendo che oggi, in un’epoca più consapevole degli effetti degli abusi sessuali soprattutto nella mente di ragazzi così giovani, la condanna per omicidio di primo grado non sarebbe stata emessa.
La decisione finale dipenderà dall’esito dell’udienza, ma Gascón ha sottolineato che, indipendentemente dall’esito, è un dovere morale ed etico esaminare le nuove prove e considerare se i fratelli meritino di essere considerati per una revisione della sentenza dopo più di tre decenni dietro le sbarre.