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September 12, 2022
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Pegasus Gate arriva in Grecia, accusata di aver spiato giornalisti e politici

Nessun paese è immune a questo tipo di virus e perciò l’Unione Europea sta correndo ai ripari

Francesco CasarilbyFrancesco Casaril
Pegasus Gate arriva in Grecia, accusata di aver spiato giornalisti e politici

Panagiotis Kontoleon - ANSA/EPA/ALEXANDER BELTES

Time: 4 mins read

L’8 Novembre il Parlamento Europeo ha organizzato il terzo Committee of inquiry per investigare l’utilizzo dello spyware Pegasus in Grecia (PEGA). 

Pegasus è un software, più precisamente uno spyware, progettato dalla società isrsaeliana NSO, ma commercializzato anche da molte altre aziende. Tra queste vi è la cipriota Intellexa. La compagnia è recentemente oggetto di uno scandalo in Grecia, dove il suo spyware (ciamato Predator) è stato usato contro almeno due giornalisti e un politico ed europarlamentare greco.

Questo tipo di spyware viene utilizzato nel mondo per sorvegliare giornalisti, politici, imprenditori e giudici, come rivelato da un leak che ha colpito la stessa NSO lo scorso anno. Con Pegausus erano stati infettati anche il computer ed il telefono del giornalista saudita Jamal Khashoggi, prima che venisse ucciso nell’ambasciata Saudita di Istambul. 

L’utilizzo di questi strumenti di sorveglianza di massa, molto più diffusi di quanto si pensi, non si limita però ai regimi autoritari. Già lo scorso anno NSO rese noto che il governo ungherese era uno dei suoi clienti. La cipriota Intellexa fornisce anch’essa i suoi servizi in Europa, precisamente a Spagna, Serbia e Grecia. 

Dopo l’Ungheria, la Polonia e la Spagna, la Grecia è l’ultimo Stato membro accusato di spiare giornalisti e politici dell’opposizione. Il governo greco ha ammesso alcune operazioni di sorveglianza, ma insiste sulla loro legalità, giustificandole per ragioni di sicurezza nazionale. Tuttavia, la Grecia continua a negare categoricamente l’acquisto o l’uso dello spyware che andrebbe contro le stesse leggi del paese.

Un’immagine che simula e rappresenta la figura di un hacker impegnato in un attacco informatico – ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

In Grecia il Predator Gate ha portato alle dimissioni di Panagiotis Kontoleon – che guidava il Servizio Nazionale di Intelligence Greco (EYP) – e Grigoris Dimitriadis, il segretario generale dell’ufficio del primo ministro a cui fa capo l’EYP. Le due dimissioni sono state presentate nei primi di agosto, una settimana dopo che il leader del partito socialista greco PASOK e membro del Parlamento europeo, Nikos Androulakis, presentasse un ricorso alla Corte suprema a seguito di un tentativo di spionaggio del suo telefono cellulare.

Durante il Committe dell’8 settembre anche Thanasis Koukakis e Stavros Malichudis, due giornalisti greci, hanno sostenuto che per via dei loro reportage, che mettevano in cattiva luce il governo, sono stati spiati tramite Predator. Koukakis ha osservato che il suo caso non avrebbe mai generato la dovuta eco senza la commissione d’inchiesta PEGA. Solo grazie ai controlli effettuati sui telefoni dei deputati europei è stato infatti possibile individuare lo spyware. Malichudis ha fatto notare che all’epoca in cui veniva spiato stava lavorando ad un network internazionale di giornalisti per indagare su questioni relative ai migranti. È quindi possibile che siano state rivelate anche informazioni sensibili su giornalisti di altri Paesi, sulle loro fonti e sulle loro indagini.

Nessun paese è immune a questo tipo di virus, per questo l’Unione Europea sta correndo ai ripari, cercando di identificare esattamente quali siano gli attori dietro queste operazioni di spionaggio. Per il giornalista Thanasis Koukakis non ci sono dubbi, i servizi di intelligence greci sono dietro lo spyware predator trovato nel suo telefono nel maggio 2021. 

European Commission President Ursula von der Leyen – ANSA/EPA/OLIVIER HOSLET

Nonostante gli esperti di cybersicurezza del Citizen Lab dell’University of Toronto e Google abbiano indicato che gli attori che hanno acquistato lo spyware Predator sono probabilmente sostenuti dal governo, non è stato possibile dimostrare né che lo spyware provenga da Intellexa, né quali siano gli artefici dell’operazione. Le autorità greche non hanno infatti emesso nessun mandato di perquisizione degli uffici della società che, dopo essere stata cacciata da Cipro, ha trasferito il suo quartier generale ad Atene. 

La scorsa estate la Commissione ha inviato una lettera alle autorità greche, esigendo chiarimenti sull’utilizzo di Predator. In risposta, la Rappresentanza permanente della Grecia presso l’UE ha osservato che “non vi è alcuna violazione della legislazione europea in materia di protezione dei dati” e che sia “altamente discutibile” che la questione rientri nelle competenze dell’Unione. Rispondendo alla lettera della Grecia, la Commissione ha riconosciuto la competenza greca in materia di sicurezza nazionale e ha dichiarato di continuare a raccogliere informazioni sui casi di spyware e sull’interazione tra il quadro giuridico dell’UE e quello nazionale.

Non è da escludere che la Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola voglia che la Commissione esamini la messa al bando di tali strumenti di sorveglianza, ad oggi sempre più diffusi e accessibili a chiunque. 

President of the European Parliament Roberta Metsola – ANSA/EPA/RONALD WITTEK

Diversi membri del parlamento Europeo chiedono però di agire più in fretta ed in particolare che l’Europol, da quest’anno dotato di nuovi poteri, intervenga. Tuttavia, il vicedirettore esecutivo Jean-Philippe Lecouffe è sembrato poco propenso a rischiare di mettere a dura prova il nuovo mandato di Europol, avviando d’ufficio indagini nei casi di spyware degli Stati membri.

Nonostante negli ultimi anni diverse agenzie di intelligence europee sono state accusate di aver abusato di spyware altamente sofisticati per sorvegliare esponenti dell’opposizione, giornalisti, avvocati e funzionari statali di alto livello, purtroppo la legislazione dell’UE relativa all’uso di spyware da parte degli Stati membri rimane poco chiara. Inoltre, la responsabilità per l’uso improprio di queste tecnologie rimane difficile da accertare. Quando l’anno scorso Bruxelles ha aggiornato le norme sul controllo delle esportazioni, le tecnologie di sorveglianza sono state incluse nell’elenco dei controlli. Prima di concedere una licenza di esportazione, le autorità responsabili devono essere convinte che questi strumenti non saranno utilizzati per violazioni dei diritti umani. Pur essendo un passo nella giusta direzione, il tentativo di impedire le esportazioni affronta solo un lato del problema. L’uso domestico di questi potentissimi strumenti rimane ad oggi non regolamentato. Nel frattempo, questi prodotti continuano ad essere venduti al miglior offerente, violando ogni giorno i diritti fondamentali dei cittadini, mettendo a dura prova le fondamenta democratiche dell’Unione Europea. 

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Francesco Casaril

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