Seduti tra gli scranni del Senato, questa mattina, c’erano volti di imprenditori che gli italiani conoscono bene.
Erano i grandi nomi del Made in Italy, rappresentanti di quelle famiglie che, da generazioni, si passano il testimone tramandando segreti custoditi con cura e portando nel mondo l’immagine di un’Italia che lavora e si rinnova.
Cibo, moda, vini e costruzioni. Uomini e donne di settori diversi riuniti nell’emiciclo di Palazzo Madama e accompagnati dalle note di Musica Nuda e di Giovanni Caccamo, protagonista di un toccante ricordo del maestro Franco Battiato.
Ad aprire la cerimonia la Presidente del Senato Elisabetta Casellati, ideatrice dell’evento “Senato&Cultura”. “L’italianità, con le tante eccellenze, è sempre stata al centro del nostro progetto. L’abbiamo celebrata attraverso i capolavori dell’arte, della musica, della letteratura, del cinema, del teatro e del volontariato. Oggi, nel viaggio tra le nostre punte di diamante, ci sono gli imprenditori, quelli che con sogni, coraggio, talento e impegno, hanno scritto pagine importanti dell’Italia”.

Una sfilata di sette nomi: Guido Barilla, Leonardo Ferragamo, Francesca Catelli, Josè Rallo, Giuseppina Amarelli, Antonio Marras e Luigi Cimolai. Tutti premiati dalla Casellati in qualità di rappresentanti di famiglie e gruppi imprenditoriali che hanno saputo conquistare i mercati facendo dell’italianità il loro marchio di fabbrica.
Il primo è Guido Barilla, Presidente dell’omonima società che da un piccolo forno di Parma aperto nel 1877 è diventata oggi una multinazionale da quasi 9.000 dipendenti. Un filmato ne introduce la storia e ne disegna i contorni, ripetendo un verbo che diventa filo conduttore nelle storie di tutti gli imprenditori presenti: sognare.
Nel caso di Barilla “sognare” significa cominciare da una piccola città e portare la bellezza dell’Italia in tutti i continenti, aprire una bottega tra le gente e trasformarla nel più grande pastificio del mondo e condividere un’idea di futuro facendola crescere senza mai accontentarsi.

Ed è proprio il futuro che gli imprenditori premiati al Senato menzionano nei loro discorsi. Attaccati alle tradizioni e al passato, nessuno tra loro dimentica però l’importanza di uno sguardo che sappia andare oltre a ciò che il presente può lasciare intuire. Oltre a una buona e indispensabile dose di coraggio.
Josè Rallo, rappresentante di Donnafugata, racconta come i genitori fossero usciti dagli schemi nel secolo scorso importando la tecnologia del freddo in cantina dalla California e le etichette d’autore sulle bottiglie dei vini, facendo scandalo nel mondo dell’enologia fino ad allora abituato a stampe bianche e oro.
Giuseppina Amarelli parte dalla storia quasi millenaria della sua famiglia arrivata in Calabria a commerciare liquirizia e capace nei secoli di trasformare un prodotto povero in un lusso destinato all’alta cucina.

Antonio Marras, con la sua moda che “non sa stare al proprio posto”, è partito dalla Sardegna per affermarsi come stilista eclettico e curioso del mondo, attento alle forme d’arte che si sprigionano tra ceramiche, tessuti e colori.
Francesca Catelli rappresenta Artsana e ricorda il padre Pietro, fondatore dell’azienda scomparso nel 2006 dopo una lunga malattia. Figlio di un operaio comasco, Catelli iniziò giovanissimo a lavorare come venditore di aghi e termometri, aprendo poi nel 1946 un ufficio a Como come grossista da cui fu in grado di creare un’azienda che oggi vanta oltre 1 miliardo e mezzo di fatturato.
Luigi Cimolai dice di sentirsi quasi fuori luogo in mezzo a una platea di imprenditori “stimatissimi”, ma la sua Cimolai, specializzata in progettazione, costruzione e posa in opera di strutture metalliche, è a tutti gli effetti una realtà conosciuta e apprezzata a livello internazionale. Anche a New York, dove è stata impegnata nella realizzazione dell’hub del New World Trade Center e del Perelman Arts Center.
Infine la famiglia Ferragamo, rappresentata da Leonardo e Giovanna Gentile, icona di moda ed eleganza. Uno stile senza tempo, il loro, che dedicano il riconoscimento ai tanti collaboratori impegnati nel mondo e definiti ambasciatori di quei valori che i Ferragamo hanno costruito in tanti anni di imprenditoria.

Presenti alla cerimonia anche il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, della Cisal Francesco Cavallaro, di Unioncamere Andrea Prete e di Confindustria Carlo Bonomi, che è intervenuto nel mezzo dell’evento per ricordare come “dalla crisi del 2008 in poi, l’impresa italiana si sia trasformata ed è questo il motivo per cui siamo ancora vincenti sui mercati internazionali”.
“L’anno scorso – ha continuato Bonomi – abbiamo fatto il record di export, molte grandi manifatture hanno perso quote di mercato, ma le imprese italiane no. Ed è merito di tutti gli imprenditori. Le eccellenze che sono qui sono l’esemplificazione di come coniugare la tradizione con l’innovazione: la ricerca con il saper fare italiano”.