Il G7 mobiliterà fino a cinque miliardi di dollari per la sicurezza alimentare nel mondo.
Sul totale, gli Stati Uniti ne stanzieranno 2,76 miliardi, destinati a 47 Paesi e organizzazioni internazionali per la costruzione di un sistema alimentare globale più sicuro e resiliente. È quanto si apprende da un rappresentante dell’amministrazione statunitense al vertice in corso al castello di Elmau, in Baviera.
Il funzionario ha aggiunto che due dei miliardi di dollari stanziati dagli Usa verranno impiegati per “salvare vite con un’azione umanitaria diretta”. I restanti 760 milioni di dollari finanzieranno invece “aiuti alimentari sostenibili a breve e medio termine”.
Washington ha accusato il presidente russo Vladimir Putin di sfruttare i generi alimentari “come un’arma” nella guerra che ha mosso contro l’Ucraina. La FAO stima che la crisi in Ucraina possa portare oltre 13 milioni di persone a situazioni di fame molto gravi.
La guerra in Ucraina ha infatti innescato una vera e propria crisi alimentare. Circa 20 milioni di tonnellate di grano, il cereale che insieme a mais e riso fornisce la metà delle calorie consumate al mondo, sono bloccate in Ucraina, scatenando disordini nei paesi più poveri la cui popolazione spende la maggior parte del proprio reddito in cibo. È il caso del Sudan e del Libano, in cui il prezzo del pane è raddoppiato a causa dell’interruzione delle filiere di approvvigionamento.
Tuttavia, dietro i segnali di crisi del sistema alimentare globale non c’è un problema di carenza di raccolti (sappiamo infatti che il mondo produce più cibo di quello necessario per sfamare l’intera popolazione globale), bensì una disfunzione strutturale. La struttura promossa dai paesi del G7 e dalle multinazionali è centralizzata e perciò vulnerabile agli shock esterni, siano essi conflitti, crisi finanziarie o climatiche.
L’auspicio è che i sette governi più potenti del mondo trovino le modalità per alleviare la fame, gettare le basi di un sistema di produzione alimentare quanto più diversificato e sconfiggere il rischio della prossima crisi alimentare.