Questa mattina la direzione del Partito Democratico ha prodotto un forte e decisivo endorsement verso il proprio Segretario Nicola Zingaretti che domani, assieme al Presidente Gentiloni e ai capigruppo Delrio e Marcucci, si recherà al Colle per le consultazioni con il Presidente della Repubblica Mattarella.
Alla direzione del partito non c’era però Renzi, il quale ha già fatto sapere che non parteciperà in alcun modo al possibile governo con i 5 Stelle da lui stesso sponsorizzato. Questa mossa dovrebbe togliere qualsiasi veto da parte dei grillini, che non si sarebbero mai seduti al tavolo con Renzi, Boschi & company. Ma c’è anche da sottolineare come Renzi abbia già minacciato, salvo poi correggersi, che il PD sarebbe “connivente” e darebbe una “sponda a Salvini” se dovesse scegliere di andare al voto invece che formare un governo. Dichiarazioni che hanno inevitabilmente aizzato le correnti più distanti da quelle Renziane, le quali sospettano già della volontà segreta del figliol prodigo di staccarsi e fondare il proprio partito una volta che i tempi saranno maturi.
Ma la palla ora passa nelle mani di Zingaretti, il quale deve decidere se imbastire una trattativa seria con i 5 Stelle per formare un nuovo esecutivo, o se puntare diritto al voto anticipato ad Ottobre. Da una parte Zingaretti sarebbe tentato di andare subito al voto per riprendersi i gruppi parlamentari che attualmente sono in mano a Renzi. Dall’altra però, è difficile dire di no al potere subito, specialmente se dovesse arrivare con posizioni ministeriali importanti per il PD. Certamente, Zingaretti deve immaginarsi come sarebbe governare assieme ai 5 Stelle cercando, allo stesso tempo, di gestire dei gruppi parlamentari che seguono sottobanco le indicazioni dettate da Renzi piuttosto che le sue. Ci sarebbe costantemente il rischio concreto di una crisi ogni qualvolta l’ex Segretario toscano non gradisse una riforma o un comportamento del governo. Diciamocela tutta, sarebbe un inferno.
Ovviamente, la decisione di andare al voto subito darebbe la possibilità a Zingaretti di scegliersi chi più gli garba in Parlamento, finalmente riunificando il PD sotto un’unica chiara direzione politica. Questo potrebbe comportare l’uscita di Renzi in un futuro prossimo, ma sembrerebbe che il Senatore toscano non sia ancora pronto allo stacco, anche alla luce dei suoi disperati tentativi nel prolungare il ritorno alle urne almeno fino al prossimo anno. Ciò significherebbe che Zingaretti non solo riprenderebbe in mano i gruppi parlamentari, eliminando un gap rappresentativo tra Segreteria e Parlamento, ma taglierebbe anche le gambe a un Renzi impreparato, che si ritroverebbe in balia dei movimenti anticipati del suo stesso partito.
Qua l’insidia per Zingaretti è ovviamente rappresentata dall’esito del voto. Mentre un governo con i 5 Stelle gli permetterebbe di prendersi il potere subito, un voto anticipato ad Ottobre lo riporterebbe con ogni probabilità all’opposizione di un governo sovranista guidato dall’acerrimo nemico Salvini. Certo, fare opposizione a Salvini è vita facile, ma bisogna anche considerare che di fronte ci sono nomine importanti come quella del Presidente della Repubblica nel 2022. Andare al potere subito permetterebbe a Zingaretti di riscrivere la legge elettorale, dopo il taglio dei parlamentari voluto dai 5 Stelle, creando un proporzionale puro in grado di evitare un ascesa a pieni poteri di Salvini. Allo stesso tempo, se l’esperienza di governo coi 5 Stelle dovesse durare fino al termine della legislatura, avrebbe anche la possibilità di nominare il Presidente della Repubblica, evitando il rischio di un Presidenzialismo più volte invocato da Salvini e da tutto il centrodestra.
È giunta l’ora delle decisioni per Zingaretti. Potere subito o elezioni anticipate, è questo il dilemma. E non c’è molto tempo….