Gianfranco Sorrentino, uno dei pionieri dell’imprenditoria gastronomica italiana nella Grande Mela, ci ha lasciato dopo una lunga e incurabile malattia. La moglie Paula Bolla e i due figli, Sofia ed Edoardo, continueranno a portare avanti i suoi progetti.
Proprietario di due ristoranti, Il Gattopardo e The Leopard at des Artistes, ma anche presidente del Gruppo Italiano, un’organizzazione no-profit con l’obiettivo di promuovere la cultura e la gastronomia italiana a New York. Sorrentino ha dedicato la sua vita a creare un ponte culinario fra Italia e gli Stati Uniti, concentrandosi sui giovani: GI offre borse di studio a studenti che vogliono frequentare il Culinary Institute of America e, nell’ottica di trasmettere il patrimonio della cucina italiana, apriva le porte dei suoi ristoranti a tirocinanti per “insegnare loro la semplicità e la qualità dei prodotti perché, altrimenti, questa tradizione è destinata a scomparire” diceva al giornale Park Magazine.
Da Napoli, arrivò negli Stati Uniti nel 1984 dopo aver lavorato in giro per l’Europa, aprendo il primo locale all’inizio degli anni Novanta a Chicago, Bice. Poi Los Angeles e, infine, New York. Il Sette MoMA divenne un’icona tanto per gli italiani che per gli americani: era il primo ristorante di fine dining all’interno di un’istituzione museale, il Museum of Modern Art. E così anche Il Gattopardo, inaugurato poco dopo, fu un successo, riconosciuto come il riferimento per la cucina tricolore nella Grande Mela. Celebrità come Martin Scorsese, Jimmy Fallon e Paul McCartney, ma anche politici, rappresentanti del mondo dell’arte e della finanza sono passati per i tavoli del Gattopardo. E Sorrentino aveva il giusto carisma che sapeva coinvolgere i suoi commensali. “L’ospitalità non è come servi il cliente, ma come lo fai sentire il benvenuto”, era solito ripetere.