“Is Brooklyn in the house?” ha gridato dal palco Spike Lee. Poi è passato a nominare i quartieri ad uno ad uno.
“Coney Island?” Quasi nessuno ha risposto dal pubblico. “Chesapeake Bay?” Un lieve mormorio. “Bed-Stuy, do or die, dove siete?” La risposta è stata più calorosa. “Brooklyn Heights?” Le urla si sono fatte più forti. “E che dire del grandioso Fort Greene, c’è qualcuno di Fort Greene?” (nel quartiere il regista premio Oscar continua ad avere uno studio pur vivendo con la moglie Tonya Lewis nell’Upper East Side).
C’erano tra le duecento e le trecento persone all’evento ospitato la scorsa settimana da Rebecca e Peter Shapiro, proprietari del Brooklyn Bowl di Williamsburg. Ma l’ospite d’onore non era Spike Lee, era Doug Emhoff, il marito di Kamala Harris. Noi giornalisti siamo stati condotti inizialmente in uno stanzino con la scritta “Press Hold”, dove siamo rimasti per un’ora, per poi passare nella sala all’inizio del discorso di Emhoff (seguito da Spike Lee), in una postazione dietro colonnine con nastro come quelle degli aeroporti. Non potevamo fare foto, con l’eccezione di un collega di Abc News che le avrebbe poi condivise con le altre tv. Quella che Spike Lee ha chiamato “la Repubblica Popolare di Brooklyn” ha raccolto in una sera mezzo milione di dollari per la campagna della candidata democratica alla Casa Bianca. All’uscita abbiamo potuto parlare con un po’ di persone, giunte anche da Manhattan e da Long Island per assistere all’evento esclusivo.
Dopo il discorso di Emhoff, Spike Lee ha spiegato: “Io e Dougie Doug abbiamo molte cose in comune”, la principale è che “siamo sposati con due donne nere fortissime” (e ha aggiunto ridendo: “A volte troppo”). Il regista era anche alla convention democratica di Chicago lo scorso agosto e sua figlia Satchel, che fa la fotografa, aveva presentato Kamala Harris proprio al Brooklyn Bowl quando correva per le primarie per la Casa Bianca nel 2019. Lee e sua moglie hanno ospitato eventi di raccolta fondi nella loro casa a Martha’s Vineyard per candidati afroamericani come il governatore del Maryland Wes Moore e per la procuratrice generale di New York Letitia James.
Per Emhoff era un ritorno a casa, perché è nato a Midwood, come abbiamo raccontato due settimane fa in questa rubrica. L’aspirante first gentleman è noto come un simpaticone, ma stavolta si è scagliato con forza contro la governatrice dell’Arkansas Sarah Sanders, che aveva suggerito ad un comizio con Trump il giorno prima che sua moglie Kamala non è “umile” perché non ha avuto figli biologici. “Questa qui è incredibile: dicono che siccome Cole e Ella non sono, tra virgolette, i suoi figli biologici non c’è niente nella sua vita che la riporti con i piedi per terra”. Ella Emhoff, in piedi al suo fianco, annuiva.