Il sindaco di New York, Eric Adams, ha confermato che – contrariamente a quanto si era ipotizzato nelle ultime settimane – non ci sarà alcun divieto generalizzato sull’uso dei telefoni cellulari nelle scuole pubbliche della Grande Mela per l’anno scolastico in corso. Ma ha lasciato intendere che un cambiamento potrebbe essere introdotto a partire dal prossimo settembre.
Il primo cittadino ha dichiarato che la sua amministrazione sta attualmente conducendo una revisione delle regole adottate in centinaia di scuole della città, dove i singoli presidi hanno già stabilito misure ad hoc per l’uso dei telefoni da parte degli studenti.
“Vogliamo prenderci il tempo necessario per analizzare attentamente quanto sta già avvenendo in molte scuole,” ha spiegato Adams durante un’intervista a Pix11 venerdì. Il sindaco ha aggiunto che il suo obiettivo è quello di ottenere un riscontro diretto non solo dai ragazzi, ma anche dai genitori, al fine di elaborare una soluzione condivisa.
Il cancelliere scolastico, David Banks, aveva annunciato a giugno che una decisione sul divieto sarebbe stata presa entro l’estate. Tuttavia, con il rientro degli studenti in aula, nessuna normativa cittadina che limitasse l’uso dei telefoni è stata effettivamente applicata, provocando reazioni contrastanti nelle varie comunità scolastiche. Adams ha evidenziato l’importanza di mantenere un canale di comunicazione tra studenti e genitori, richiamando l’episodio di una sparatoria in una scuola di Winder, Georgia, dove un alunno ha ucciso due studenti e due insegnanti. Durante l’attacco, molti ragazzi hanno infatti usato i loro smartphone per avvertire i genitori.
La questione del divieto è particolarmente sensibile, soprattutto alla luce della decisione dell’ex sindaco Bill de Blasio, che nel 2015 aveva abolito una misura voluta da Bloomberg che vietava l’uso dei cellulari nelle scuole. De Blasio aveva giustificato la sua scelta sottolineando che il divieto colpiva maggiormente le comunità a basso reddito, ossia dove i metal detector erano più diffusi. Anche i critici di un possibile nuovo divieto temono che possa diventare l’ennesimo strumento per penalizzare gli studenti più vulnerabili.