I “block party” sono una tradizione a New York: servivano per salutare i soldati in partenza per la Prima Guerra Mondiale, per celebrarne il ritorno dopo la Seconda Guerra Mondiale. Qualcuno li considera responsabili per la nascita dell’hip hop, scriveva di recente il sito The City. In un sabato d’estate siamo stati inviatati a un block party tra la Quarta e la Quinta avenue a Park Slope. Durante la pandemia si erano interrotti, ci raccontano gli abitanti di questo isolato, ma è il terzo che organizzano dopo il Covid.
Come si fa? Una residente, Amy, ha chiesto il permesso allo Street Activity Permits Office del Comune a febbraio, ma l’ok è arrivato solo cinque giorni fa, spiega lei, che come tutti gli adulti porta una etichetta con il nome e il numero civico attaccata alla maglietta. Con il marito Jonathan sta preparando slushies alla fragola, con un frullatore, in strada. Ha assunto una ragazza che dipinge unicorni e arcobaleni sulle facce dei bambini; un’altra realizza magliette per i più piccoli con la tecnica tie-dye. Amy ha anche avuto l’idea di far conservare a tutti i vicini le scatole di cartone, così la strada ne è piena: i bambini li adorano. Non c’è l’idrante aperto che spruzza l’acqua, come nei soliti film newyorchesi, ma qualcuno ha predisposto una pompa con un irrigatore. È soprattutto per intrattenere i figli che gli adulti organizzano i block party, in questa zona, anche se poi gli adulti mangiano insieme e socializzano. È stata reclutata anche una jazz band – con tastiera, batteria e contrabbasso – per suonare all’ora di cena.

Elena, milanese che lavorava per la Rai alla fine degli anni Ottanta e poi è passata all’insegnamento all’Hunter College, è seduta sugli scalini del suo brownstone con la figlia trentenne che ha portato gli amici: ricorda quando negli anni Novanta la strada era molto meno gentrificata, ma una decina di ragazzini scorrazzavano tenuti d’occhio da un adulto a turno.
Sebastian, tedesco dei pressi di Stoccarda, è – come Elena – uno di quelli che stanno qui da più tempo, circa trentacinque anni. Hanno visto cambiare l’isolato che quando arrivarono era soprattutto irlandese e italiano, completamente working class, con alcune famiglie dominicane che vivevano negli appartamenti di una tenement house. “Non era nemmeno considerato parte di Park Slope, era South Brooklyn”, dice Elena. Ancora oggi, che la gentrificazione della zona è completa (un appartamento non costa meno di tre milioni di dollari, ci dice James), le strade di Park Slope, quelle con i nomi e i numeri più bassi (1st, 2nd, 3rd street…) sono comunque le più prestigiose e costose.