una sintesi tradotta dell’intervista:
Signor sindaco, Kathleen Corradi, nota come “zar dei ratti”, ha l’obiettivo di ridurre la popolazione di topi a New York. La sua ultima strategia ne prevede la sterilizzazione per frenare la riproduzione. A che punto siamo? Ha qualche dato che indichi l’efficacia delle iniziative dello zar?
“Sono estremamente ottimista . Da un anno Corradi è alla guida di questo progetto e i risultati sono chiari. Il primo traguardo concreto si è visto quando abbiamo tolto i sacchi di plastica dalle strade che il commissario del Dipartimento della Sanità, Jessica Tisch, ha definito con ironia “il buffet” dei topi. Abbiamo un totale di oltre 3 miliardi di chili di immondizia sulle nostre strade. In soli 11 mesi siamo riusciti a metterne il 15 per cento nei bidoni di plastica rigida. Vogliamo ampliare questa misura alle scuole, ai parchi, ai locali notturni”.
Manhattan è da tempo alle prese col traffico, tanto che il 30 giugno sarà introdotto il pedaggio di $15 dalla Sessantesima strada a Wall Street. Repubblicani e democratici, anche di Stati diversi, si stanno unendo per opporsi a questa misura. Pensa che potrebbe venire posticipata a dopo le elezioni di novembre?
“Questa non è una tassa cittadina. Lo Stato ha dato l’autorizzazione a MTA di proporre il Congestion pricing. Avrei preferito che il Consiglio di New York, insieme al sindaco, avessero definito un programma insieme. Ma rispetto fermamente tutto quello che nasce da Albany. Noi siamo riusciti a ottenere 100 milioni di dollari per supportare le comunità che subiranno le conseguenze di questa scelta. Ci sono tariffe ridotte o addirittura passaggi gratuiti per scuolabus e coloro che hanno uno stipendio annuale inferiore a 60 mila dollari. Ma dobbiamo rispettare questa legge statale”.
Qual è il criterio per cui certe persone o,categorie vengono scontate o considerate esenti dal pagamento del pedaggio?
“Non c’è niente che possiamo fare come città perché è una legge statale ”.
Un altro argomento che sicuramente sarà centrale nella sua campagna elettorale il prossimo anno: immigrazione. Nonostante le misure, continuano ad arrivare i migranti, protestano davanti a city hall. Ci sono città negli Stati Uniti che stanno traendo benefici disponendo di visti lavorativi a chi li richiede. Dove si posiziona New York?
“Quando si parla di immigrazione bisogna differenziare: chi viene a cercare lavoro, chi arriva dal confine Sud o coloro che vengono da tutto il mondo, fra cui Africa occidentale, Asia. Ma c’è anche chi entra senza documenti. Per quanto mi riguarda, non sono io a concedere loro i visti. Non ho questi poteri. L’unica cosa che posso permettergli è rimanere nei rifugi per 30 giorni e il 60 per cento di queste persone si sono trasferite altrove. Dobbiamo tenere in considerazione che i migranti contribuiscono a miliardi di dollari nella nostra economia. Noi non possiamo fermare i pullman né possiamo non dare loro un tetto. Sarebbe contro la legge statale e cittadina”.
Lei è andato diverse volte a Washington per cercare aiuto federale. Quale è stata la risposta?
“Sono andato alla Casa Bianca dieci volte e l’unico aiuto che ho ricevuto è stato un centinaio di milioni di dollari, ma si parla di un problema che vale miliardi di dollari. Siamo riusciti a dare a un numero più alto di migranti quello che si chiama “temporary protection status”, in modo che possano lavorare per un certo periodo perché sarebbe questa la soluzione ideale : che lavorassero. E abbiamo la possibilità di dare un posto letto a tutte le persone che ogni giorno ce lo chiedono, ma non è abbastanza”.
Quanto costa un migrante al giorno per la città di New York?
“Considerando la sicurezza, le pulizie, le scuole per i bambini, il costo potrebbe aggirarsi attorno ai 300 dollari a testa al giorno”.
E quanto è costato finora questo problema?
“Per il momento abbiamo speso oltre 4 miliardi di dollari per tamponare la situazione. Avevamo pianificato di spendere 12 miliardi, ma, siccome sono diminuiti i numeri e abbiamo abbassato i costi di alcuni servizi, il totale dovrebbe essere 10 miliardi di dollari”.
Con gli affitti che a New York hanno raggiunto livelli ingestibili per molti residenti, l’amministrazione pubblica ha un ruolo da svolgere in un settore guidato dal mercato? Che misure state adottando per frenare la gentrificazione, evitando lo spostamento di numerosi residenti in periferia?
“L’unico modo che abbiamo per gestire questa situazione è costruire nuove case. Al momento abbiamo un “vacancy rate” di 1,4% e dobbiamo arrivare ad almeno un 7%, in modo che la domanda si abbassi e la situazione si calmi un po’. Quindi abbiamo cominciato a collaborare con Albany con l’obiettivo di aprire 500 mila nuove abitazioni entro il 2030 con prezzi calmierati in tutti i cinque distretti di New York. Il Consiglio della città deve approvare quello che è stato chiamato il “yes package pass” per poter cominciare i lavori”.
Elezioni 2025: correrà di nuovo per il ruolo di sindaco. Quale fra gli altri candidati è quello più temibile?
“L’ho detto durante la scorsa campagna: devo rimanere concentrato sul messaggio che voglio trasmettere ai miei elettori. L’altra volta c’erano tanti candidati, che avevano anche certe politiche di successo. Ma io sono riuscito a vincere i cuori e le menti della classe operaia di New York. Ed è quello che voglio fare anche il prossimo anno – continuare a portare il lavoro, visto che siamo riusciti a registrare la percentuale più bassa di disoccupati in città, renderla la più sicura negli Stati Uniti, abbassare ancora il tasso di omicidi e criminalità è l’altro passo. Non posso prevedere quello che succederà. Molte persone hanno detto che si candideranno, ma siamo ancora lontani dal voto non tutte poi si presenteranno”.
Lei è sempre stato molto attento a tutte le comunità di questa città. Riuscirà a vincere il cuore degli italiani e italo-americani anche se Andrew Cuomo scendesse in campo come ha detto di voler fare?
“È sempre motivo di orgoglio vedere qualcuno della propria comunità che fa carriera ma io punto sulle mie politiche”.
Milleduecento poliziotti in più dislocati per la città. Crede che bastino oppure ne servono ancora?
“Quando ho preso l’incarico, c’erano una serie di cose che dovevo sistemare fra cui dare agli agenti lo stipendio che meritano e ristabilire la loro dignità. Siamo riusciti a risolvere il contratto di chi lavora per il Dipartimento di Polizia di New York ed è stato ratificato dal 95% dei rappresentanti sindacali degli agenti. Stiamo sostenendo i poliziotti in questo lavoro pericoloso, ogni giorno. Dislocare più di mille persone nella città è un vero investimento per la sicurezza”.
Per quanto riguarda, invece, la situazione alla Columbia University, occupata da un centinaio di tende. Qual è la soluzione fra la libertà di espressione e quella di essere educati senza minacce dall’una e l’altra parte?
“La protesta e il diritto di protestare sono uno degli aspetti fondamentali del nostro Paese. È un peccato che alcune persone sfruttino questa libertà dicendo cose immorali come chiedere lo sradicamento o il danneggiamento di qualsiasi gruppo. Non c’è spazio in questa città per l’odio. Speriamo quindi che coloro che stanno protestando si dissocino da coloro che sputano odio e retorica disgustosa sui fratelli e sulle sorelle ebrei. Non vorrei che questo accadesse agli italoamericani, agli afroamericani o a qualsiasi altro gruppo”.