Qualcuno dice: in America siamo al caos. Ma non è vero.
Siamo entrati nel caos, perché a metà dell’America, almeno a quella rappresentata al Senato e alla Camera dai repubblicani, va bene così.
Donald Trump ha dato ordine ai suoi collaboratori, vicini e lontani, col ruolo di ministri plenipotenziari, di agire ignorando totalmente la Costituzione e rispettando solo i suoi ordini esecutivi. Molti pensano che la determinazione e l’arroganza di Elon Musk siano la causa di tutto questo, perché architetto dei licenziamenti di massa, dello svuotamento degli uffici federali dell’FBI, della CIA e dell’abolizione di USAID e del Dipartimento dell’Educazione.
Ma Musk non agisce da solo o solo con un gruppo di ragazzini neolaureati e misteriosi, tra i 19 e i 24 anni, alcuni dei quali non sono nemmeno cittadini americani e non potrebbero lavorare in strutture federali, mentre invece hanno avuto le chiavi di accesso ai pagamenti elettronici del Ministero del Tesoro. Musk agisce velocemente come un super manager tagliateste, ma sempre su indicazione di Trump, che dice di approvare e sostenere ogni sua mossa. Lui e Musk insieme vogliono spezzare o smembrare il governo americano, decimarlo, svuotarlo, abolire storiche agenzie federali create con un voto del Congresso, che invece non protesta e non agisce.
In aggiunta, Trump intende riempire Guantanamo con 30.000 immigrati clandestini e trasformare la Striscia di Gaza, dopo aver deportato oltre 2 milioni di palestinesi in qualche altra zona sconosciuta anche contro la loro volontà. Da cinico prestigiatore del cemento e del mattone, Trump vuole trasformare lo stupendo e distrutto litorale di Gaza in una “riviera del Medio Oriente”, una nuova Atlantic City araba di proprietà degli Stati Uniti, usando anche la forza dei marines se necessario o se qualcuno si opporrà. Non importa se gli abitanti palestinesi di Gaza hanno già detto che non vogliono una nuova occupazione, e i terroristi di Hamas, che hanno ancora in mano gli ostaggi israeliani e americani, dovranno essere sterminati uno a uno per poter spianare con le ruspe americane tutta Gaza.

I repubblicani, in maggioranza sia alla Camera che al Senato, sono paralizzati. Trump, poco alla volta, continua ad ottenere con il loro consenso cieco l’approvazione dei suoi candidati controversi nei posti chiave, dalla Giustizia al Pentagono, dalla CIA all’FBI, dalla Sanità al Tesoro, ai servizi segreti. È lui, e solo lui, il grande regista di questo apparente snellimento del governo, che assomiglia in realtà a un sofisticato e silenzioso golpe strisciante che punta a portare in America un uomo solo al comando.
Lui, non Musk. Il visionario e reazionario uomo più ricco del mondo pensa di trattare gli Stati Uniti come 50 diversi dipartimenti delle sue industrie, senza alcuna supervisione del Congresso, come invece dovrebbe essere sancito dai poteri costituzionali. Musk non deve dare conto a nessuno se non a Donald Trump dei risultati del suo Dipartimento dell’Efficienza (DOGE) e, quando l’opposizione democratica ha tentato di chiamare Musk a deporre attraverso un mandato di comparizione parlamentare, è stata subito bocciata e resa irrilevante.
Chi parlava di difesa della democrazia durante la campagna elettorale, con i democratici ancora sotto shock che non sanno come riprendersi dopo essere stati bocciati alle urne, quando 10 milioni di iscritti non sono andati a votare lasciando campo libero a Trump, adesso stanno pensando alle proteste di piazza.
L’immunità che gli ha concesso la Corte Suprema ha fatto il resto, riconoscendo al presidente poteri di fatto assoluti. E adesso lui li sperimenta creando un vero e proprio governo parallelo che si spinge dove nessun capo della Casa Bianca si era mai spinto, come a minacciare l’invasione della Groenlandia, l’occupazione del Canale di Panama e l’affollamento del supercarcere di Guantanamo, già trasformato in un campo profughi e in una stazione di deportazione anche per gente che non ha commesso alcun reato.
Ma se la Costituzione americana viene ignorata, la Camera e il Senato a maggioranza repubblicana sono piegati alle volontà del presidente e Elon Musk rimane il suo braccio esecutivo militare, la risposta al caos può venire solo dalle urne. Nel 2026, le elezioni di medio termine potrebbero modificare gli equilibri in Congresso e ridare all’America un’apparenza di trasparenza e certezza del diritto, che in queste prime settimane di Trump sembra aver perso fra purghe, licenziamenti forzati e battaglie contro i transgender.