“È morto proprio come voleva lui: con i suoi stivali addosso, facendo la pizza”.
L’immagine di Nino Coniglio, uno dei soci di Williamsburg Pizza e amico di Andrew Bellucci, riassume l’essenza di “the Don of the Dough”, letteralmente “il re dell’impasto” di New York.
Mercoledì 31 maggio Bellucci è collassato per un arresto cardiaco nella cucina del suo ristorante, Andrew Bellucci’s Pizzeria ad Astoria nel Queens, mentre stava preparando una pizza alle vongole. Dopo la corsa in ospedale, è arrivata la conferma del decesso da parte del suo socio Matthew Katakis.
Il ricevimento funebre è stato allestito alla Farenga Funeral Home di Astoria con cartoni di pizza, gigantografie del defunto e una composizione floreale con il titolo “The Don of the Dough” scritto da fiori bianchi e foglie verdi di limone. Insieme ai familiari, hanno partecipato anche alcuni dei volti più noti del settore della ristorazione.
C’è chi ha volato direttamente da Los Angeles per salutarlo un’ultima volta. Justin DeLeon, proprietario di Apollonia’s Pizzeria sulla Wilshire Boulevard, confessa di essere andato al Bellucci’s per la prima volta in mattinata e di aver assaggiato una delle sue storiche pizze. “Facendo il paragone con quella che preparo io a Los Angeles” – commenta – “Ho ancora tanto da imparare”.

E c’è chi lo ricorda per la sua unica passione. “Era ossessionato dalla pizza”, dice Nino Coniglio. “Non uscivamo insieme per bere pizza e commentare l’ultima partita degli Yankees. Noi parlavamo di pizza, della sua storia, delle sue evoluzioni, quale avesse la miglior mozzarella”.
Anche Ravenna Wilson, proprietaria di The Native Bread and Pastry a East Williamsburg, racconta che, durante la pandemia, Bellucci si faceva un’ora a piedi, dal suo appartamento a Crown Heights fino al forno di East Williamsburg, per lavorare sugli impasti e sulla lievitazione. “Voleva fare il pane meglio di me”.
Il suo impasto, leggero, sottile croccante ma elastico, ha fatto la storia della pizza newyorkese. Ma per Bellucci non è sempre stata una carriera lineare. Prima di aprire il suo ristorante ad Astoria, ha imparato l’arte della lievitazione nell’East Village, preparando torte da Two Boots e poi da Three of Cups, che ora ha chiuso. L’amore per la pizza è sbocciato nella biblioteca pubblica dove trascorreva il tempo libero. Fra gli annunci e gli articoli di giornale, Bellucci ha scoperto Gennaro Lombardi, un napoletano che trasferitosi a New York aveva aperto la sua pizzeria in Spring Street a Little Italy, ed è riuscito a farsi assumere per lavorare agli impasti.
È così che ha raggiunto la fama negli anni Novanta, ma è stato costretto a lasciare tutto perché accusato di aver rubato una somma ingente di denaro allo studio legale Newman Schlau Fitch & Lane dove aveva lavorato da più giovane. È rimasto in carcere per 13 mesi e una volta uscito ha lavorato come tassista per un po’. Poi nel 2013 si è trasferito in Malesia per ricominciare come pizzaiolo.
Ma il richiamo di New York lo ha convinto a tornare. Nel 2020 ha coronato il suo sogno: ha aperto Andrew Bellucci’s Pizzeria ad Astoria – trasformandola in un simbolo.
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