“Scusi, ci porta il pane?”, è una frase che nei ristoranti di New York inizierà a costare cara: almeno 15, ma anche 20 o 25 dollari.
Nella città in cui tutto fa tendenza, il pane diventa infatti un piatto principale, servito e raccontato come una specialità da preparare con cura. “I nostri pani”, si trova scritto ad esempio nel menù di Hav & Mar di Marcus Samuelsson, nel cuore di Chelsea. Una selezione che comprende l’Hav Bread Basket a 19 dollari: un cestino con quattro biscotti di teff, pane di mais blu, croccante di injera, hummus di shiro e chutney di pomodoro.
Da Nura, a Brooklyn, il conto sale ancora: 21 dollari per una selezioni di prodotti da forno accompagnati dalle salse. Ma come spesso accade, i newyorkesi non si fanno spaventare dai prezzi. Anzi, più il prodotto costa più ne sono affascinati.
I ristoratori si giustificano spiegando di dover sostenere un lungo lavoro per arrivare a sfornare le loro pagnotte. “Iniziamo a lavorare alle sette del mattino”, racconta al New York Times Farheen Jafarey di Hav & Mar”.
Una moda, quella del pane artigianale, scoppiata con la pandemia. Chiusi nei propri appartamenti durante il lockdown, gli americani (così come gli italiani) hanno iniziato a impastare. Pizze, focacce, panini e biscotti. In pochi mesi le ricette sono diventate virali e i cittadini a stelle e strisce, abituati a pasti velocissimi e sempre uguali, hanno iniziato ad apprezzare il valore del prodotto fatto in casa.
Nei ristoranti, a volte, ci vogliono giorni per arrivare a sfornare il pane perfetto. Si inizia la sera prima, quando sta per tramontare il sole, e si continua la mattina successiva seguendo tutti i passaggi scritti sul taccuino: fermentazione, la moderazione, il controllo e la cottura. Per i pezzi più pregiati servono addirittura l’occhio attento e le mani di cinque persone diverse. Una catena di montaggio da fabbrica di orologi, più che la divisione dei compiti in una cucina.
Il lavoro, lamentano gli chef americani, è anche fisicamente impegnativo. “Scherzo sempre con la mia assistente sul fatto che avremo delle magliette con la scritta Body by Bread”, confessa uno di loro al Times.
Così, il cestino del pane al ristorante diventa la scelta perfetta per chi della semplicità è diventato un affezionato. Un’ordinazione che crea intesa e senso di comunità tra gli ospiti seduti attorno allo stesso tavolo. Fino a qualche mese fa, condividere il cibo sembrava pericoloso: c’era la paura del contagio, del virus sempre in circolo. Ora, invece, l’impressione per molti è che condividere sia la cosa migliore da fare per ritrovare la vicinanza persa in oltre due anni di emergenza.
E il prezzo? “Penso che sia davvero equo per quello che si ottiene”, ha detto una cliente con in mano ancora un pezzo del suo pane morbido condito da una salsa di burro e cipolle dolci. Come spesso accade a New York, più che un piatto si paga un’esperienza.