“L’obiettivo è spiegare come dietro ogni piatto e ogni ricetta ci sia una storia, un motivo e una tradizione”.
È questo su cui insiste Antonino Laspina, direttore dell’Italian Trade Agency (ICE) di New York, nell’introdurre il primo di una serie di eventi nati per rilanciare la fama del settore alimentare e far emergere l’autenticità dei prodotti italiani.
“Pensate alla pasta alla Norma – racconta Laspina – sapete perché si chiama così? Perché anni fa, a Catania, davanti a un piatto di pasta con passata di pomodoro, melanzane e ricotta salata, qualcuno la paragonò all’opera di Vincenzo Bellini per indicarne la suprema bontà”.
Negli Stati Uniti alcuni la chiamano pasta alla Nonna. “Come possiamo permettere che la nostra cultura culinaria vada sprecata così?”.
Da questa volontà di preservare le tradizioni nasce la masterclass “The Italian restaurants today”. Si torna a scuola ad imparare le basi: come si utilizzano i prodotti tipici italiani, come si sfruttano le tecniche culinarie e come ci si immerge nei sapori dei piatti preparati.

Testimonial sono stati due nomi illustri del settore: lo chef Ernesto Iaccarino, titolare del ristorante con due stelle Michelin “Don Alfonso 1890” e il maestro pasticciere Andrea Zanin, fondatore e presidente di “Bianco Latte” a New York.
“Il cibo non ha bisogno di traduzioni – spiega Iaccarino collegato in video – si fa capire da tutti i popoli del mondo”. È un tipo di comunicazione senza barriere e proprio da quello deriva la sua forza.
Lo sa bene Zanin, presentato come il “Re del tiramisù” e che da Venezia, sua città d’origine, ha portato negli Stati Uniti l’autenticità del Made in Italy.
“Da piccolo ero troppo magro – dice Zanin con il sorriso – e mia madre mi dava lo zabaione fatto in casa. Da lì la passione per le uova e lo zucchero che è poi sbocciata in quella per il tiramisù. È il dolce italiano più famoso al mondo ed è sempre stato il mio cavallo di battaglia, ma la vera differenza la fanno le materie prime. È impossibile fare un buon dolce senza ingredienti di qualità. Qui negli Stati Uniti cerchiamo di utilizzare prodotti italiani e quando non possiamo andiamo a prenderli in piccole fattorie, in modo che siano a chilometro zero”.
La cura del dettaglio infatti paga e quando i presenti all’evento assaggiano le monoporzioni di tiramisù preparate per l’occasione, l’espressione nei loro volti racconta più di mille parole. Tutti i barattolini si svuotano in un attimo.
Stessa sorte anche per le portate principali. Tartare di tonno e caviale. Mozzarella di bufala e tartufo bianco, risotto allo zafferano e spezzatino. Autentiche primizie che hanno portato in sala la brezza del Mediterraneo e il calore della pianura padana.
“I turisti non vengono più in Italia solo per vedere un museo o un monumento – dice ancora Laspina – ma per coniugare la bellezza dei paesaggi alla bontà dei piatti serviti nei ristoranti. Vogliono gli Uffizi, ma anche il lampredotto. Vogliono il mare della Sicilia, ma anche gli arancini”.
La parola d’ordine diventa quindi “qualità”. Il mercato italiano e quello americano stanno lavorando insieme per raggiungere questo traguardo e avere così “better food for better life”. Un motto da seguire ogni giorno: miglior cibo per una vita migliore.
