Una comunità ebraica vibrante e cosmopolita, che ha vissuto per molti secoli a Rodi, una delle piu’ belle isole dell’Egeo, prima di essere distrutta dalla furia nazi-fascista. Una donna straordinaria che ha saputo raccontare con l’intelligenza e il garbo che la contraddistinguono una drammatica storia personale iniziata proprio in quella comunità. Uno scrittore sensibile che l’ha capita e ascoltata.
La serata che la Casa Italiana della New York University e il CentroPrimo Levi di New York hanno organizzato martedì sera per presentare il nuovo libro ”One Hundred Saturdays: Stella Levi and the Search for a Lost World”, scritto da Michael Frank, edito da Avid Reader Press/Simon&Schuster e illustrato da Maira Kalman, è stata soprattutto una festa.
Già mezz’ora prima del suo inizio un pubblico sorridente e affettuoso ha cominciato a fare la fila per raggiungere il giardino dell’istituto, ascoltare le parole con cui Stella Levi e Michael Frank hanno presentato il libro e le melodie tradizionali che Daphna Mor ha cantato per celebrarlo.
Per molti newyorkesi che hanno avuto la fortuna di conoscerla, la storia di Stella non è certo nuova. Nata nel 1923 in una famiglia di ebrei di Rodi, ultima di sette figli, ha avuto un’infanzia felice nella comunità multinazionale e poliglotta della Juderia, dove turchi, greci e spagnoli convivevano da secoli parlando il dialetto giudeo-spagnolo. Dopo la scuola in un istituto di suore, sognava di continuare i suoi studi in Europa.
Dopo che gli italiani avevano conquistato l’isola nel 1912, molte cose sembravano essere migliorate, sull’isola erano arrivate l’elettricità e l’acqua potabile nelle case. Il mondo dorato, purtroppo, era però destinato a finire presto, nel 1938 con le leggi razziali e poi, a settembre del 1943, con l’invasione tedesca. A luglio del 1944, dopo che i carabinieri italiani avevano consegnato ai militari tedeschi le loro liste, i 1730 residenti della Juderia erano stati arrestati e caricati sulla nave che li avrebbe portati verso Auschwitz.
Dall’inferno del campo di concentramento, Stella si è salvata insieme alla sorella Renee. Trasportata dapprima in Italia nel 1945 su un camion dell’esercito americano è poi riuscita a trasferirsi negli Stati Uniti, dove già viveva una delle sue sorelle, e a ricostruirsi una lunga vita.
A chi la conosceva, ha spesso raccontato con un sorriso qualche dettaglio della sua drammatica storia. “Non mi dimenticherò mai la prima notte che ho passato in Italia. Era la prima volta che potevo dormire in un letto vero dopo Auschwitz!” ha per esempio ricordato una volta parlando con chi scrive.
Adesso, però, il libro che la Casa Italiana ha presentato è il frutto di un progetto molto più ambizioso e affascinante. Dopo essersi incontrati per caso, proprio alla Casa Italiana, nel 2015, Stella Levi e Michael Frank hanno cominciato ad incontrarsi, tutti i sabati pomeriggio, nella casa di Stella al Greenwich Village.
Frank, che ha già scritto diversi libri di successo, ha vinto nel 2018 il JQ Wingate Prize e ha collaborato a molti giornali, tra cui il New York Times e il Los Angeles Times, è rimasto affascinato dal quella signora elegante che oggi descrive come ”una moderna Scheherazade, una testimone, una congiuratrice, una viaggiatrice del tempo che mi ha invitato a viaggiare con lei”.
Sabato dopo sabato, le domande sensibili e discrete di Michael Frank hanno convinto Stella a rinunciare alle sue reticenze e ad aprirsi anche sui dettagli che non aveva mai voluto raccontare. ”Non voleva essere una narratrice ossificata dell’Olocausto, senza pensieri o prospettive nuove, con questo evento troppo centrale in una vita lunga e diversificata”, ha spiegato Frank.
Dopo sei anni di lavoro, così, le conversazioni del sabato sono diventate la lunga storia di quella comunità scomparsa che Stella non ha mai dimenticato, ma anche il racconto della vita di una donna straordinaria che non ha mai smesso di cercare dentro se stessa le risposte per ricosruirsi una vita. E una Stella Levi elegante come sempre ha accontentato con un sorriso la lunghissima fila di chi voleva la sua firma sul libro appena acquistato.