New York è piena di bar speakeasy e luoghi nascosti e, se si cerca bene, si possono trovare anche librerie segrete in posti inaspettati.
Burnt Books di Greenpoint è uno di questi. Una mini libreria, di testi usati, situata all’interno di una classica bodega newyorkese chiamata Green Discount Corp, al 1014 di Manhattan Avenue, vicino a Green Street. Un tesoro che può essere scovato solo se si conosce. Ha aperto il 23 luglio e il libraio Jason Mojica – del vicino negozio di fumetti Hey Kids Comics – ha deciso di collaborare con il proprietario dell’esercizio per creare un rifugio di libri segreto.
È un momento di transizione per le librerie di New York. Nuovi negozi – come Yu & Me Books a Chinatown e Sweet Pickle Books, nel Lower East Side – hanno aperto con coraggio, mentre amati ritrovi come Unoppressive Non-Imperialist Bargain Books, nel Greenwich Village, sono falliti, a causa dell’inversione post-pandemica dei costi degli affitti, tornati a correre con aumenti fino al 70%. Per di più la vendita di libri è un’attività a basso margine, sensibile alle turbolenze economiche, ma il signor Jason Mojica ha saputo ideare una soluzione che permette enormi vantaggi in termini di spese e unica nel campo librario di New York.
Un negozio nel negozio, frutto di una partnership prodigiosa che impera la necessità di non lasciarsi travolgere dalla grande distribuzione – che ogni giorno, com’è noto, guadagna terreno sulle piccole realtà indipendenti – e si adatta con destrezza ai cambiamenti del panorama culturale ed economico della città. “Spartirsi l’affitto di questi tempi è vincente, ma al di là degli affari l’accoglienza dei libri nella bodega è un’esperienza che affratella e arricchisce”, ci spiega Jason Mojica. E quando lo raggiungiamo tra la sorprendete varietà di cibi, bevande e articoli da regalo stipati in un piccolo spazio, è chiaro che oltre ad essere un luogo comodo per fare uno spuntino, questo negozio di quartiere offre un forte senso di comunità e il nascondiglio perfetto per chi ama rifugiarsi tra i libri segnati dalla patina del tempo.

Come è nata l’idea di aprire una libreria nascosta in una bodega?
“Sono un appassionato di libri di seconda mano o meglio un raccoglitore seriale da sempre (a Chicago lavoravo per delle case d’asta), per cui se da una parte è stato un modo per giustificare i miei acquisti compulsivi alle vendite di libri usati, dall’altra non potevo permettermi di aprire due librerie (dopo la recente inaugurazione del negozio di fumetti Hey Kids Comics che gestisco da solo). Così nonostante abbia dovuto accantonare il sogno di possedere una libreria di testi di seconda mano, non mi sono arreso e un pomeriggio -durante la solita visita alla bodega, all’angolo della strada- si è accesa la lampadina. Tutto è nato da una chiacchierata con Salim (il proprietario dell’attività) mentre analizzavamo l’aumento dei costi di alcuni prodotti così come il mercato degli affitti inaccessibile di New York e abbiamo capito che l’unico modo per non soccombere era unire le forze”.
Ci siete riusciti e avete realizzato una libreria decisamente fuori dal comune.
“Sì, un incontro perfetto: la bodega aveva dello spazio sottoutilizzato nel retro e io dei libri tascabili in abbondanza. Devo dire che non abbiamo dubitato un istante quando ho proposto l’idea. Gli stessi libri hanno scelto il luogo, e non ne ho in mente uno migliore dove poterli acquistare insieme a una bibita e una barretta da sgranocchiare. Al momento ho selezionato più di cento testi, ma nel prossimo mese triplicheranno. La cosa più divertente è che non amano apparire come nelle librerie tradizionali, è necessario cercarli”.

Così come è impossibile trovare la libreria su Google, a meno che non ci si imbatte per caso nell’insegna -simile a un graffito- con la scritta Burnt Books, sul marciapiede, davanti all’ingresso della bodega. Perché ha scelto questo nome?
“Per l’allarmante tendenza anti-libri che si vive negli Stati Uniti. La crescente richiesta di ritirare testi (tra cui grandi classici) nelle scuole e nelle biblioteche spaventa e mi ha portato ad immaginare qualcuno che salva un libro da un rogo e scappa a leggere il suo bottino lontano da occhi indiscreti. Il retro della bodega è il luogo perfetto!”.
Un rifugio confortante. Visti gli spazi contenuti come seleziona i libri e come li posiziona sugli scaffali?
“Credo che la chiave di ogni buona libreria, soprattutto se piccola, è specializzarsi. La nostra scelta si indirizza sui tascabili d’epoca (fantascienza, gialli, polizieschi); arte, design e libri su New York. Naturalmente scelgo testi che conosco e amo, ma quando si tratta dei tascabili d’epoca ammetto che li seleziono anche grazie all’estetica: non c’è niente di meglio delle grandi illustrazioni che ornavano i pulp magazine della metà del XX secolo. Inoltre non manca una modesta raccolta di libri stravaganti per bambini (come la biografia illustrata dei fratelli Mayo). È una distribuzione unica nel suo genere e mi piace osservare uno scaffale di libri accanto agli spaghetti per il ramen”.
Rispetto a una libreria tradizionale, quali sono i vantaggi e gli svantaggi?
“Il vantaggio principale è che Burnt Books non ha spese generali e di conseguenza i libri costano poco. La contropartita è che, non essendoci personale in loco (le mie giornate le trascorro prevalentemente nella fumetteria anche se vado spesso in bodega per rifornire i libri), sono rare le chiacchiere letterarie tanto amate nelle librerie indipendenti. La straordinarietà sta nella possibilità di consultare i libri in qualsiasi orario.La bodega è sempre aperta ed anche per questo è un’attività commerciale unica”.
Tutti a New York hanno bisogno di una bodega così come tutti hanno bisogno di un buona libreria. Cosa accomuna questi due luoghi del tessuto urbano e che esperienza si vive dalla loro unione?
“Le librerie, come le bodega, sono il fondamento delle comunità newyorkesi. Due importanti punti di forza e di conforto, accomunati da un’ atmosfera conviviale e serena. Uniti costruiscono un sistema di sostegno comunitario solido su cui poter contare e rafforzano quello esistente. La bodega soddisfa ogni necessità della vita quotidiana (è fornita di tutto) e la presenza dei libri completa questo senso di rassicurazione che infonde. A far da padrona è l’aria vivace che si vive grazie al flusso continuo dei clienti e mi piace l’idea di riportare la letteratura alla categoria di “acquisto d’impulso” mentre si svolge una commissione”.

Qual è il libro che non mancherà mai nella bodega?
“Vuole dire il libro che non si venderà mai nella bodega? Credo il libro incredibilmente bello dell’illustratore James Bama (è un po’ più costoso degli altri, ma vale ogni centesimo), spero che qualcun lo apprezzi. Non mancheranno mai i tascabili, saranno sempre disponibili e in grandi quantità. Un tempo -si è persa questa usanza- erano presenti negli scaffali di quasi tutti i negozi d’angolo degli Stati Uniti oltre che nelle librerie”.
Cosa è cambiato nelle librerie post pandemiche di New York?
“L’accelerazione nelle vendite online dovuta alla pandemia ha inciso su un mercato già fortemente stravolto dalle nuove abitudini di consumo. La sfida si è giocata però scendendo sullo stesso terreno ovvero con le vendite a domicilio e con nuove piattaforme. Sicuramente questo tempo ha reso i newyorkesi più consapevoli di come i loro acquisti modellino le comunità in cui vivono, e hanno iniziato a fare tesoro delle attività locali che sono sopravvissute e di quelle aperte recentemente. Il trend generale ci dice che a essere premiate sono state soprattutto le librerie di quartiere, in grado di offrire un servizio di prossimità ai propri clienti. Le librerie (così come le bodega) sono una risorsa essenziale di New York, ma sono anche quelle che più soffrono e i proprietari vivono in una continua sfida. Mi appello a un’etica del consumo che vada oltre all’immediata convenienza economica e pratica dei servizi del nuovo mercato. Se la tua libreria non ha il libro che desideri: ordinalo e gustati l’attesa!”.
Le librerie sono tutte magiche, ma la sua è unica e segreta. Qual è lo spirito che suggerisce per trovarla e viverla?
“Nell’isolato sono presenti diverse librerie, è un angolo decisamente letterario e artistico di New York. Direi di immergersi in una vera e propria avventura: inizierei visitando la food library Archestratus, per poi attraversate la strada e dare un’occhiata alle graphic novel di Hey Kids Comics (e salutarmi), proseguire per Franklin Ave e consultare i libri di graphic design di Standards Manual, e infine una visita ad ammirare l’arte della Farschou Foundation. Per Burnt Books? È semplice: basta aprire la porta di Green Discount Corp, afferrare qualcosa da mangiucchiare e lasciarsi guidare dal tipico odore vanigliato dei vecchi libri.”
