Sono sudditi del Regno Unito, ma vivono a New York. Centinaia di britannici hanno riempito oggi pomeriggio la chiesa di Saint Thomas per dare l’ultimo saluto alla Regina Elisabetta II.
Alla messa, oltre ad alti prelati anglicani, ha preso parte anche l’Ordine di Malta, rappresentato da Frá Nicola Tegoni e dalla Missione Permanente alle Nazioni Unite.
Vestiti neri, sguardi cupi e tanti inchini. Gli inglesi radunati sulla Fifth Avenue hanno sentito il decesso della loro Regina anche a migliaia di chilometri di distanza. “Ha accompagnato tutti i passaggi della mia vita”, racconta una signora che più volte, durante la cerimonia, si mette in ginocchio con le mani giunte. Molti ricordano con affetto i suoi discorsi natalizi. Una tradizione, quella del Royal Christmas Message, iniziata nel 1932 con Re Giorgio V e portata avanti dalla Regina nel corso di sette decenni: dalla tv in bianco e nero fino alle dirette live sui social.
A leggere testi religiosi che scandiscono l’evento sono la Console inglese Emma Wade Smith, il console australiano Nik Greiner e l’ambasciatrice inglese alle Nazioni Unite Barbara Woodward. C’è poi tanta musica. Canti sacri, un organo che accompagna e un coro da cui spiccano angeliche voci femminili.

Quando è il momento dell’inno nazionale statunitense, la Chiesa prende vita. Tutti in piedi con lo spartito davanti agli occhi. “O say can you see, by the dawn’s early light”, intonano i presenti, che quasi coprono con la loro voce l’altissimo volume della musica.
Dall’interno, durante la messa solenne, si sente ogni tanto il suono della campana. È lo scorrere del tempo che a Saint Thomas sembra essere stato messo in pausa. Dieci giorni, tanto è passato dal decesso di Sua Maestà, ma il cordoglio è ancora lo stesso delle prime ore dopo la diffusione della notizia. A Londra la coda di persone che vogliono rendere omaggio alla salma della Regina non smette di crescere e domani, in un Londra blindata dalle forze dell’ordine, i suoi funerali vedranno la presenza dei più importanti Capi di Stato del mondo.
“Ha governato con grazia” è la frase che tra le navate di New York viene ripetuta più spesso. Un termine inusuale, per descrivere un regno, ma i sudditi di Buckingam Palace sembrano essere tutti d’accordo. Elisabetta, dal 1952, è stata il miglior simbolo della Nazione e ha saputo attraversare guerre, scossoni politici e traumi familiari senza mai risultare scomposta. Solo un passo indietro, quella volta che all’ultimo momento decise di lasciare la Scozia per tornare a Londra e rendere omaggio alla bara di Lady Diana. Ma era il lontano 1997 e da allora nessun altro errore.
Un punto fisso nella vita di milioni di persone che oggi si raccolgono attorno al suo ricordo e chiedono a Dio di accoglierla tra le sue braccia. Ora tocca a Carlo, il figlio rimasto Principe settant’anni e diventato finalmente Re. “God save the King!”, canta Saint Thomas a fine cerimonia.
“Long live e long reign”, nel ricordo di una Regina la cui immagine non sbiadirà con il tempo.
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