Giovedì mattina, ancor prima della morte della regina Elisabetta II, molti newyorkesi hanno iniziato a riversarsi da Myers of Keswick, un piccolo negozio di alimentari britannico nel cuore di Hudson Street, a caccia di strofinacci, cimeli reali, pasticci della Cornovaglia e altri piccoli segni di britannicità per celebrare un momento storico.
E quando la notizia della sua morte è arrivata per telefono, Irene Donnolly, irlandese e dipendente del negozio, dopo aver ascoltato “God Save the Queen” passata dalla radio, ha capito la cosa più giusta da fare: ha preso il ritratto della regina incorniciato alla parete, l’ha accarezzato con cura e collocato in vetrina, tra i fili appesi dei festoni triangolari della Union Jack.
“È la fine di un’epoca”, dice la signora Jennifer Myers-Pulidore, nata in America da genitori britannici e proprietaria di quarta generazione della drogheria. “Lavorare immersa nel mondo inglese -aggiunge- tiene vivo il confortante legame con la terra dei miei avi.” Tuttavia, c’è ben poco che possa consolarla dopo il triste annuncio. “È una cosa enorme, sto cercando di elaborare il lutto”.
Il monarca più longevo d’Inghilterra è pianto in tutto il mondo come una fonte impareggiabile di costanza, il cui regno ha contribuito a plasmare l’ordine mondiale moderno e l’eredità coloniale della Gran Bretagna. Ma in pochi luoghi al di fuori del Regno Unito la commozione è stata così forte come negli Stati Uniti, una lontana ex colonia britannica che la monarca non ha mai governato e che ha visitato solo occasionalmente, ma che è riuscita comunque ad affascinare, in un modo o nell’altro, per generazioni.
E ce lo conferma la signora Jennifer Myers-Pulidore, con un timido cenno di assenso, quando la raggiungiamo nella nella zona di Little England, del West Village. Dove in queste ore si vive un surreale silenzio (nonostante sia uno quartieri più allegri della città) capace di far comprendere in maniera acuta la vasta partecipazione al dolore che risuona in tutto il mondo. E ci restituisce una testimonianza commossa di come i newyorkesi, anglofoni e non, hanno reagito a questo irreversibile evento.

Signora Jennifer, la porto per un’istante indietro nel tempo. La sua attività è nata nel lontano 1985 ed è diventata un’istituzione per la comunità degli ex patrioti britannici di New York. Nello stesso anno, un giovane Carlo, oggi Re Carlo III, era in visita in Italia insieme alla principessa Diana e sempre gli anni Ottanta segnarono l’inizio di un legame di amicizia tra la sovrana inglese e il Presidente americano Ronald Reagan. Come la fa sentire tutto questo?
“Profondamente triste. Sua Maestà era il per sempre. La linea di continuità tra passato, presente e futuro, la stessa che si vive nella storia del negozio. Il mio bisnonno avviò una macelleria a Keswick, una piccola città del Lake District inglese, al quale succedette mio nonno, fin quando mio padre non ebbe il coraggio di portare tutto quello che aveva imparato, -dell’etica del mestiere e della tradizione culinaria inglese- a New York. Molte delle tecniche risalgono agli antichi ricettari di famiglia e la foto che in questi giorni è esposta in vetrina sulla Hudson Street, è la stessa che mio nonno mise in mostra, nella drogheria, il giorno dell’incoronazione della regina Elisabetta II, il 2 giugno del 1953. Nell’ordinarietà della sua reggenza, così come nell’ordinarietà di un modesto mestiere si è costruita la storia di un popolo ed eventi come questi lo ricordano”.
Moltissimi sono i newyorkesi legati alla Gran Bretagna che si sono riversati nel negozio per rendere omaggio alla regina Elisabetta. L’ha sorpresa questa reazione?
“Sì, è commovente il tributo degli anglofili di New York così come della comunità del quartiere. Ognuno a suo modo esterna questa perdita monumentale. Vengono a porgere le condoglianze e acquistano gli articoli commemorativi (del 95esimo compleanno della regina e del Giubileo di Platino) ancora disponibili in negozio. C’è chi si intrufola per un saluto e i passanti di diverse nazionalità scattano foto. Tutti, sentono il bisogno di celebrarla, soprattutto i britannici di New York che sono tanti. Pensi che mio padre nel 1983 fece qualche ricerca e un rappresentante del consolato britannico lo informò che nella Tri-State Area c’erano circa 250.000 ex-patrioti britannici. Così, si decise a piantare il seme in questa città”.
Un negozio che riporta la memoria inglese nel cuore di New York è sicuramente una risorsa preziosa e in questi giorni lo è ancora di più.
“New York è la città dalle mille anime ed è il suo multiculturalismo a renderla speciale. Sono onesta, un momento così solenne richiede un porto a cui ancorarsi come specchio identitario. La maggior parte delle persone britanniche entra in negozio per trovare conforto”.

E si consolano con qualcosa in particolare?
“Con il pasticcio di maiale e una tazza di tè: cibo di sostegno britannico per eccellenza”.
Anche se la regina non ne ha mai fatto parte, poche persone sono state più a lungo protagoniste della vita americana. In 70 anni di servizio, Elisabetta ha servito accanto a 14 presidenti americani, a partire da Harry Truman, sedendo sul trono d’oltreoceano per quasi un terzo della storia degli Stati Uniti come nazione indipendente. Gli americani hanno sempre nutrito una forte un’ammirazione per la regina Elisabetta II. La sua esperienza lo conferma?
“Sì, c’è un fortissimo amore per la regina. Per alcuni Elisabetta è rimasta il simbolo dell’imperialismo britannico. Molti altri vedono la monarchia come un’istituzione anacronistica e costosa. Il presidente Biden, che ha incontrato la regina per la prima volta nel 1982, l’ha definita “una statista di ineguagliabile dignità e costanza”. Il sindaco Eric Adams ha ordinato di abbassare a mezz’asta le bandiere di tutti gli edifici della città e ha dichiarato di unirsi al lutto. Entrambe le parti hanno promesso amicizia e sostegno al figlio e successore, re Carlo III. C’è fedeltà tra le due nazioni”.
Una “relazione speciale” tra gli Stati Uniti e l’Inghilterra. A convalidarla anche le decine di milioni di americani che seguirono il matrimonio di Harry, duca di Sussex, con l’attrice americana Meghan Markle. Cosa vedono nella monarchia?
“Sono affascinati dalla famiglia reale. I newyorkesi così come gli americani guardano la monarchia britannica e la idealizzano. Meghan Markle ha incarnato il sogno di ogni ragazza americana: sposare il principe azzurro. Il giorno prima del matrimonio era come se fosse Natale in negozio. I newyorkesi sono rimasti in fila tutto il giorno per acquistare cibo e gadget a tema. Una richiesta enorme, mi colsero alla sprovvista. Così come il via vai di questi tremendi giorni, ma il prodotto più desiderato è- Strawberry Little Scarlet Conserve, Tiptree- la marmellata preferita della regina”.
Pensa che il popolo britannico riuscirà ad accettare questa perdita?
“Dovranno farlo”.
Carlo III è stato proclamato formalmente nuovo re del Regno Unito, con una cerimonia ufficiale al palazzo St.James. Ereditando il trono della madre, Elisabetta II, la sovrana più longeva di sempre. Il 19 settembre si celebreranno i funerali solenni nell’Abbazia di Westminster. Un pensiero per il futuro regno e regnante.
“Si è calato subito nei panni del re e in molti l’hanno apprezzato. Per la regina consorte, il giudizio è già stato emesso, servirà tempo. Molti britannici-newyorkesi non sono entusiasti ed hanno organizzato una cerimonia di preghiera in ricordo di Sua Maestà la regina Elisabetta, che si terrà al Saint John’s In the Village, domenica 18 settembre. Ho tanto amato la Principessa Diana, e non mi sento di aggiungere altro. Il resto è storia!”