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August 19, 2022
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Rifiuti e ratti per sempre divisi: arrivano a New York i bidoni con il lucchetto

È il nuovo progetto pilota "Clean Curbs" per vincere la lunga e perdente guerra alla spazzatura

Maria Sole AngelettibyMaria Sole Angeletti
Rifiuti e ratti per sempre divisi: arrivano a New York i bidoni con il lucchetto

New York sta sperimentando nuovi contenitori per la spazzatura, l'ultimo tentativo di risolvere un problema vecchio di oltre un secolo.©courtesy of Citibin

Time: 5 mins read

Quattro nuovi contenitori, all’angolo tra la 41esima strada ovest e la 7a Avenue a Times Square, all’apparenza sembrano inutili, ma hanno uno scopo ambizioso: mostrare ai newyorkesi come le strade della città possano diventare più pulite e prive di rifiuti.

Si tratta dell’ultimo tentativo del sindaco di New York, Eric Adams, per invertire la rotta nella lunga guerra persa contro la spazzatura urbana.

Il nuovo programma pilota Clean Curbs, promosso dal New York Department of Sanitation e dal Department of Transportation, si basa sulla containerizzazione – che consiste nel riporre i sacchi di spazzatura in dei contenitori lucchettati, invece di lasciarli sui marciapiedi, prima che vengano raccolti dalle squadre delle nettezza urbana. Posizionati, tra la fine di giugno e la metà di luglio, in diversi angoli delle strade e su Montague Street, i contenitori prodotti dall’impresa Citibin, di Brooklyn, sono alti circa 4,5 piedi e contengono fino a dieci sacchi della spazzatura da 50 galloni. Realizzati con pannelli compositi di bambù ecologico e alluminio verniciato a polvere, sono disponibili in diverse dimensioni e dispongono di un numero variabile di sportelli che si chiudono con una serratura- per evitare l’ingresso dei topi. Una soluzione funzionale, nata per schermare le buste dei rifiuti, rendendoli nascosti e più discreti. 

Il prima e il dopo l’installazione dei contenitori su Montague Street.©courtesy of Citibin

Il progetto sperimentale è stato intrapreso con lo scopo di verificare la realizzabilità in tutti e cinque i distretti. Diversi sono i funzionari comunali che -con i 15 Business Improvement District, in prima linea grazie allo scudo delle sovvenzioni- lavorano sul campo coadiuvati dal team di Citibin, : “ogni giorno impariamo cose nuove e moduliamo le scelte in base alle esigenze del tessuto urbano”, ci dice Liz Picarazzi, fondatrice e amministratore delegato di Citibin. Affinché il piano abbia successo è opportuno tener conto e studiare molte variabili: “come i tassi di partecipazione della comunità, i punteggi sulla pulizia, la fattibilità della manutenzione e il monitoraggio dei topi”, conferma il portavoce dei servizi igienici Vincent Gragnani. 

Diversi sono i parametri da rispettare durante la fase di produzione: i contenitori devono essere ininfiammabili, completamente chiusi, e non devono ostruire gli idranti o i passaggi pedonali. “ Non sono da sottovalutare le incognite sull’isolamento termico: quando piove e quando nevica ci sono infiltrazioni?”, precisa Liz Picarazzi. 

E mentre la calura estiva porta avanti la sua annuale cottura della spazzatura, riempiendo le narici di New York con aromi pungenti, alcuni residenti e commercianti si chiedono quando questi contenitori di nuova generazione arriveranno al loro angolo e se i costi dell’operazione -1,3 milioni di dollari- sono sufficienti per affrontare il sovraccarico dei cumuli di rifiuti. “In autunno testeremo i cassonetti in un quartiere residenziale di Hells Kitchen, sia per vedere se soddisfano le esigenze degli amministratori dei condomìni e sia degli addetti alla nettezza urbana”, dice Liz Picarazzi. “La gente è incuriosita, ma si impegneranno a utilizzarli?”, aggiunge. “Il successo o il fallimento dipendono dal prodotto, ma in parte anche dalle persone”. Fa eco Jessica S. Tisch, commissario del New York City Department of Sanitation, “per capirlo ascolteremo il parere dei servizi igienico-sanitari e dei capicantiere. Sono loro la voce delle strade.”

 

L’incognita del posizionamento dei nuovi contenitori dell’immondizia non ha risparmiato discussioni tra i cittadini e l’amministrazione pubblica: dislocarli sulla carreggiata significa rinunciare a posti auto (in una città storicamente restia a farlo), mentre sui marciapiedi si sottrae spazio ai pedoni. È uno dei punti critici oltre che un grattacapo politico, “la riassegnazione dello spazio stradale nella città più densamente popolata del Paese è da sempre controversa. La reazione burocratica è stata quella di rallentare la proposta di riforma”, ha dichiarato Eric Goldstein, direttore per l’ambiente della città di New York, del gruppo di difesa Natural Resources Defense Council. È di estrema importanza capire dove piazzarli, conferma il commissario Jessica S. Tisch, “i sacchi della spazzatura per le strade fungono da buffet per i ratti, è ora di cambiare le cose al pari di città come Parigi e Barcellona”.  

Nel frattempo la proposta, ingannevolmente semplice, viene pubblicizzata con campagne mirate sui social -diversi sono i filmati sugli account del New York Department of Sanitation- per fugare ogni sospetto di fregatura. “Non abbiamo la bacchetta magica”, ha dichiarato Joshua Goodman, vice commissario per gli affari pubblici del Dipartimento di igiene. “Tuttavia, la containerizzazione può rendere più puliti i marciapiedi”. Sul punto, Liz Picarazzi, ci spiega che è comprensibile lo scetticismo della comunità così come è importante abbatterlo attraverso un rilancio realistico e unitario. “Penso che i contenitori Citibin siano a prova di roditore e ideali nei distretti degli affari o davanti ai servizi commerciali. Chi vuole cenare accanto a una montagna di rifiuti? -e aggiunge- È questa la realtà ma, ritengo anche che, dove possibile, la città dovrebbe utilizzare cassonetti sotterranei”. 

 

Sperimentare modi per affrontare lo smaltimento della spazzatura non è una novità per New York. Un articolo pubblicato sul New York Times nell’agosto del 1873 elencava gli specifici isolati che erano “sporchi di immondizia”. Quasi un secolo dopo, nel 1967, un titolo del Times dichiarava che “la città stava combattendo una guerra persa contro le strade piene di rifiuti disseminati”. Nella sua infinita battaglia New York ha affrontato proteste e scioperi, nonché tagli ai posti di lavoro del Dipartimento di igiene, cercando al contempo di migliorare i propri strumenti: solo nel 1969, si iniziò a mettere i rifiuti in sacchetti di plastica; qualche anno dopo, vennero introdotti nuovi e presumibilmente migliori bidoni.  

Ogni giorno i newyorkesi gettano circa 10.500 tonnellate di rifiuti commerciali e residenziali e altre 1.700 tonnellate di materiali riciclabili. La maggior parte finisce nei sacchi dell’immondizia che la gente deposita sui marciapiedi, e l’ampliamento del servizio di compostaggio residenziale a bordo strada (che contribuisce a eliminare le fonti di cibo organico per i ratti)  è stato interrotto – da ottobre verrà reintrodotto nelle zone del Queens, secondo un comunicato del sindaco Eric Adams. “Se siete stanchi della puzza dei rifiuti questa è una tattica audace per l’igiene di New York”, ha dichiarato Adams durante un evento per presentare i contenitori Citibin. “Il futuro della città è in trasformazione”, ha aggiunto. 

Il prima e il dopo l’installazione dei contenitori a Times Square. ©courtesy of Citibin

La containerizzazione si pone in prima linea per questa sfida, con l’obiettivo di mettere in campo modalità di raccolta che garantiscano la tutela e la circolarità ambientale, con la massima efficienza possibile. È un tentativo ambizioso e in continua evoluzione: tutto -dalle viti, le chiusure ai piedini di livellamento- viene testato e perfezionato. “Il cassonetto sulla 41esima strada ovest è già stato sostituito – dice Liz Picarazzi- così come le nuove serrature (più comode da utilizzare)”. “New York non è più difficile di altre città, ma semplicemente diversa, il copia e incolla non ha mai funzionato”, aggiunge. “Stiamo facendo del nostro meglio e se potete costruire bidoni migliori, fatelo!”.

Come prevedibile, l’iniziativa ha suscitato contestazioni nel paese. Da un lato, se la corretta gestione dei rifiuti è indice di una transizione per un sistema moderno, dall’altro schiaccia i bisogni delle fasce meno abbienti che sopravvivono, in città, grazie al riuso degli scarti (sono 8mila i cittadini che si guadagnano da vivere riscattando lattine e bottiglie). “Se si diffonderà, in tutta New York, gli oggetti lasciati sui marciapiedi non saranno più accessibili”, ha detto Anna Sacks, un’attivista ambientale ed esperta di rifiuti che scrive su TikTok con il nome di The Trashwalker. “Dobbiamo pensare all’impatto su queste persone”. 

Ad ogni modo l’urgenza del problema è fuor di dubbio. E anche se sembra banale, la sola introduzione vera e sistematica di un piccolo cambiamento nel mondo dei rifiuti è una rivoluzione per New York. Lo conferma Lane Shepherd, panettiere presso L’Appartement 4F in Montague Street, “da quando i contenitori sono apparsi fuori al negozio sono entusiasta dell’atmosfera sigillata che ha la spazzatura. Non so se funzioneranno, l’importante è che tengano lontano i topi dai croissant!”.

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Maria Sole Angeletti

Maria Sole Angeletti

Tra i libri di diritto ha capito che la sua vera passione sono le parole. Si occupa di New York, cultura e fa interviste. Content creator, social media director e autrice di podcast.

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