Chiunque si appoggi ad un albero potrà scorgere con ogni probabilità come prima creatura una formica, e chiunque viva a New York è convinto che si trovino solo nei cespugli di Central Park o tutt’al più sui cordoli dei marciapiedi.
Idea smentita dai naturalisti e dalla stessa Lasius emarginatus, la nuova formica arrivata in città, che ama intrufolarsi negli appartamenti dei grattacieli, prediligendo i piani alti.
Non originaria degli Stati Uniti, questa singolare specie – trasportata involontariamente dall’uomo nell’anno 2011- è stata scoperta nei giardini della Columbia University a New York da Robert Dunn, biologo e professore presso il Dipartimento di ecologia applicata della North Carolina State University. “È nuova per il Nord America e crediamo che lo sia per il mondo intero”, ha dichiarato. “Le cerco con vigore, visto la loro importante presenza”. La L. emarginatus, divenuta ben presto invasiva, ha rapidamente soppiantato le famiglie delle formiche urbane autoctone e le è stato attribuito, in attesa di una nomenclatura più scientifica, l’appellativo di ManhattAnt.
Il mondo contiene 15.000 mila specie di formiche e a New York, ogni giorno, i pedoni camminano inconsapevolmente sopra eserciti di questi insetti. Proprio come i newyorkesi, sono un miscuglio di personalità e passano inosservate, confondendosi nell’habitat urbano. Si proteggono sotto i bordi delle strade e nelle intercapedini murarie, dove resiste un mondo complesso, con un’organizzazione perfettamente funzionale e integrata (si stima che le formiche di Broadway mangino l’equivalente di 60.000 hot dog all’anno).
“La grande potenza della nuova specie, ManhattAnt, sta tutta nello spirito di sopravvivenza e nella capacità di creare solidi legami”. E da quando si introduce spontaneamente negli spazi abitativi – con il suo carattere di feroce guerriera operosa – indispettisce i newyorkesi. “Vivo al venticinquesimo piano e in dieci anni non le avevo mai viste. Ora, appaiono di continuo”, dice Tania Paige, 45 anni.
“Questo perché vantano il comportamento sociale tra i più complessi del regno animale”, ci spiega Clint Penick, entomologo e assistente professore della Kennesaw State University. Esperto di insetti sociali – impegnato nello studio della mirmecologia – si è recato a New York con il suo team per comprendere l’improvviso successo della nuova arrivata. E dopo mesi di studi, dal suo laboratorio presso il Dipartimento di Ecologia, Evoluzione e Biologia Organistica, dello Stato di Kennesaw, ci regala scoperte su questi esseri microscopici e su cosa nasconda la lente dietro cui le osserva.
Dottor Penick, la formica Lasius emarginatus come ha raggiunto la città?
“Nell’ultimo anno abbiamo condotto analisi molto accurate. I risultati mostrano come sia una parente della formica dei campi di grano e provenga dall’Europa: probabilmente è arrivata a New York via nave”.
Che aspetto ha?
“È paffuta e bicolore. L’addome e la testa sono marrone scuro mentre la parte centrale è rosso-arancio. È facile da identificare dato che nessun’altra specie in città – e ne ospita tante – presenta le sue caratteristiche”.
La realtà urbana di New York non è un ostacolo per questi insetti? Quante specie si contano?
“Quando pensiamo alle città, non le consideriamo come ecosistemi, ma in realtà lo sono. New York accoglie oltre 40 specie di formiche, un numero paragonabile a quello degli habitat naturali fuori le metropoli. È una comunità sorprendentemente varia e, solo di recente, molte hanno iniziato a far parte del tessuto urbano. Sfruttando connotazioni peculiari suppliscono la lontananza dell’ambiente naturale e si adattano con facilità. Le piccole dimensioni non limitano la loro capacità di spostarsi e ognuna ha una propria indole. Dalla minuscola formica ladra – che, come suggerisce il nome, nutre le sue colonie con cibo rubato – all’astuta Tetramorium immigrans (formica dei marciapiedi), un insetto ferocemente territoriale che si annida sotto il cemento e si nutre di briciole. La più conosciuta, anche se oggi prevale la L. emarginatus”.
In poco tempo è riuscita a imporsi ed è diventata la mascotte non ufficiale di New York.
“Ha conquistato la città! Le prime che ho documentato, anni fa, vivevano solo nei parchi, poi hanno iniziato a muoversi, fino a prendere d’assalto i marciapiedi. Oggi, le colonie si trovano ovunque: dentro le fioriere di Times Square, lungo tratti di Broadway, e anche negli appartamenti. Li amano!”.
Sorprende scoprire ManhattAnt negli edifici della città. In genere la maggior parte delle formiche non si allontana dal suolo. Come spiega questo fenomeno?
“Anche io sono rimasto sorpreso quando le ho trovate nel bagno – al quarto piano – del mio alloggio a New York. Sono delle scalatrici! Le osservazioni rilevano come abbia una mobilità ascendente e ami metterla in pratica sui grattacieli, anche se predilige arrampicarsi sulle chiome degli alberi stradali. Per logica siamo arrivati alla conclusione che quelle avvistate dai newyorkesi, all’interno delle case, sono in cerca di acqua – e probabilmente non sono lì per restare. Questa formica si annida nel terreno, sotto i tronchi e, in tutti gli studi che abbiamo fatto, preferisce avere un habitat naturale”.
Di cosa si nutre?
“Non è interessata agli scarti degli alimenti umani. Rifiuta briciole di biscotto, pezzetti di hot dog o patatine, e preferisce cercare il cibo in autonomia. Le popolazioni delle formiche che vivono in ambienti urbani, di solito, tendono a modificare la dieta verso generi alimentari cittadini. I livelli di isotopi nelle formiche da marciapiede di Manhattan confermano il consumo di cibo spazzatura che trovano caduto a terra. La ManhattAnt si nutre di altri insetti, e di una sostanza chiamata melata – una secrezione zuccherina prodotta da afidi e insetti arborei”.
E nonostante il regime alimentare poco allineato con quello dell’uomo, riesce a sopravvivere a un ambiente altamente urbanizzato.
“Le infrastrutture cittadine sicuramente le isolano, ma il il loro corpo ha un contenuto di carbonio più elevato rispetto a quello delle altre formiche, il che forse le rende più adatte all’ambiente urbano. Sembrano molto affezionate a New York”.
Un affetto poco corrisposto dai newyorkesi che corrono ad acquistare esche avvelenate. Queste pioniere non invincibili è bene tutelarle più che eliminarle?
“È meglio cercare di allontanarle, anziché ucciderle. Sono piccoli insetti che hanno un ruolo fondamentale nell’ecosistema. ManhattAnt, in questo periodo dell’anno, non è impegnata a foraggiare (fa provvista da aprile a giugno ed è meno attiva nel mese di luglio), e quindi è piuttosto calma. Ritengo che la collaborazione dei cittadini sia essenziale.”
In che modo?
“Semplice! Se si incontra una L. emarginatus basta scattare una foto e caricarla su Project ManhattAnt, iNaturalist.org. Le segnalazioni degli avvistamenti aiutano gli scienziati a seguirla mentre si diffonde silenziosamente in città (è stata adocchiata anche nel New Jersey e a Long Island). Per favore non uccidetela!”.
Lei, amico fedele delle formiche, cosa si sente di dire a tutti coloro che tra le mura domestiche incontreranno ManhattAnt?
“Le formiche sono insetti puliti, non fanno alcun male e le L. emarginatus neanche pungono. Tenetele d’occhio e datele da mangiare acqua e zucchero. Non sono delle ficcanaso e creano meno problemi dei vicini di casa!”.