“Cara” New York. Tra inflazione, pandemia e guerra in Ucraina, la colazione preferita dei newyorkesi sta diventando proibitiva a causa dell’aumento dei prezzi. Lettaralmente impazziti.
Con un’inflazione salita dell’11,3% a giugno rispetto a un anno prima, così come riferito dal Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, i costi di produzione sono lievitati di quasi il 18% per i beni e di quasi l’8% per i servizi (rispetto a giugno 2021). E così, un panino con pancetta, uova e formaggio oggi viene venduto mediamente a sei dollari.
Ma questa non è che la ciliegina sulla torta di una crisi che morde da oltre due anni. Molti negozianti hanno dovuto fare i conti con difficoltà, legate ai due anni di pandemia, che non hanno lasciato scampo, abbassando la saracinesca. Altri si sono barcamenati tra mille ostacoli pensando, alla fine, di vedere la luce in fondo al tunnel. Che ha regalato, invece, un’inflazione con annesso rialzo di prezzi. La cartina di tornasole di questa situazione balza agli occhi camminando per New York: sui carrettini dello street food campeggia il menù e i relativi costi. In alcuni casi triplicati nel giro di pochi mesi.
Gli “ambulanti” si dicono amareggiati e chiedono aiuto al Governo affinché intervenga, arrestando la folle corsa dei prezzi. Ma si rivolgono anche ai clienti, chiedendo comprensione. Come fa Nino, per esempio, che vende la prima colazione ai newyorkesi sulla 5th Avenue.
“La pandemia prima, l’inflazione poi. I costi aumentano e noi subiamo questa crisi cercando di resistere; anche l’aumento di uno o due dollari non viene sempre capito dai nostri clienti ai quali chiediamo comprensione. Il caro vita coinvolge tutti”, spiega Nino.
Intanto, la Federal Reserve ha comunicato di aver aumentato i tassi d’interesse di tre quarti di punto (0,75%) per la seconda volta in due mesi, nell’ennesimo tentativo di contrastare la spirale inflazionistica che attanaglia l’economia statunitense.
La decisione è arrivata mercoledì pomeriggio a margine dell’incontro della Federal Open Market Committee, l’organismo responsabile della politica monetaria USA, che ha deciso di portare il tasso di riferimento in una forbice compresa tra il 2,25% e il 2,5%, ossia al livello più alto dal 2018 (l’America è entrata formalmente in recessione).
Facendo un giro nei supermercati, ci sono gli scaffali pieni con prezzi proibitivi.
Che New York sia una città cara si sapeva, ma la velocità dell’aumento appare straordinario. E non risparmia nessun quartiere. Ognuno affronta i costi dell’arrampicata come meglio crede e valuta. C’è chi continua ad acquistare e chi sceglie supermercati magari più lontani ma meno cari, dove gli scaffali strizzano l’occhio con offerte dell’ultimo momento in nome del risparmio.