Cinquanta opere da battere all’asta e realizzare il sogno di volare a New York. E così è stato. Luca Incatasciato, il clochard pittore più conosciuto di Roma, è nella Grande Mela alla ricerca di ispirazione e nuove esperienze. Rigorosamente di strada.
“New York mi fa bene, per me è come una medicina. Io qui mi trovo a mio agio”, ci racconta Luca che abbiamo incontrato a Times Square. È puntuale, puntualissimo, e ti aspetta al posto prestabilito. Con sé ha due borsoni, pieni di bozzetti, i riccioli scuri ribelli e una sensibilità disarmante.
Ti parla guardandoti dritto negli occhi. Scoperto dal gallerista romano Fabrizio Di Nardo, talmente colpito dalle opere di Luca da offrirgli i suoi spazi espositivi per vendere i quadri, Luca è arrivato a New York il 25 giugno scorso.

È stato ospite dell’Ostello internazionale che ha lasciato la notte scorsa. “Eh sì, ho lasciato l’ostello e stanotte ho dormito in un Parco”, racconta e aggiunge: “Sono stato bene, respiravo un’aria nuova, fresca. Mi ha rigenerato”, spiega l’artista che ha scelto di vivere per strada appena terminato il servizio di leva, nel 1996, lasciando la sua Sicilia con la quale ha sempre avuto un rapporto d’amore e odio.
Mai banale, Luca ha colpito il cuore di molti. Ha 45 anni e da quasi 20 abita a Roma, nel quartiere Monti. E proprio lì il cartello posto all’ingresso della galleria di Di Nardo, che invitava all’esposizione, non è passato inosservato.
Un giornalista Rai, Lino Lombardi, decide di dedicargli un servizio capace di dare un’ampia diffusione dell’evento. Un bel gioco di squadra, spontaneo, naturale tanto da spingere Lombardi a fargli da ufficio stampa e, soprattutto, fratello più grande, preoccupato per quel ragazzone solo solo a New York.

“Ho vissuto tutte le performances mentali, capisco le persone ancor prima che parlino”, dice il clochard pittore. “Ho vissuto tante di quelle esperienze, sai. La strada non è facile ma è una scelta che rifarei mille volte. Ho commesso qualche errore, ovviamente, e ho incontrato alcune persone che mi hanno fatto molto male, dentro”.
Sul futuro poi rivela: “Tornerò in Italia e acquisterò attrezzature utili ad esibirmi nel mio tour canoro. Sì, io canto e partendo dalla Francia vorrei girare l’Europa insieme alla mia arte”. Idee chiare anche sul futuro non professionale. “Non credo che mi sposerò, ma se dovesse accadere non farei figli, li adotterei. Crescere un figlio è una responsabilità e in questo mondo non mi piace”.
Ci salutiamo dopo un caffè.
Una serenità d’animo che colpisce in una New York che intimidisce. Ti stringe la mano, sorridendo. E si incammina. Ma dove vai, ora? “Girerò un po’ per questa zona, poi vediamo”. Gli raccomandiamo di stare attento.
“Dopo tanti anni vissuti per strada – sussurra – riconosco il pericolo”.