“Dio, quando hai creato l’Ucraina le hai dato così tante cose di cui andare orgogliosi, ma perché l’hai fatto?” “Certo che l’ho fatto”, risponde Dio, “ma piuttosto da’ un’occhiata a chi le ho messo come vicina…”. A citare questa vecchia battuta ucraina è il CEO della Self Reliance Federal Credit Union, Bohdan Kurczak. Nonostante l’Ucraina sia uno dei Paesi più alfabetizzati del mondo, rinomato per i vasti campi di girasole e l’abbondanza di grano, secondo Kurczak la patria dei suoi avi è destinata ad essere ostacolata per sempre dalla Russia.

Mentre il mondo segue con angoscia sui social media il dipanarsi di una potenziale terza guerra mondiale, con filmati dei bombardamenti russi in Ucraina e la graduale occupazione del territorio da parte delle truppe di Mosca, l’urgenza di aiutare unita a un sentimento di inutilità sta travolgendo molte persone che vivono all’estero, in particolare immigrati ucraini e ucraino-americani.
Nel Lower East Side di New York, l’affiatata comunità di discendenti e immigrati ucraini espone girasoli e bandiere bicolori in segno di solidarietà davanti alle vetrine dei negozi, ma anche incollati sui pali della luce o sui semafori.
Sulla settima strada tra la seconda e la terza avenue, di fronte alla chiesa cattolica ucraina di San Giorgio, uno studio chiropratico dell’East Village ha decorato le sue finestre con diverse bandiere giallo-blu. Il dottor Taras Odulak, un esperto chiropratico, sta facendo del suo meglio per destreggiarsi come al solito tra gli affari, mentre si occupa dei sempre più tristi aggiornamenti sulla sua seconda patria. “Sono cresciuto in questo isolato. La mia vita è a New York, ma la mia anima è in Ucraina”, spiega. Il dottore ricorda ancora l’occupazione sovietica, quando era poco più che un ragazzino. I suoi nonni ottennero una sponsorship americana e fuggirono oltreoceano, come molti altri ucraini che cercavano rifugio. Il nonno di Odulak era un sarto, sua nonna lavorava in una fabbrica di bottoni e, insieme, ebbero la fortuna di ricominciare e costruire con successo una nuova vita a ovest dell’Atlantico.
Per esprimere il disagio della sua comunità, il dottor Odulak condivide una storia recente di una sua paziente. “La settimana scorsa è venuta una giovane donna di nome Oksana, tutta in lacrime. Sua madre, che le aveva fatto visita dall’Ucraina come al solito, le ha detto che sarebbe dovuta tornare indietro per sua sorella”. Sarebbe stata molto più al sicuro qui in America, lontano dalla guerra, ma la madre non poteva abbandonare la sorella.

“Il mio timore principale è che l’Ucraina diventi una zona cuscinetto tra l’Est e l’Ovest, una sorta di agnello sacrificale”, dice Odulak. A suo avviso, le Nazioni Unite sono relativamente impotenti, la NATO sta facendo del suo meglio, e la triste realtà è che a meno che gli Stati Uniti non vogliano impegnarsi in una terza guerra mondiale, l’Occidente non invierà truppe per aiutare l’Ucraina. “Quello che si potrebbe fare, forse, è giocare allo stesso gioco di Putin. All’inizio, Putin ha detto che non avrebbe inviato alcun soldato”, aggiunge Odulak, suggerendo che gli Stati Uniti potrebbero inviare aiuti sotto mentite spoglie.
La speranza, però, non è perduta. Il dottor Odulak rivela che sua figlia, alla scuola di medicina, è riuscita a raccogliere ben 5.000 dollari nel giro di pochi giorni. Il sostegno finanziario, secondo il medico, è il modo migliore in cui i cittadini americani possono aiutare l’Ucraina in questo momento. Le persone intorno a lui stanno mostrando un’immensa generosità, e Odulak si sente incoraggiato dal loro aiuto.

Proprio come il dottor Odulak, anche l’amministratore delegato della Self Reliance Federal Credit Union, Bohdan Kurzcak, si aggrappa alla speranza. Da buon cattolico, Kurczak dice che pregare è una delle migliori maniere per aiutare l’Ucraina, malgrado non lo sembri a prima vista. “Dio risponde a tutte le preghiere, ad alcune ora e ad altre più tardi”, dice Kurczak. La sua banca di credito cooperativo è stata fondata per assistere gli immigrati ucraini con le loro finanze, aiutandoli ad adattarsi al sistema bancario americano con l’aiuto di impiegati bilingue.
Nato ad Astoria, NY, Kurczak ricorda che i suoi genitori ebbero grandi difficoltà quando migrarono in America, lottando per trovare un lavoro dopo la seconda guerra mondiale, quando anche i militari americani erano ormai tornati dal fronte e cercavano un’occupazione.
A differenza di Odulak però, molti degli amici di Kurczak, i cugini e i membri della famiglia della moglie sono ancora in Ucraina. La maggior parte della famiglia, ha spiegato Kurczak, si è trasferita in Polonia o si trova in Ucraina occidentale, dove la vita quotidiana sembra ancora scorrere normalmente. Tuttavia, Kurczak spiega che lo stesso non si può dire di molti ucraini anziani. “Sono vecchi e questa è la loro terra. Hanno già visto tutto in passato e resisteranno”. Durante una chiamata Zoom con uno dei suoi colleghi in Ucraina, Kurczak afferma di essere riuscito a sentire distintamente le esplosioni in sottofondo nei brevi momenti di silenzio.
Per quanto riguarda il coinvolgimento degli Stati Uniti, da ucraino americano Kurczak comprende entrambi i lati della medaglia. “La maggior parte degli ucraini sostiene che Stati Uniti ed Europa non stiano facendo abbastanza, vorrebbero che inviassero più truppe. Intellettualmente, lo capisco; emotivamente, no”. Tuttavia, data l’influenza della potenza nucleare russa, Kurczak è solidale con la posizione dell’America. Inoltre, è sollevato nel vedere un significativo sostegno finanziario da parte degli Stati Uniti, le attrezzature militari inviate da aerei in Polonia e Paesi europei come la Germania che hanno deciso di fornire armi alla resistenza.
“Credo davvero che Putin sia mentalmente disturbato”, dice Kurczak. Secondo lui, il presidente russo non comprende la portata del danno che sta creando. Per di più, le sanzioni degli Stati Uniti danneggeranno immensamente l’economia russa, ma potrebbero far scricchiolare anche quella statunitense. Kurczak pensa che Biden avrebbe dovuto approvare prima le sanzioni, e non è sicuro che Washington si sentirà totalmente a suo agio finché non potrà contare sull’autosufficienza energetica. Però, sebbene la Russia sembri la più grande preoccupazione al momento, Kurczak si dice più intimorito dall’ascesa della Cina a lungo termine. “Sono entrambi malati, naturalmente, a modo loro. Ma mentre Putin è più volatile, il Governo cinese ha un maggiore controllo sul proprio popolo e il suo potere crescente è una minaccia molto più grande per gli Stati Uniti”.
L’Ucraina è già stata occupata in passato, sottolinea Kurczak. Secondo lui, la guerra continuerà a mietere vite e la Russia, inevitabilmente, occuperà il Paese. Tuttavia, crede che prima o poi l’Ucraina risorgerà, come già fatto nel 1991.
A pochi isolati di distanza, tra la nona strada e la seconda avenue, c’è il negozio di carne dell’East Village gestito da J. Baczynsky, che serve kielbasa affumicata casareccia e pierogi freschi che attirano i passanti con il loro profumino frizzante. Questa vera e propria istituzione rionale è stata aperta nel 1970 da Julian Baczinsky, un umile immigrato ucraino determinato a realizzare il suo sogno americano come macellaio. Il direttore del negozio, Andrew Ilnicki, esce dalla cucina indossando ancora i guanti bianchi in vinile usa e getta. Accetta la nostra intervista, nonostante sia evidentemente stanco dell’asfissiante presenza della stampa dall’inizio della guerra. “Tutti ci chiedono ‘Come vi sentite?’ Ovviamente, non bene”, dice Ilnicki. Tuttavia, ha profondamente a cuore la sua eredità e vuole condividere la sua storia.

Ilnicki è cresciuto in Ucraina, da padre polacco e madre ucraina. Data la provenienza dei suoi genitori, Ilnicki si sente strettamente legato ad entrambi i Paesi, nonostante le tensioni verificatesi tra Ucraina e Polonia dopo la seconda guerra mondiale. Nel 1980, Ilnicki, suo fratello e i loro genitori si sono trasferiti tutti insieme a New York. Anche se Ilnicki da allora si è fatto strada come rinomato macellaio nell’East Village, ci fa sapere che suo fratello ha seguito una strada totalmente diversa; ha infatti deciso di studiare teologia a Roma a metà degli anni ’90 ed è stato infine ordinato sacerdote da Giovanni Paolo II. Come Kurczak, anche Ilnicki si trova a pregare più spesso in questi tempi difficili, anche se non così tanto da volersi unire a suo fratello nel sacerdozio. “Molte persone dicono che dovrei essere più religioso come mio fratello, ma siamo persone diverse”, dice Ilnicki, soddisfatto della sua scelta di carriera.
Mentre Ilnicki ricorda nostalgicamente i numerosi viaggi estivi in Italia e quanto poco costasse ai tempi il noleggio di un’automobile, un amico entra nel negozio e interrompe il suo flusso di pensieri. Peter Nowicki è il responsabile della gestione delle garanzie presso Wedbush e un maestro di sci certificato presso la Windham Mountain Ski School. Entra con il suo cane nero di taglia media Minnie per fare una visita a Ilnicki e dimostrargli il suo supporto. Nowicki si è trasferito a New York 20 anni fa e ha incontrato Ilnicki grazie alla scuola dei loro figli, la Epiphany School.
“Sono polacco, ma Andrew è uno dei miei più cari amici ucraini e ho voluto fare un salto. Storicamente, Polonia e Ucraina non sono sempre state amiche, specialmente da quando gli ucraini perseguitarono gli ebrei durante la seconda guerra mondiale – mio padre era ebreo”. A causa della doppia discendenza di Ilnicki, tuttavia, i due amici sono stati in grado di costruire un forte legame e Nowicki ora si sente vicino alle difficoltà dell’Ucraina.
Ciò a cui l’Ucraina aspira, secondo entrambi gli amici, è raggiungere uno status di completa indipendenza come quello polacco. Ora, però, le aspirazioni ucraine sembrano più fuori portata che mai. “Andrew e io abbiamo già visto tutto e sapevamo che la situazione precedente era troppo bella per essere vera; sapevamo che sarebbe successo qualcosa. Putin è un uomo del KGB, quello che sta facendo è copiato dal manuale di Hitler. Ciò che è diverso ora è la minaccia di una guerra nucleare, prima non c’era”, dice Nowicki.

Nowicki dubita che l’America invierà truppe rischiando di iniziare una vera e propria terza guerra mondiale, mentre Nowicki prevede che l’economia soffrirà a livello internazionale. “Noi stiamo bene. Prenderemo quello che ci capita, non importa cosa”, dice Ilnicki. Quelli che soffriranno di più, aggiunge Nowicki in accordo col compare, sono le giovani generazioni che devono ancora farsi una carriera.
Riflettendo sulla posizione degli Stati Uniti e le strategie politiche della Casa Bianca nella guerra russo-ucraina, Nowicki prova delusione verso il Governo americano. “La no-fly zone sarebbe un errore enorme e Biden avrebbe dovuto sanzionare la Russia molto prima, quando Zelensky glielo aveva chiesto già prima della guerra”. Nowicki aggiunge: “Il problema è che Trump era un buffone e Biden è semplicemente troppo vecchio”. Anche se Nowicki esprime molta ammirazione per Zelensky, teme che l’Ucraina da sola non abbia alcuna possibilità contro le forze russe.
Dopo la cupa conversazione, i due amici sospirano e sorridono consapevolmente. Prima di riprendere il suo lavoro in cucina, Ilnicki va a prendere dei dolcetti per Minnie da dietro il bancone. La giornata andrà avanti come le altre.
Traduzione di Gennaro Mansi
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