Starbucks, colosso nordamericano del caffè, è nell’occhio del ciclone per la sua reazione alla formazione di sindacati tra i suoi dipendenti.
Da anni, infatti, baristi e cassieri si lamentano delle condizioni lavorative e dei salari inadeguati nelle circa 9.000 location dell’azienda, peggiorate ulteriormente nel corso della pandemia. I portavoce di Starbucks, pur sostenendo di essere aperti alla formazione di sindacati, sono però noti per aver licenziato diversi dipendenti accusati di aver violato regole aziendali nel tentativo di far parte delle cosiddette trade unions.
Hell yeah! Nothing like the smell of union coffee in the morning ☕️✊🏽
Congrats to @SBWorkersUnited in Buffalo for making the first unionized Starbucks in the US!
When we visited last month, workers shared the immense pressure they were under. Proud of them for pulling through. https://t.co/pQyWWIFyix
— Alexandria Ocasio-Cortez (@AOC) December 9, 2021
Più di 60 sedi della famosa catena hanno cercato di organizzarsi in questo senso negli ultimi mesi, e almeno due a Buffalo, NY ci sono riuscite. Questa mattina, inoltre, quattro ristoranti tra New York e Long Island, inclusa la roastery del Meatpacking District (simile allo Starbucks di Milano) hanno indirizzato una petizione alla National Labor Relations Board chiedendo di unirsi all’associazione Workers United. Quest’ultima, dal 2009, lotta per una maggiore dignità sul lavoro in Canada e negli Stati Uniti.
Se la richiesta venisse approvata, i lavoratori dei quattro caffè voterebbero il 3 marzo, potendo decidere di universi per ottenere migliori salari, pensioni e assicurazioni sanitarie.
Proprio questa settimana, sette dipendenti di Starbucks sono stati licenziati a Memphis, in Tennessee, dopo aver richiesto che il loro negozio si unisse ad un sindacato.
Starbucks corporate is currently firing virtually the entire union leadership in Memphis after they spoke to the media. They are repeating history by retaliating against unionizing workers. The arc of Starbucks’ union-busting is long, but it bends toward losing. https://t.co/ksgCFmNI0c
— SBWorkersUnited (@SBWorkersUnited) February 8, 2022
Secondo l’azienda, gli ex baristi avrebbero violato la politica della società invitando una rete televisiva ad intervistarli proprio all’interno della sede in questione, dopo l’orario di chiusura. I sette lavoratori, e l’alleanza Starbucks Workers United, hanno invece accusato la società di aver agito solo per evitare che un’altra delle proprie sedi si unisse ad un sindacato.
Oltre ai lavoratori, decine di politici newyorkesi supportano l’unione dei dipendenti per condizioni lavorative migliori. Per questo motivo, nella giornata di giovedì, hanno sottoscritto in maniera congiunta una lettera rivolta al portavoce di Starbucks. Tra le firme, vi sono anche le politiche progressiste locali Alexandria Ocasio-Cortez e Tiffany Cabán.
“New York è una città di sindacati, dove non c’è spazio per le attività anti-sindacali,” hanno scritto. “Crediamo che questi sforzi organizzativi creeranno un futuro più forte e sostenibile per Starbucks, i lavoratori, la città ed il nostro stato.”