Sulle prime due rampe della spirale del museo d’arte moderna e contemporanea tra i più importanti al mondo, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, è stata allestita la mostra delle opere di Etel Adnan, “Light’s New Measure”, curata da Katherine Brinson e Lauren Hinkson, fino al 10 gennaio 2022. In concomitanza con la grande retrospettiva di Kandinskij aperta a inizio mese. I lavori di Adnan, come quello di Kandinskij, presentano sfere vibranti e fluttuanti all’interno di paesaggi minimalisti, suggerendo corpi celesti che evocano il carattere sconfinato dell’universo, elementi che ben si conciliano con la purezza astratta dei grandi spazi del Guggenheim. Nel corso della sua vita durata quasi un secolo, Etel Adnan, ha espresso la sua prodigiosa visione creativa e intellettuale in molte forme. Oltre ad essere un’artista visiva, è stata una famosa poetessa, un’importante giornalista e l’autrice di Sitt Marie Rose, uno dei romanzi che definiscono il mondo arabo moderno.
La biografia di Adnan è notevole per la sua ricca convergenza di influenze culturali. Nata in Libano da madre greca e padre siriano; è cresciuta parlando francese, arabo e greco; e da adulta ha vissuto per lunghi periodi oltre che in Libano, negli Stati Uniti e a Parigi. Mentre lavorava come professoressa di filosofia nel nord della California, le se rivela per caso la pittura, a 34 anni, mentre copia una poesia in arabo in un acquerello. Il momento è epifanico, anche se verrà apprezzata come pittrice in età tarda: “A essere onesta, non mi aspettavo un riconoscimento. Ero felice di andare avanti”. Arriva il successo e accumula negli anni presenze nelle più importanti istituzioni museali del mondo, a partire da Documenta 13 del 2012, la mostra di arte contemporanea che si tiene ogni cinque anni a Kassel, in Germania, fino alla biennale del Whitney di New York, ma la sua scomparsa, il 14 novembre scorso, all’età di 96 anni, rende l’attuale mostra con la tranquillità dei suoi dipinti luminosi e sensuali, miracolosa.
“Emanano energia, ti proteggono come talismani”, ha dichiarato la compagna e artista, Simone Fattal. E non sbaglia perchè la sua arte visiva è un distillato intensamente personale della sua fede nello spirito umano e nella bellezza del mondo naturale. Una volta ha dichiarato: “Dipingo ciò che sono”. Adnan ha creato i suoi dipinti in modo deciso e intuitivo. Seduta alla sua scrivania con le sue piccole tele distese, utilizzava una spatola per applicare la pittura a olio sulla tela, spesso direttamente dal tubo, con passaggi decisi sulla superficie così da rendere il fulcro delle composizioni la bellezza immediata dei colori. Come in tre dei dipinti presenti nella mostra, tutti del 2010, dove tre bande di colore radioso creano il cielo e il mare di una lucidità sorprendente e un sole basso che sembra bruciare anche se tramonta.
Sul sito del Gughenaimm, in un’apposita pagina, è possibile ascoltare cinque tracce descrittive, ognuna dedicata ad alcune delle opere esposte e diversi file audio, delle curatrici Katherine Brinson e Lauren Hinkson, che discutono di come l’arte visiva dell’artista, rifletta il suo lavoro di poetessa e il suo background multilingue; oltre che alcuni estratti delle poesie, letti da lei. A chiudere la mostra, il 10 gennaio, sarà un incontro di poeti intergenerazionale, in collaborazione con l’Academy of American Poets, per offrire letture e riflessioni in onore del compianto. Il costo dei biglietti è di 35$, per gli adulti, con una riduzione per gli iscritti al museo e per gli studenti, acquistabili sul sito. In questo periodo storico spesso incolore, i dipinti di Adnan, “sono come un balsamo e ti permettono di scivolare in un raggio di calda luce pomeridiana”, ha scritto il New York Times. Lo stesso raggio di luce che non ha smesso di brillare nelle gallerie del Guggenheim mentre lei silenziosamente scivolava via.