A Novembre, come da tradizione e il giorno dopo il Ringraziamento, tornerà da due anni di blocco pandemico “Lo Schiaccianoci”, il popolare balletto musicato da P. Čajkovskij nel 1892, tratto da un racconto di E. T. A. Hoffmann e riadattato da A. Dumas. Creato nel 1954 per il New York City Ballet dal celebre coreografo George Balanchine, è diventato subito il simbolo della tradizione americana, tanto da essere rappresentato ogni anno al David H. Koch Theater e non aver mai subito interruzioni, fino a che lo scorso anno New York ne è rimasta orfana.
“Lo Schiaccianoci” è uno dei balletti teatrali più amati dai newyorchesi: bambini, adulti e appassionati di danza riempiono la platea e le gallerie per assistere a uno dei più complessi e fiabeschi spettacoli del repertorio del New York City Ballet. Con un quasi ininterrotto “sold-out” al botteghino, la popolarità del balletto è tale da rendere indimenticabili le festività natalizie di tutte le età, catturate dalla musica di Tschaikovsky, dalla coreografia di Balanchine, dai sontuosi costumi di Karinska e dai magici set di Rouben Ter-Arutunian.

Anche il fantasioso capolavoro, però, sembra non essere uscito illeso dalla pandemia e la nuova stagione torna con inaspettate regole a causa dell’ondata della variante Delta. All’interno del cast per permettere lo svolgimento in sicurezza dell’intera produzione non saranno infatti ammessi i bambini sotto i 12 anni di età, per i quali non è ancora stata concessa l’autorizzazione per vaccinarsi, saranno comunque accolti tra il pubblico, dopo aver esibito i risultati del test negativo del coronavirus. “Questo è davvero l’unico modo per portare avanti la produzione in sicurezza”, ha detto in un’intervista Jonathan Stafford, direttore artistico del New York City Ballet. Un grande stravolgimento considerando che i bambini sono un punto fermo visto le tante interpretazioni che ricoprono nello spettacolo: dai bastoncini di zucchero, agli angeli, fino a rivestire i ruoli di protagonista (Charlotte Nebres, nel 2011, fu la prima afroamericana di 11 anni a interpretare la piccola Marie).
Per non sconvolgere l’impatto visivo dello spettatore, diversi sono gli accorgimenti apportati: primo fra tutti i laboratori sartoriali hanno riadattato e ridisegnato i costumi (150 in totale per ogni performance e gli unici ancora in uso della produzione originale del 1954 sono il mantello della nonna e le applicazioni ricamate sui costumi femminili nella danza del tè) per le corporature dei bambini più grandi, sono stati poi scelti adulti più alti per far si che non si noti la differenza della statura in alcune scene ed è stato assunto un epidemiologo affinché vengano prese decisioni mirate per proteggere la salute della compagnia. Lo spettacolo sarà un vero e proprio test per verificare se si può di nuovo operare in sicurezza. Lo schiaccianoci è sicuramente uno spettacolo impegnativo in pandemia ma “Non possiamo passare un altro anno senza questo tipo di evento che porta le famiglie a teatro”, ha dichiarato Jonathan Stafford.

Niente verrà mutato della storia e dei suoi elementi scenici dagli effetti visivi grandiosi, come il momento della crescita dell’albero di Natale (alto 12 metri e pesante 1 tonnellata) che evoca udibili sussulti di incredulità da parte del pubblico a ogni esibizione o il monumentale vestito di Mamma Zenzero, senza tralasciare lo stupore del cambio di scena a vista che introduce Marie nel bosco incantato, fino al luccichio della copiosa e poetica nevicata (i fiocchi vengono raccolti e conservati dopo ogni performance per il riutilizzo).
Lo stile di Balanchine ipercoordinato, articolato e veloce anche quest’anno saprà trasportare il pubblico nella Terra dei Dolci, dove i due bambini verranno accolti (atto sedondo) dalla Fata Confetto e sul finale una slitta trainata da renne si librerà in volo. Nessuno baderà alle differenze perché indipendentemente dall’estetica o dalla versione che si sta osservando, questo balletto rimane nel cuore delle persone e accompagna gli adulti di oggi a tornare bambini ogni Natale.