Chi l’ha detto che la carta stampata non ha futuro? Una piccola edicola nel quartiere del West Village, a New York City, continua a radunare, come in un tempio, gli amanti del cartaceo, una specie creduta in via d’estinzione. Conosciuta proprio come la “mecca delle riviste”, Casa Magazines riesce a stento a contenere, nel suo spazio di 20 m2 circa, le più di 3 000 pubblicazioni, che vengono così a occupare ogni angolo del negozio, incluso il pavimento.
A guidare i clienti tra il mare di titoli c’è Syed Khalid Wasim, per gli amici Alì, da 19 anni impiegato dell’edicola e ribattezzato dai residenti di lunga data “il guardiano del West Village”. Come molti negozianti del quartiere, Alì è un immigrato. Di origine pakistana, è arrivato negli Stati Uniti all’età di 16 anni e con New York è stato subito amore a prima vista. È qui che ha incontrato Mohammed, un altro immigrato di origine indiana, comproprietario e gestore dell’edicola dal 1995.

L’edicola di per sé esiste da 75 anni, ma prima di Mohammed non aveva molto successo. Oggi invece, le vendite sono tali che è stato nominato dal New York Times “the last king of print” (l’ultimo re del cartaceo). Un titolo d’onore, considerata la crisi della stampa che continua a decimare sempre più edicole in città, facendole passare da 1 500 negli anni ‘50 a circa 300 nel 2015. Il suo segreto? Innanzitutto il quartiere. Il West Village offre la prossimità non solo con molte case di moda – grandi consumatrici di riviste – ma anche quella con un pubblico d’eccellenza. Un tempo sede degli artisti bohemien sottopagati, oggi è rimasto un hub creativo popolato da scrittori, fotografi, pubblicitari, attori e architetti, questa volta di successo, disposti a spendere anche 20 euro per una sola rivista. A unirli, l’amore per la carta, che non si limitano solo a comprare, ma che celebrano, difendono e promuovono sui social media a suon di hashtag “long live print” (lunga vita alla stampa).

Ma la prossimità da sola non basta. L’edicola deve la lealtà del suo pubblico alla sua ampia scelta di giornali e riviste – anche in lingua straniera – che l’hanno fatta diventare realmente la Casa di tutti i ‘magazines’. Affermatasi col tempo come una vera e propria istituzione per la stampa, la sua fama ne ha poi attirata altra. L’edicola è infatti frequentata da importanti nomi del mestiere come Graydon Carter, ex-editore di Vanity Fair e André Leon Talley, ex-editore di Vogue, e da celebrità del mondo della moda, della letteratura e del cinema, come il noto saggista Malcolm Gladwell – autore del best seller Il punto critico – e le attrici Sarah Jessica Parker e Julianne Moore, tra i clienti più affezionati. Molti si fanno regolarmente immortalare mentre visitano Ali, felici di posare insieme alle loro riviste per promuovere l’edicola e la carta stampata, in quello che potrebbe sembrare un movimento del WWF ma per la salvaguardia del cartaceo. È stata proprio questa grande affluenza di celebrità a dare visibilità all’edicola sui social media dopo che, nel 2017, un’amica di nome Felicitas – soprannominata Happy – ne ha preso in mano gli account.

L’edicola è parte integrante del quotidiano di molti residenti del quartiere di Manhattan. Polly, che vive nel West Village da sei anni, ci va per esempio tutti i sabati. Per lei è come un rituale e, pur potendo ordinare le stesse riviste online e a un prezzo inferiore, mi confessa che preferisce andare all’edicola per salutare Ali e fare due chiacchiere con i vicini, scambiando con loro idee e biglietti da visita. Come Polly, i clienti dell’edicola non tornano solo per i suoi numerosi titoli, ma per la particolare atmosfera che vi si respira. Appena varcata la soglia, ci si sente subito parte di una grande famiglia: le celebrità scendono dal loro piedistallo per abbracciare Ali e raccontargli dei propri figli, che in molti casi ha visto crescere; autisti dell’autobus vengono a trovarlo nella loro ora di pausa per farsi due risate; alcuni gli lasciano addirittura il cane o i bambini, mentre continuano le loro commissioni nel quartiere. Grazie alla sua esuberante e amichevole personalità, Ali veste contento i panni di genitore, confidente e dogsitter. “La vita non è fatta solo di soldi e di affari” – mi spiega con tono solenne – “per questo io tratto tutti i miei clienti come miei familiari”.

Molti vengono da lui anche per cercare lavoro. Happy era tra questi, quando, arrivata dalle Filippine nel 2010, ha trovato in Ali e Mohammed un vero team di supporto, in un periodo in cui non conosceva ancora nessuno. “A differenza di altre edicole” afferma “quando compri a Casa non si tratta solo di una transazione, loro vogliono davvero sapere come stai”. Mi racconta per esempio di come hanno aiutato un suo amico a preparare un colloquio per la redazione del Wall Street Journal, regalandogli ogni giorno gratuitamente le copie del giornale, che l’ha poi assunto.
L’edicola diventa così un piccolo palcoscenico dove passa in rassegna tutto il West Village. Entrano ed escono personaggi di tutti i tipi e di tutte le nazionalità, come solo a NYC ne puoi trovare, in un intercalare di risate, battute e colpi di scena che ti fanno dimenticare il motivo per cui eri entrato. Tra una battuta e l’altra, si rafforzano inoltre i rapporti di buon vicinato, da sempre fondamentali nell’ingranaggio della ‘città che non dorme mai’. Lo aveva già notato il celebre scrittore americano E.B. White che, nel 1948, descriveva New York City come un “composto di decine di migliaia di minuscole unità di quartiere”. Non c’è quindi da stupirsi se, durante i mesi di chiusura per via del COVID-19, l’edicola ha ricevuto innumerevoli donazioni e grandi prove di solidarietà. “Ho progettato, diretto arte, lanciato riviste per 17 anni” mi spiega Matt Willey, l’Art Director del New York Times Magazine. “Casa ha sempre avuto tutto ciò su cui abbia mai lavorato, ha sempre sostenuto l’industria della stampa”. Ora è stato lui a sostenerli, partecipando a Merch Aid, un’iniziativa che aiuta le piccole imprese durante la pandemia attraverso la vendita di prodotti esclusivi ideati da vari artisti (la maglietta che ha dedicato a Casa Magazine è andata subito a ruba).

Come per Ali e Mohammed, le restrizioni legate al coronavirus hanno aggravato la situazione economica di molti negozianti storici del West Village, già precaria a causa degli affitti esorbitanti. Questo ha risvegliato vecchie paure tra i residenti locali che temono nuovamente per l’identità del quartiere, in continua trasformazione dagli anni ’90, anni in cui le grandi catene di moda (e non solo) hanno iniziato a rimpiazzare le botteghe artigiane. Un fenomeno purtroppo noto a chi vive da anni nella Grande Mela, e di cui aveva parlato anche la regista newyorkese Norah Ephron nel suo iconico film C’è posta per te (1998).
“I piccoli negozi che un tempo rendevano un quartiere interessante, dandogli carattere, oggi sono costretti a chiudere” aggiunge Matt. “Voglio credere che posti come Casa Magazine possano sopravvivere”.
I sostenitori dell’edicola non stanno quindi lottando solamente per la sopravvivenza del cartaceo, ma anche per quella del loro amato quartiere. Inutile dire che quando Casa ha riaperto le sue porte, i due edicolanti sono stati festeggiati con lo stesso entusiasmo che hanno i vecchi compagni di scuola quando si ritrovano a settembre. Nonostante qualche disagio nella catena di approvvigionamento, che ogni tanto costringe ancora Alì a scusarsi con i clienti per non disporre di un titolo – non senza imbarazzo, lui che li ha sempre avuti tutti – il guardiano del West Village non si perde d’animo, incoraggiato dalla progressiva riapertura della città.
New York non è solo la Statua della libertà, il Ponte di Brooklyn o la guglia illuminata del Chrysler Building che ogni notte, come la stella polare, funge da bussola fra i grattacieli di Manhattan. A renderla veramente unica sono luoghi più comuni, che passano spesso inosservati ma che sono in realtà la vera linfa del quartiere a cui appartengono. Perciò, la prossima volta che camminate per le strade della ‘città che non dorme mai’ – COVID-19 permettendo – fermatevi anche voi in questa piccola edicola e riscoprite la New York di un tempo, che qui è ancora quella di oggi e, con un po’ di fortuna, quella di domani. Non temete se a sfogliare una rivista accanto a voi dovesse esserci qualche vostro idolo, ci penserà il sorriso di Alì a farvi sentire subito a Casa.
