Rimangono ancora pochi giorni, fino al 1 agosto, per andare al Metropolitan Museum of Art e vedere “Alice Neel: People Come First”. Una mostra epocale di oltre 100 dipinti, disegni e acquerelli che ritraggono paesaggi stradali, natura morta e ritratti che sono considerati le opere più prestigiose di Alice Neel. La pittrice e attivista statunitense, morta nel 1984, sta vivendo una rinascita grazie alla sua più grande retrospettiva mai vista a New York, ospitata nelle gallerie del Met dove in genere stazionano personaggi storici come Michelangelo, Delacroix e Courbet.
Questo è un segno che i lavori dell’artista sembra siano destinati a diventare iconici al pari di Vincent van Gogh e David Hockney. Il passato difficile di Neel e la sua educazione a Colwyn, in Pennsylvania, il contributo alla Works Progress Administration sotto l’amministrazione Roosevelt, le hanno permesso di diventare una figura cruciale a New York, passando dal Greenwich Village allo Spanish Harlem, prima di trasferirsi nell’Upper West Side all’inizio degli anni Sessanta.
Le opere da lei compiute, negli anni ’30 fino alla fine degli anni ’50, mostrano quanto sia stata fondamentale la città per la sua formazione e quanto la sua visione e il suo lavoro siano vivi nel dibattito contemporaneo. Ha dipinto le persone intorno a lei, ai margini della società, come la sua vita dura, complicata e talvolta spezzata dal dolore e dagli addii. Tanti dei suoi traumi furono aggravati dalla sua esigenza inderogabile di dipingere. Solo con il passare dei decenni, galleristi e collezionisti si accorsero della potente bellezza conferita ai ritratti.
Alice Neel è ritenuta un’artista più che attuale, dato che molto prima dei movimenti Black Lives Matter, Lgbtq e #MeToo, ha documentato in modo straordinariamente incisivo le diversità degli Stati Uniti: dai neri di Harlem ai leader dei diritti civili e femministi, dai figli degli immigrati ai transgender vicini a Andy Warhol. Come lei stessa ha dichiarato, “ho dipinto la vita stando dentro alle vite delle persone, perché adesso è adesso”. Da tempo era attesa in un importante museo di New York che sapesse abbracciare la sua intera carriera e i curatori della mostra sono stati in grado di comprendere profondamente il suo lavoro e il suo ruolo nella storia nell’arte del ‘900, tanto da far amare la composizione dei suoi dipinti (che contengono molti riferimenti dell’Espressionismo) alle nuove generazioni.
Se da un lato, infatti, per i più affezionati è stata rafforzata la notorietà dell’artista americana, dall’altro molti giovani newyorkesi hanno scoperto e apprezzato i suoi lavori, proprio perché sensibili a temi attuali che Leen ha saputo affrontare in un passato che sembra rivivere. Per chi non l’avesse ancora scoperta, in questo weekend di fine luglio, sono previsti prima della chiusura, tre giorni di accesso esclusivo alla mostra: Giovedì 29 luglio, Venerdì 30 luglio e Sabato 31 luglio, dalle ore 9 alle 10. Per chi invece non riuscirà a raggiungere il Met, può sempre leggere l’edizione tascabile di Alice Neel: The Art of Not Sitting Pretty (David Zwirner Books), la biografia scritta da Phoebe Hoban o vedere il film a lei dedicato dal nipote Andrew Neel – che rivela una donna complessa e affascinante – prodotto raccogliendo i vecchi filmati di casa e interviste sincere di familiari e amici.