Dietro ogni grande città ci sono sempre delle grandi donne. New York City, come la più grande delle città, ha conosciuto le più grandi donne del mondo ma il mondo non si è sempre rivelato altrettanto grande, né riconoscente, né gentile nei loro confronti.
In un tempo non lontano e fino al 1965, una donna sola, se non era accompagnata da un uomo che garantisse per lei, non poteva soggiornare in un hotel o cenare nel suo ristorante. La signora Harriet Stanton Blatch nel 1908 citò a giudizio la Hoffman House che si rifiutò di consentire l’accesso al suo rooftop dopo le 18 senza un uomo che la accompagnasse. La corte le diede torto poiché “la condizione necessaria per consumare un pasto o una bevanda era di avere un accompagnatore maschio”. Anche donne colte e brillanti dovevano lottare per non essere viste solo come la moglie, la madre, la figlia o l’amante di… un uomo. Questa lotta contro gli stereotipi, la religione, la cultura e la morale può essere osservata attraverso la storia unica degli hotel di New York.
Ancora una volta, è quindi naturale che New York sia stato il luogo di nascita del primo hotel per donne.
Dall’inizio alla metà del XIX secolo un numero molto elevato di donne single si trasferì a New York sia per sfuggire alla povertà ma anche per esplorare la possibilità di una vita indipendente. Gli “Angeli della casa” (come venivano spesso descritte dagli uomini) erano stanchi di essere in realtà gli “Angeli delle pulizie di casa”. Probabilmente provavano quello che, nel 1973 ancora provava Betty Friedan quando scrisse: “Io pensavo, come le altre donne, che ci fosse qualcosa di sbagliato in me perché non provavo nessun orgasmo passando la cera sul pavimento della cucina”.
Spinte dall’aumento della richiesta di lavoro femminile e sebbene venissero pagate molto meno degli uomini (niente di nuovo), furono comunque finalmente in grado di assicurarsi un lavoro a pieno titolo. Nel 1840 solo il 10% delle donne aveva un lavoro, e nel 1920 si raggiunse il 24% (43% nel 1970 e 61% nel 2000), il che creò un serio problema per le donne lavoratrici e per la città: l’alloggio.
Senza alberghi o abitazioni che permettessero alle donne di alloggiare in sicurezza, esse finivano spesso in dimore molto pericolose e squallide. A differenza degli uomini, delle donne non ci si poteva fidare e non si poteva lasciarle “senza supervisione”, la loro morale, purezza e castità dovevano essere preservate; da qui l’apertura di “Case Morali”, spesso gestite da entità religiose, con regole molto rigide e ferree restrizioni che erano concepite per far rispettare “una sana condotta”, come le preghiere del mattino, visitatori solo nel parlatorio e nessun uomo. La matrona della casa era chiamata “madre” e le ospiti, “figlie”. La YWCA aprì nel 1891 al civico 14-16 della 16esima strada, l’affitto era da pagare in anticipo, niente cucina, lavanderia e l’elettricità veniva staccata alle undici di sera.
Nel 1878 sulla Fourth Avenue (Park Avenue) tra la 32esima e la 33esima strada aprì lo Stewart Hotel, il primo “Hotel delle donne lavoratrici” a pieno servizio. Venne commissionato dall’immigrato Irlandese e uomo d’affari Alex Turney Stewart che era diventato uno degli uomini più ricchi degli Stati Uniti e aveva fondato il primo grande magazzino di New York City al 280 di Broadway, (che è ancora in esistenza, ed è conosciuto per essere stata la sede del giornale New York Sun). Il Sig. Stewart dichiarò che l’hotel era stato realizzato per “giovani donne industriose… per promuovere la loro individualità e indipendenza”. Potendo ospitare 1.500 donne lavoratrici, era il più grande hotel dei suoi tempi. Lo Stewart Hotel esibiva in tutto l’edificio una magnifica struttura in ghisa con colonne e lunette e un elegante cortile; per sette dollari a settimana si poteva affittare una stanza privata mentre per sei dollari si condivideva la stanza. Purtroppo questo esperimento innovativo durò solo quarantacinque giorni: quando ci si rese conto che non era un investimento redditizio, fu rapidamente riadattato a hotel di lusso e ribattezzato il Park Avenue Hotel, il quale venne tragicamente demolito nel 1927, rendendolo uno dei tesori perduti di New York.
Occorrerà attendere fino al 1903 per la realizzazione di un altro hotel per donne. Il Redbury Hotel, come si chiama attualmente, venne realizzato in un elegante stile Renaissance Revival sulla 29esima strada tra Madison e Park Avenue. Aveva un nome tanto generico quanto inequivocabile: “Women’s Hotel” per poi passare a “uno, nessuno e centomila” nomi: The Martha Washington, Thirty Thirty, Lola, King & Grove e di nuovo Martha Washington e ora il Redbury. L’importanza del Martha Washington Hotel nella storia di Gotham è innegabile, era il concetto di femminismo applicato a un hotel, tanto che divenne anche la sede di un gruppo femminista: l’Interurban Women Suffrage Council. L’hotel riscosse un successo immediato con una lunga lista d’attesa.
Era infatti concepito per donne d’affari indipendenti come insegnanti, musicisti, scrittrici, medici, infermiere… tutti i servizi erano orientati per il loro benessere, una farmacia, una manicure, una sartoria e anche molte delle partecipazioni azionarie erano possedute da donne, sebbene vi fossero investitori famosi come John D. Rockefeller, Helen Gould e Olivia Sage. L’impatto dell’hotel fu tale che nel 1904 il New York Times parlò di tour organizzati davanti all’hotel. “Le guide turistiche l’hanno ora incluso (l’hotel) tra i luoghi d’interesse da indicare ai turisti provenienti da fuori città, facendo supporre che le residenti fossero un nuovo tipo di fenomeno da baraccone che non era ancora stato classificato in un museo o in uno zoo”.
L’Hotel non prevedeva le rigide restrizioni delle “Case Morali” e le donne avevano la stessa libertà che la loro controparte maschile aveva in altri hotel. Il Martha Washington Hotel ruppe un tabù quando nel 1933 chiese persino una licenza per gli alcolici, dato che “sia le donne che gli uomini utilizzano luoghi dove vengono servite bevande”. La poetessa Sara Teasdale e l’attrice Louise Brooks soggiornarono al Martha Washington Hotel, così come molte donne famose tra cui la star del cinema di Hollywood Veronica Lake che, a soli quarant’anni, dopo il crollo della sua carriera, viveva e lavorava al Martha Washington come cameriera sotto lo pseudonimo di Connie de Toth. Non appena i tabloid fecero trapelare la storia, i fan le mandarono dei soldi che le permisero un breve ritorno alla celebrità ma morì dieci anni dopo per alcolismo.
Dopo il 1920 le donne avevano appena ottenuto il diritto di voto, la città di New York era in piena espansione e molti nuovi hotel per donne, come il Virginia Hotel, l’Irvin, il Rutledge, (oggi Ramada Inn) aprirono le loro porte.
Due furono gli hotel iconici. L’Allerton Hotel progettato dall’architetto Arthur Loomis Harmon nel 1923 per conto del gruppo Allerton, il quale era conosciuto per la costruzione di hotel/club per uomini e donne single in tutti gli Stati Uniti, e il più famoso Barbizon Hotel, costruito dagli architetti Murgatroyd & Ogden. L’Allerton Hotel di New York, ora il Renaissance 57, aveva una sala da ballo, una biblioteca e un giardino pensile mentre il Barbizon disponeva anche di un’elegante lobby, una palestra e una piscina. Tutti i miglior comfort di quei giorni erano a disposizione delle clienti ed entrambi gli hotel ebbero un enorme successo. Molte delle più importanti donne single dell’epoca soggiornarono al Barbizon: la principessa Grace Kelly, Peggy Cass, Candice Bergen, Liza Minelli e persino “l’inaffondabile” Molly Brown. Tutto era disponibile tranne… gli uomini. Come riportato dal New York Times nel 1977: “a Hollywood, sono riuscita a far entrare un uomo nello Studio Club”, dichiarò l’attrice ed ex-residente Charlo Daniels, “Ma non qui, non al Barbizon, e non è che non ci abbia provato”.
Il magnifico Beekman Tower Hotel in stile art deco, chiamato anche Panhellenic Tower o “All Greek Tower”, fu invece costruito nel 1928 come club e hotel per le donne appartenenti alle confraternite universitarie, come si può notare dalle lettere greche scolpite nella facciata dell’hotel, e aveva un incredibile rooftop a cui si può accedere ancora oggi. Ma già da metà degli anni ’30 l’hotel aprì a una clientela sia maschile che femminile non appartenente a confraternite.
Al partire dagli anni ’70 gli hotel per donne, cosi come la stessa città di New York, andarono in crisi: i tempi infatti erano cambiati e anche per le donne single era diventato accettabile fare il check-in negli hotel tradizionali senza essere giudicate, ma non ovunque. Il Plaza Hotel, infatti, ancora nel 1969 fece rimuovere fisicamente il tavolo dove sedeva Betty Friedan dall’Oak Bar, allora “riservato esclusivamente agli uomini”.
Senza alcun senso dell’ironia il New York Times riportò nel 1977 un intervista dell’ex direttore del Barbizon, Hugh Connor, in cui affermava che dagli anni ‘40 agli anni ‘70 tutte le ospiti più giovani fino ai 28 anni erano classificate come “A”, dai 28 ai 38 come “B” mentre “C” era riservato per le donne più anziane. “Più giovani erano, meglio ci sentivamo”.
Gli hotel di New York avevano contribuito a creare un rifugio sicuro per le donne, mentre un rifugio sicuro dalla misoginia intrinseca degli uomini si è dimostrato molto più difficile da realizzare e parafrasando la canzone del Broadway show “Hamilton”: “tutti gli uomini sono creati uguali, ma le donne stanno ancora aspettando di essere incluse nel capitolo successivo”.