Occorrono doti di equilibrismo sopraffine per concorrere al ruolo di sindaco di New York City, a capo del più ampio dipartimento di polizia della nazione, di questi tempi.
Pochi giorni fa, dopo la condanna di Derek Chauvin per l’omicidio di George Floyd, tutti i maggiori contendenti la avevano celebrata come un importante passo avanti nei rapporti tra la società civile e le forze dell’ordine, abbracciando un futuro in cui il ruolo della polizia fosse ridefinito.
Oggi, alla luce della sparatoria avvenuta in Times Square in cui tre passanti sono stati feriti, tra cui una bambina, e a sole sei settimane dalle primarie, le domande sulla riforma del sistema di polizia richiedono una risposta molto diversa.
Tra i sostenitori dello slogan “defund the police” si contano diversi candidati Dem più radicali, da Stringer alla Morales alla Wiley – Stringer e Wiley propongono addirittura tagli di circa un miliardo al budget del dipartimento. Più cauti sono invece i due candidati moderati, Yang e Adams, che si contendono il posto di capofila nei sondaggi già da alcune settimane. La posizione dei due più probabili vincitori della nomination democratica (e dunque per estensione della carica stessa di sindaco) era molto diversa rispetto a quella dei colleghi: contrari a ridurre le forze dell’ordine, hanno concentrato la loro attenzione sulla disciplina, il training e la responsabilità degli agenti.
Il dibattito sul ruolo e l’eventuale riforma della polizia era già centrale, nella campagna elettorale. A New York si registra un preoccupante aumento delle violenze armate, salite del 166% nell’ultimo anno, che è stato il più sanguinoso del decennio: uno sfondo difficile per sostenere una riforma al ribasso delle forze dell’ordine. De Blasio tipicamente incolpa la pandemia di questi dati, con le tensioni sociali, la disoccupazione ed il malessere che ha comportato, ma il suo commissario di polizia Dermot F. Shea attribuisce piuttosto la responsabilità alle riforme della giustizia penale dello stato, che hanno accorciato la durata delle detenzioni.
Sulla questione della riforma della polizia e della sicurezza Adams è probabilmente il candidato più credibile, essendo un ex capitano della polizia afroamericano, che si sta proponendo proprio come il sindaco della legge e dell’ordine, in grado di ricongiungere nella sua figura forze dell’ordine e minoranze, rendendo la città al contempo più sicura e più equa nei confronti dei cittadini di colore. Rimane, però, molto controversa la sua vocale approvazione delle politiche di stop-and-frisk, che negli anni di Bloomberg ha colpito duramente le comunità latine e di colore.
Non sorprende che i due candidati Dem più moderati abbiano avuto a che fare con un movimento Black Lives Matter piuttosto ostile. La co-fondatrice Chivona Renee Newsome ha dichiarato di volere “un sindaco che ascolti, non alla mercè della NYPD”. Qualche settimana fa, ad una veglia in bicicletta per ricordare Daunte Wright, un attivista ha riconosciuto Andrew Yang gridando “tu sei pro-poliziotti, vattene”.
In questo clima controverso, la sparatoria a Times Square ha offerto ai due un’occasione ideale per rimarcare le loro idee ed esprimere il loro supporto per un dipartimento di polizia in buona salute economica: “la verità è che New York non può permettersi di tagliare i fondi alla polizia, non mentre i newyorkesi sono preoccupati dell’aumento di crimini violenti, reati minori, e di poter camminare nei loro quartieri”, ha dichiarato Yang durante una conferenza tenuta domenica mattina. “Il mio messaggio alla polizia è questo: New York ha bisogno di voi. La vostra città ha bisogno di voi”.
Adams dal canto suo ha colto l’occasione per ricordare ai cittadini di essere più preparato in materia: “ci è voluta una sparatoria nel suo cortile perché Andrew Yang si svegliasse e scoprisse che c’è un problema di criminalità”, ha commentato pungente. “Non ci riprenderemo, come città, se torniamo indietro nel tempo, e vediamo ancora una volta salire la violenza, in particolare armata”, ha dichiarato.
Tra le proposte centrali sia di Yang che di Adams vi sono quelle di restituire l’unità anti-crimine in borghese, smantellata da De Blasio, ma anche di lavorare con le autorità portuali per rafforzare la sicurezza e rallentare l’influsso di armi da fuoco nella città.
Dall’altra parte della barricata democratica ci sono i candidati che sostengono la necessità di ridurre il budget dedicato alla polizia. “Quello che sappiamo per certo è che non stiamo affrontando a sufficienza la violenza armata”, ha detto Maya Wiley, richiedendo maggiori leggi sul controllo dell’acquisto di pistole piuttosto che espansioni del dipartimento di polizia.
“Questo è terribile e purtroppo troppo comune”, ha commentato Dianne Morales, che, come la Wiley, propone di ridurre il budget del NYPD, “è un doloroso promemoria che ci servono soluzioni più grandi della polizia”.
I due candidati repubblicani, Curtis Sliwa e Fernando Mateo, si sono a loro volta espressi contro il crimine e a favore dell’irrobustimento del dipartimento di polizia. “Dobbiamo rifinanziare la polizia”, ha detto Sliwa, “e dobbiamo assumere più poliziotti”.