Ci sono hotel di New York che ricorderemo sempre e altri che non dovremmo mai dimenticare. Gli ultimi hanno svolto una funzione superiore nella storia: la loro semplice esistenza era considerata una minaccia per alcuni e un rifugio per altri.
Quando nel 2017 Beyoncé vinse i Grammys, i festeggiamenti esplosero in tutta la città! Dopo lo spettacolo fece il check-in al Plaza Hotel solo per sentirsi dire che non riuscivano a trovare la sua prenotazione e che doveva andarsene. La notizia fece il giro del mondo anche perché solo un mese prima successe una cosa simile a John Legend che, dopo il suo concerto sold out al Madison Square Garden, non fu accettato al St. Regis Hotel. Ricordo ancora lo scandalo. E voi? Sembrate confusi, ma non mi sorprende visto che in realtà non è mai successo. Eppure basta andare indietro di solo qualche decennio per capire come, come persino a New York, sia le star di colore, come Bessie Smith, Ella Fitzgerald, Billie Holiday e Louis Armstrong, che un qualsiasi viaggiatore nero, fino al 1966 non potevano alloggiare in gran parte degli hotel perché riservati solo ai bianchi.

Nel Sud le famigerate leggi “Jim Crow” imponevano la segregazione in tutti gli esercizi pubblici, e nelle cosiddette “Sundown Towns” se eri nero rischiavi di essere arrestato, picchiato o addirittura ucciso per aver viaggiato dopo il tramonto. Nel 1936 fu pubblicata una guida chiamata “The Green Book” che forniva consigli ai viaggiatori neri circa hotel e ristoranti “sicuri” per loro. Nell’edizione del 1937, anche nella progressista New York City, solo dodici hotel erano citati come “Negro friendly”, ed erano per lo più situati ad Harlem.
Dal 1880 alla fine della prima decade del 1900, la popolazione nera di New York City era radicata in quella che allora era chiamata “Little Africa”, che si estendeva dalla Lower East Side al West Village. Molti neri in fuga dalla brutalità delle leggi “Jim Crow“ migrarono dagli stati del sud al quartiere Village di New York fino a quando una nuova ondata di immigrati italiani si stabilì nella stessa zona, ribattezzata successivamente “Little Italy”. La comunità nera fu gradualmente costretta a spostarsi a nord-ovest nel Tenderloin, un quartiere povero del West Side afflitto da prostituzione, malattie e crimine, che si estendeva dalla 24esima alla 42esima strada. Tuttavia, appena a nord della 42esima strada, intorno a Long Acre Square (ora Times Square) dove i teatri e la vita notturna si erano spostati da Union Square, si stabilì e prosperò una comunità nera della classe media.
Nel 1900 Jimmy Marshall, un uomo d’affari nero, aprì su 127 West 53rd Street il primo hotel rispettabile chiamato The Marshall Hotel, che divenne presto il luogo di ritrovo preferito di attori, artisti e musicisti sia bianchi che neri. Pare che fu proprio sul palco dell’hotel Marshall che la musica si trasformò dal Ragtime al moderno pre-Jazz, attirando anche le lodi del Principe di Prussia che capitò al Marshall mentre visitava New York. Tuttavia, il “peccaminoso mix-razziale” attrasse l’attenzione dei moralisti bianchi i quali notarono che “le donne bianche frequentano il posto con i negri, che è anche visitato dai bianchi durante visite turistiche” e crearono un comitato che, “preoccupato” per la situazione, assunse un investigatore privato che riportò di “una donna negra che accarezzava un uomo bianco ubriaco” e una “donna bianca degenerata in rapporti molto intimi con un intrattenitore di colore”. Il Marshall Hotel chiuse nel 1913.

Intanto nel 1910, per fare spazio alla costruzione della Pennsylvania Station, un intero quartiere nero nel Tenderloin venne demolito, costringendo ancora una volta la popolazione nera a spostarsi più a nord verso Harlem. Harlem fu costruita con bellissimi brownstones, teatri e grandi viali, e pensata per una crescente classe media bianca che voleva fuggire dal centro ma, non riuscendo ad attrarre i bianchi, i costruttori furono costretti a vendere alla comunità nera, rendendo ironicamente Harlem la capitale nera d’America. Nel 1910 solo il 10% di Harlem era nero contro il 90% di bianchi, ma per il 1940 con la Grande Migrazione interna, i numeri si erano capovolti. Negli anni ’20 e ’30 si doveva viaggiare fino ad Harlem per godersi la vita notturna di New York e l’Harlem Renaissance in locali iconici come il Cotton Club, il Savoy Ballroom, il Minton’s Playhouse, l’Apollo Theater e l’Alhambra, dove Billie Holiday una volta faceva la cameriera.
Con la scomparsa del Marshall Hotel erano rimaste poche opzioni ai viaggiatori neri su dove passare la notte, finché Edward H. Wilson non comprò un cadente hotel ad Harlem, all’angolo tra la 145esima Strada Ovest e Lenox Avenue, e nel 1920 lo ribattezzò Olga Hotel, il primo hotel di Harlem con una clientela nera. L’Olga fu menzionato nel “The Green Book” e divenne immediatamente l’hotel per uomini d’affari e artisti neri tra cui Louis Armstrong, “l’imperatrice del Blues” Bessie Smith e la stella del baseball Satchel Paige. Il Rinascimento di Harlem però non sopravvisse alla Grande Depressione e all’odio razziale come pure l’Olga Hotel, che chiuse i battenti negli anni 40.
Immaginate Louis Armstrong, Josephine Baker o Billie Holiday esibirsi nell’elegante Waldorf-Astoria per un pubblico di soli bianchi, venerati fino al calare del sipario e, subito dopo, non potevano né cenare né tantomeno dormire al Waldorf-Astoria o in nessun altro hotel. Dovevano andare ad Harlem, al Braddock Hotel sulla 126th Street e l’8th Avenue, o spostarsi dal “bianco” Waldorf-Astoria a midtown al nero “Waldorf di Harlem”, l’Hotel Theresa.

Il bellissimo e maestoso art deco Hotel Theresa ricoperto di splendide piastrelle di ceramica bianca, era conosciuto come il “Waldorf di Harlem”. Fu inaugurato nel 1913 sulla 125th Street e la 7th Avenue (allora chiamata Great Black Way) come hotel per soli bianchi e fu solo nel 1940 che il manager Walter Scott assunse personale nero e lo aprì ad una clientela nera. Il Theresa cambiò l’America non solo perché era l’hotel dove alloggiavano le persone che hanno fatto la storia, ma perché era l’hotel stesso che fece la storia. Fu infatti lì che Malcom X creò l’Organizzazione dell’Unità Afroamericana, dove fu pianificato il movimento della Marcia su Washington e dove Dr. King fece un importante comizio davanti all’hotel. Anche il pugile nero di fama mondiale Joe Lewis soggiornò e celebrò la sua vittoria all’Hotel Theresa dopo aver vinto contro il tedesco Max Schmeling nel 1938. Ma non bisogna dimenticare che mentre Max Schmeling, che allora competeva per la Germania nazista, poteva alloggiare in qualsiasi hotel volesse, l’eroe nero americano Joe Lewis, nel suo stesso Paese, poteva alloggiare solo all’Hotel Theresa, di proprietà dei neri

La vita notturna di Harlem esplodeva nel bar degli hotel Theresa e Braddock, era come essere all’Apollo Theater o al Connie’s Inn, dove Louis Armstrong suonava con Fats Waller. Tutta l’America nera, tra cui Dinah Washington, Nat King Cole, Josephine Baker, così come lo scrittore James Baldwin, l’atleta Joe Lewis e politici come Adam Clayton Powell soggiornarono all’Hotel Theresa.
Nel 1960 l’hotel fece di nuovo notizia in tutto il mondo. Durante l’apertura delle Nazioni Unite, Fidel Castro, che aveva appena preso il potere a Cuba dopo aver rimosso il dittatore Fulgencio Batista, si registrò con la sua grande delegazione allo Shelburne Hotel a midtown. Indignato dalla richiesta di pagamento in contanti, fece il check-hotout e su suggerimento di Malcom X spostò tutta la delegazione all’Hotel Theresa. Fece poi venire fino ad Harlem per i suoi incontri, il presidente egiziano Nasser, il premier indiano Nehru e il premier sovietico Nikita Khrushchev, che si trovava faccia a faccia con Castro per la prima volta. Castro sollevò inoltre il problema razziale della discriminazione e dei diritti civili negli Stati Uniti con Malcom X. Nello stesso anno JFK tenne un comizio all’Hotel Theresa insieme ad Eleanor Roosevelt, dichiarando che “passando dietro il fatto che Castro sia venuto in questo hotel e che Khrushchev sia venuto da Castro… sono felice di essere ad Harlem”.
Ma “Cosa succede ad un sogno continuamente posticipato? …. forse si affloscia come un carico pesante. O esplode”.

Il bar del Braddock hotel era così famoso e così vicino all’Apollo Theater che Billie Holiday poteva quasi camminare con il suo drink dal bar direttamente sul suo palco del teatro. In città, i neri potevano lavorare o esibirsi in teatri, ristoranti o alberghi ma non potevano utilizzare le loro strutture come clienti, mentre ad Harlem i bianchi, proprietari dei negozi, permettevano ai neri di fare acquisti ma non li avrebbero mai assunti come dipendenti. La tensione razziale esplose nel 1943 nella hall del Braddock Hotel quando un poliziotto bianco sparò ad un soldato nero che stava cercando di proteggere sua madre e un’altra donna, le quali stavano per essere arrestate per “condotta pericolosa” essendo “colpevoli” di aver chiesto un cambio di stanza. Si diffuse la voce che il soldato fosse morto e la rivolta si diffuse rapidamente in tutta Harlem, ormai stanca del razzismo e della brutalità della polizia. I manifestanti presero di mira per la prima volta anche i negozi di proprietà dei bianchi usando lo slogan “Non comprate dove non potete lavorare”. Le autorità reagirono in modo eccessivo inviando 6.000 agenti di polizia e 8.000 truppe per contenere i manifestanti.
La lotta e la perseveranza dei proprietari di hotel neri e la dignità e la resilienza della loro clientela aprirono le porte di ogni hotel in America all’Eccellenza Nera di Beyoncé e di ogni persona di colore, ma bisognerebbe sempre tenere a mente la canzone “Ain’t Gonna Let No Body Turn Me Round” perché la lotta per i diritti civili è ancora in corso.