Andrew Cuomo, in questo periodo, è come un pugile messo su un ring assieme a decine di avversari molto più forti di lui. C’è poco da fare e nessun posto in cui nascondersi. Ovunque si giri, un pugno è sempre pronto a colpirlo in pieno viso.
Lindsey Boylan è entrata nell’occhio del ciclone lo scorso dicembre, quando con un paio di Tweet improvvisi ha denunciato le molestie subite dal Governatore dello Stato di New York. Una sera, racconta la donna, dopo un incontro di lavoro avvenuto nell’ufficio del Governatore, “mi sono alzata per camminare verso la porta aperta e andarmene, quando lui si è avvicinato e mi ha baciato sulle labbra”. Poi, la paura di essere stata vista dalle colleghe, che l’avrebbero accusata di aver fatto carriera solo per essere l’amante segreta del capo, e lo shock dovuto a ciò che era appena successo. Poco tempo dopo, il 26 settembre 2018, comunica via email allo staff la sua intenzione di rassegnare le dimissioni.

Ora, a distanza di un paio di mesi, rincara la dose pubblicando un lungo sfogo su Medium. I fatti risalgono a un periodo compreso tra il 2015 e il 2018, quando la Boylan lavorava al fianco di Cuomo come vicesegretaria per lo sviluppo economico e sua consigliera speciale. “Cuomo mi ha molestata per anni. Molti l’hanno visto e sono rimasti a guardare. Non sapevo mai cosa aspettarmi. Se messa sulla graticola per il mio lavoro (che svolgevo con grande professionalità ) o molestata per il mio aspetto. O magari entrambe le cose nel corso della stessa conversazione”.
Questa vicenda, nel fiume in piena che sta travolgendo Cuomo negli ultimi tempi, rischia di essere la goccia capace di far traboccare il vaso. La scorsa primavera, il governatore sembrava invincibile. La sua popolarità, nel bel mezzo della prima ondata di covid, ha raggiunto vette talmente alte da aver indotto alcuni a proporlo addirittura come candidato Presidente al posto di Joe Biden. Poi, da quando le urne hanno decretato la vittoria del democratico, per Cuomo è iniziata la catastrofe. Proprio quando Trump, suo nemico per eccellenza, ha lasciato il potere iniziando a eclissarsi.
Le accuse di molestie sessuali, soprattutto in un Paese come gli Stati Uniti, hanno un enorme peso mediatico. Ricorderete lo scandalo Weinstein, con il potentissimo produttore cinematografico accusato di aggressioni sessuali, licenziato dalla sua compagnia ed espulso dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences. Per questo motivo, occorre analizzare casi del genere fino all’ultimo dettaglio riscontrabile.

Alla Boylan vengono contestati i tempi. Perchè parlare oggi con toni così drammatici di molestie sessuali, quando a dicembre si era limitata a un paio di Tweet molto più sottili? Qui non si tratta del solito meccanismo, del tutto legittimo, in cui una donna denuncia il violentatore dopo anni dall’accadimento del fatto. Qui parliamo piuttosto di una donna che, a quanto pare, confessa la sua verità con un sapiente contagocce, e la coincidenza vuole che lo faccia proprio nel momento in cui addosso a Cuomo stanno piovendo le critiche più pesanti.

È anche vero che forse proprio per questo, per l’attuale fragilità del governatore, parlare adesso sia più semplice e soprattutto meno rischioso. “Il re è nudo!”, dice una famosa fiaba scritta dal danese Hans Christian Andersen. E visto che lo è, per denunciare al mondo i suoi comportamenti violenti non esiste momento migliore.
Un gancio destro sferrato sulla guancia. Questo, per Cuomo, potrebbe essere il colpo del KO.