Nonostante la neve cada pesante sulle strade di New York, tra i palazzi del potere la temperatura è alle stelle.
Bill De Blasio e Andrew Cuomo continuano a combattere a distanza, tra dichiarazioni e conferenze stampa al vetriolo. Ron Kim, un membro dell’assemblea statale, ha confessato di aver ricevuto minacce pesanti dal Governatore: “Ti distruggo! – avrebbe detto Cuomo – la tua carriera è finita!”. Tutto questo rivolto a un compagno di partito con la colpa di non averlo difeso a sufficienza nello scandalo emerso in questi giorni relativo al numero dei decessi per covid nelle case di riposo di New York. La notizia, che in poche ore ha fatto il giro del mondo dando un colpo pesante alla credibilità del governatore, ha portato con sé anche gravi conseguenze politiche. I legislatori statali lo hanno infatti minacciato di impeachment e persino gli uomini dell’FBI si sono mobilitati per indagare.
Un commento sulla vicenda non se lo è certo fatto sfuggire Bill de Blasio, che intervenendo su Morning Joe di MSNBC ha dichiarato: “È una cosa triste da dire, ma questo è il classico Andrew Cuomo. Molte persone nello stato di New York hanno ricevuto quelle telefonate. Il bullismo non è una novità”. Il sindaco ha poi ribadito di credere fermamente alle parole di Kim. Già altre volte, almeno a detta sua, avrebbe ascoltato storie simili e sempre con lo stesso protagonista.
Un danno d’immagine enorme per Cuomo, che durante la pandemia, con il racconto di una gestione dell’emergenza poi smentita dai fatti, si era trasformato da Governatore dello Stato di New York a ipotetico sfidante di Donald Trump e possibile membro dell’amministrazione Biden. Una popolarità sterminata sia sul fronte interno che nel panorama internazionale, con l’opinione pubblica in delirio e schierata per mesi dalla sua parte.
Ora che però vengono alla luce particolari poco chiari, ammessi persino dalla collaboratrice principale del governatore Melissa DeRosa, attorno a lui inizia a farsi terra bruciata. Sono ben 14 i membri del Partito Democratico che hanno firmato una dichiarazione volta a criticare l’atteggiamento eccessivamente autoritario tenuto da Cuomo durante la pandemia. Un ruolo da uomo forte, organizzato e temerario nei confronti del virus.
La settimana prossima, i vertici democratici si riuniranno attorno a un tavolo per decidere se revocare al governatore i poteri speciali concessi per affrontare l’emergenza, che gli hanno garantito nel corso dei mesi la possibilità di decidere in autonomia sui lockdown e sulle restrizioni alle libertà personali. Un potere immenso nelle mani di una figura diventata quasi un organo monocratico, che diversi problemi e molti contrasti ha scatenato con gli amministratori locali.
La bufera continua a impazzare e, più le ore passano, più l’immagine del “buon governatore” uscita dai mesi più duri della lotta al coronavirus si sbiadisce. Le inchieste proseguono e le frasi pronunciate dalla DeRosa, che ha esplicitamente accertato di aver mentito sui numeri dei decessi per “paura che fossero usati contro l’amministrazione Cuomo e i democratici” rimbalzano da un telegiornale all’altro. Una confessione che dà ragione a chi, per tutto questo tempo, ha messo in dubbio il racconto sulla gestione perfetta del governatore nello Stato più colpito dal Covid.
I prossimi giorni saranno decisivi per le sorti dell’uomo più discusso di New York, passato in un attimo, sui giornali e le bocche della gente comune, da modello da seguire a mistificatore della realtà. Sulle spalle incombe l’ombra nera di una letale messa in stato d’accusa.