
Domenica 15 marzo del corrente anno, dunque il giorno precedente la chiusura degli esercizi commerciali di New York, decretata dal governatore Cuomo per contrastare la diffusione del COVID 19, insieme a mia moglie ho fatto un lungo giro in macchina attraverso Manhattan, quasi da un capo all’altro dell’isola. Città semideserta. La Fifth Avenue sembrava uno spettro di città. Il Rockefeller Center vuoto. Mia moglie, la cui famiglia è da cinque generazioni residente a Manhattan, dal finestrino della nostra vettura guardava la città con grande malinconia. Improvvisamente mi disse: “Sai Manhattan, quest’oggi, mi ricorda le domeniche degli anni settanta del secolo scorso. C’era una violenza diffusa. La città era molto pericolosa. La gente aveva paura ed in tanti andarono via senza più rientrare. La città perse una consistente fetta di classe media”.

Terminato il nostro giro esplorativo di Manhattan, rientriamo nella nostra abitazione e dal lunedì successivo ci preparammo allo Stay home. Lavoro da casa, acquisti on line, uscite centellinate ed in orari di non affollamento urbano. Insomma, giusto per prendere un po’ di aria. Intanto, dopo i primi giorni i contagiati in città aumentano. Tra il sindaco Bill De Blasio ed il governatore Andrew Cuomo non c’è sintonia sulla chiusura delle scuole e sulle misure da prendere per contenere l’estensione del contagio che già viaggia su cifre molto alte. Le immagini della città trasmesse da New York 1 e dalle altre reti televisive mostrano una città semivuota. Strade deserte, metropolitana vuota. Vi trovano posto solo i senzatetto. Si prova a fare la spesa in qualche supermercato ma si nota subito la tensione tra la gente. In tanti senza mascherina, non mantengono la distanza di sicurezza. Le informazioni sulla diffusione del contagio sono ancora poco chiare. Meglio restare in casa. Telefono a diversi amici. Solo pochi sono rimasti a Manhattan. Chi ha potuto si è trasferito Up State New York, agli Hamptons, in New Jersey. Quella classe media già persa negli anni settanta. Il retail affossato dagli acquisti on line. Tanti ristoranti chiusi, altri ristoranti operano con il delivery. Ma è poca cosa, come ci conferma un ristoratore :

“Il settore è in ginocchio. In tanti non riapriranno. Se non intervengono lo Stato di New York ed il governo Federale con una emissione di liquidità e sostegno legislativo al settore”, ci dice Gianfranco Sorrentino tra i più noti ristoratori italiani di Manhattan. Intanto le attività recreative, cinema e teatri prolungano la loro chiusura sino a metà giugno. Il NYRR (la società sportiva che organizza la mitica maratona di New York- quest’anno corre il 50mo anniversario della maratona più celebre del mondo) sospende tutte le gare podistiche sino alla fine di giugno. Insomma la città rivive un altro momento buio della sua lunga e travagliata storia economica e sociale. Quando si ripartirà? Come si ripartirà? Quando tempo occorrerà per la totale ripresa economica e quali settori commerciali emergeranno dal post COVID 19. Domande di difficili risposte.

Occorre memoria storica, conoscenza del tessuto economico e sociale della città. Conoscenza dei key players di NYC. Pochi come John LoCicero, da molti considerato guru della vita politica newyorkese hanno il polso e la conoscenza sociale, economica e politica di New York. Political advisor del mitico sindaco Ed Koch (il sindaco della rinascita di New York). In prima fila in numerose campagne elettorali a partire da quella di Bob Kennedy a quella di Bill Clinton. Gli chiediamo della gravità della crisi economica di New York:
“Nessuno aveva mai vissuto una esperienza del genere. La paura del ritorno del virus della COVID 19 e la paura di altre pandemie spingeranno tanti newyorkesi -soprattutto la classe media – a trascorrere meno tempo in città. La paura del contagio per un certo periodo si farà sentire”.
Ma su quali settori New York deve puntare per una sua ripresa economica e quanto tempo occorrerà?
“Sui tempi di ripresa economica ci vorranno tra gli otto ed i dieci anni (questo alla luce della mia memoria per come trovammo la città quando con il Sindaco Koch ci insediammo a City Hall). Sui settori? Credo che la economia della città debba concentrarsi su tre di loro: l’industria medica (di fatto già New York vanta tra i migliori ospedali della Nazione), l’Industria IT già solida e l’industria culturale: musei, studi cinematografi, teatri. Intanto pensiamo a contenere il numero di decessi. Per la ripresa ci vorrà tempo e coraggio”.