
Lavoro per la New York University da quasi 30 anni, ma non ho novità da aggiungere rispetto a quanto ha reso noto il nostro ufficio Affari Pubblici riguardo al Professor Giuseppe Conte e ai suoi rapporti con il nostro ateneo. Con più di 56.000 fra studenti professori e impiegati, New York University è la più grande università privata degli Stati Uniti e quella con il maggior numero di studenti e professori stranieri (più di 17,000). Oltre al campus di Manhattan, NYU ha due sedi collegate ed autonome, abilitate a rilasciare titoli accademici (Abu Dhabi e Shanghai) e può contare su una dozzina di siti all’estero (il maggiore a Firenze) dove i nostri studenti studiano per un semestre o un anno accademico.
Oltre a tutti questi membri ‘stabili’ e censiti della nostra comunità, gravitano sui nostri campus migliaia di altre persone che usufruiscono dei servizi e godono delle iniziative di NYU, nello spirito del nostro motto “a private university in the public service”. In particolare, l’accesso alle 11 biblioteche è concesso (per un periodo massimo di 6 settimane) a studiosi presentati da un preside di facoltà o direttore di dipartimento. Proprio grazie a queste presentazioni per l’accesso alla biblioteca ho conosciuto dozzine di colleghi italiani di tutte le discipline e ho apprezzato la serietà della loro ricerca e l’ampiezza dei loro interessi.
A quanto pare, dallo scambio di email reso noto oggi, sembra che il Prof. Conte abbia usufruito proprio di questi permessi di accesso alla biblioteca, richiesti per lui dal Prof. Mark Geistfeld della facoltà di Giurisprudenza. Permessi di cui, ovviamente, non si conserva traccia negli archivi. Pur non essendo quindi affiliato ufficialmente ad NYU, sembra plausibile che il Professore abbia usufruito delle nostre biblioteche e di incontri informali con colleghi per “perfezionare e aggiornare i suoi studi” come dice il suo curriculum ufficiale. Vale la pena aggiungere che un docente universitario non ha bisogno di corsi e seminari per perfezionarsi ed aggiornarsi e che si suppone sia in grado di gestire autonomamente il proprio percorso di ricerca.
Ovviamente non tocca a me dare un giudizio sulle polemiche scatenate in questi giorni sul curriculum di Conte, ma credo di poter dire con grande serenità che NON lo si può accusare di aver mentito riguardo ai suoi soggiorni ad NYU. Qualcuno potrebbe obiettare sull’opportunità di includere nel proprio curriculum tutte le biblioteche nelle quali si è studiato e le facoltà con cui si intrattengono rapporti di buon vicinato accademico, ma nell’Italia delle lauree comprate, senza saperlo, all’università Krystal di Tirana (Renzo Bossi) o di Master mai conseguiti a University of Chicago (Oscar Giannino), quelle righe su NYU nel curriculum di Conte non possono essere considerate un peccato e, forse, neanche un pecadillo di vanitas esterofila.